Il caos nei 5 Stelle dopo la rottura tra il garante Grillo e l’ex premier Conte, l’intesa tra governo, imprese e sindacati su cassa integrazione e licenziamenti: questi i temi che dominano le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali di oggi (mercoledì 30 giugno).

“Grillo rompe con Conte: ‘Non ha visione, statuto seicentesco’. L’ex premier: ha fatto la sua scelta. Ai rilievi dell’avvocato il garante risponde con durezza, e riesuma Rousseau per il voto sui dirigenti” titola il Corriere della Sera, mentre Repubblica apre con “Grillo butta fuori Conte. Il fondatore attacca: ‘È un incapace senza visione politica’. E recupera Casaleggio: votiamo su Rousseau il direttivo 5S. I parlamentari in rivolta: così ci distrugge. L’ex premier ora pensa a un partito, due ministri pronti a seguirlo. Intesa governo-sindacati: cassa integrazione prima di licenziare”.

Sulla Stampa si legge “Grillo affonda Conte, M5S nel caos. Il fondatore del Movimento contro l’ex premier: ‘Non ha visione politica né capacità manageriale’. Con un post il comico attacca l’avvocato del popolo e torna con Casaleggio. Nuova consultazione su Rousseau”. Stesso tema per il Messaggero: “Grillo rompe, ipotesi scissione. L’ultimo schiaffo a Conte: ‘Non ha visione politica, il suo statuto è vecchio’. E riabilita Rousseau. L’ex premier: ‘Fa il padrone’. I vertici M5S: siamo allo sbando. Esecutivo e Pd in fibrillazione”.

Il Giornale lancia “Grillo fa esplodere il M5S, un vaffa a Conte. Beppe durissimo: l’ex premier incapace politico e organizzativo, ora voto su Rousseau. Dossier interni su Giuseppi, è giallo. Scissione a un passo”. Stesso tema per Libero: “Grillo violenta il suo Conte: ‘È un incapace. Ha una scarsa visione politica e non ha esperienza di organizzazioni’. Però ce l’ha rifilato per due anni”.

“Il padre affondatore” titola il Manifesto: “Non ha visione politica né capacità manageriali, Grillo mette alla porta Conte e riconsegna i 5 Stelle alle votazioni sulla piattaforma Rousseau di Casaleggio. L’ex premier: Beppe ha scelto di fare il padre-padrone, è la conferma che questo Movimento andava cambiato”. Il Fatto Quotidiano apre con “L’ultimo vaffa: Grillo sfiducia Conte e la base lo molla. Ne resterà uno solo. Il comico riesuma Rousseau e il voto sul direttorio a 5 (proibito dal garante) per evitare quello sul piano Conte”.

Infine, il Sole 24 Ore: “Il governo: Cig o licenziamenti. Dichiarazione congiunta delle parti sociali: ammortizzatori in alternativa alla risoluzione. Altre 13 settimane di cassa gratuita: chi le utilizza non può licenziare”.

Le interviste
Ex Ilva pronta all'acciaio verde, ma l'Italia e l'Ue la sostengano”: questo il titolo dell’intervista al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, pubblicata oggi sulla Stampa. “L’obiettivo è fare di Taranto l'acciaieria più verde e sostenibile d'Europa”, dice l’esponente del governo: “Poi sarà necessario che l'Italia e l'Europa facciano un grande lavoro per tutelare un prodotto di alta qualità e sostenibilità, il cui prezzo rischia però di essere maggiore di quello dei concorrenti non sostenibili”. Per Cingolani “la sentenza del Consiglio di Stato è dirimente. Ora si deve partire con un piano industriale nuovo. Faremo un punto con il ministro Giorgetti nei prossimi giorni”.

Per il docente di Fisica sperimentale “l'unica soluzione è l'elettrificazione, passando poi all'idrogeno quando sarà possibile. Bisogna fare un grande piano e comunicarlo bene. L'obiettivo è fare di Taranto l'acciaieria più verde d'Europa”. L'acciaio verde prodotto dall'ex Ilva, conclude il ministro della Transizione ecologica, costerà però “di più di ciò che costano le produzioni meno verdi di molti concorrenti europei e mondiali. Questo è un tema”. E Cingolani così conclude: “Credo sia necessario un grande lavoro, in Italia e in Europa, per proteggere e tutelare questo tipo di prodotti e di investimenti”.

Il merito del sindacato è stato quello di “non mollare di fronte a un pacchetto di norme che sembrava chiuso, con determinazione abbiamo convinto il governo a cambiare scelte già fatte”. A dirlo è il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, in un’intervista pubblicata oggi sulla Stampa. “La decisione del governo di sbloccare i licenziamenti per l'industria e l'edilizia resta, ma con il compromesso che abbiamo ottenuto le aziende s’impegnano a usare tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione prima di aprire qualsiasi procedura di licenziamento”, spiega il leader sindacale, precisando che “ha pesato la nostra mobilitazione di sabato scorso e il fatto che abbiamo posto problemi concreti sull'applicazione del decreto in preparazione. Abbiamo evidenziato dubbi e incongruenze, chiesto approfondimenti per capire le ricadute delle norme”.

Per la verifica degli impegni, è stata prevista “la creazione di una cabina di regia per monitorare le situazioni di crisi e verificare se ci saranno casi in cui le imprese verranno meno a questo accordo. Così si è avviato un percorso che consente di controllare quello che succede nei territori, visto che la legge prevede il coinvolgimento dei sindacati al momento di avviare procedure di licenziamento”.  Bombardieri evidenzia che l’azione sindacale ha “fatto definire meglio il perimetro delle aziende in crisi, interessate dalla proroga del blocco dei licenziamenti e coperte dalla cassa straordinaria: non solo quelle con tavoli aperti al Mise, ma anche con procedure avviate in prefettura o in Regione. Poi abbiamo chiesto di perfezionare i codici Ateco delle aziende del tessile e della moda, coinvolte nel blocco selettivo fino a ottobre”.

Il segretario generale della Uil sottolinea la “disponibilità” del premier a ridiscutere il decreto: “Draghi si è speso in prima persona nella mediazione tra le parti, ha convinto Confindustria e le associazioni datoriali ad accettare la nostra proposta, arrivando alla firma di questo avviso comune”. Per Bombardieri questo “può essere l'inizio di un percorso che rimette al centro il rispetto delle persone e del lavoro. In questo modo viene data una risposta alle tante persone che in questo periodo avevano una preoccupazione su cosa sarebbe potuto succedere nei prossimi giorni”. Una vittoria di Cgil, Cisl e Uil? “Credo semplicemente che abbia prevalso il buon senso, grazie all'unità delle organizzazioni sindacali e alla mobilitazione dei lavoratori”.

Gli editoriali
“Un patto sociale senza alternative”, così il titolo dell’editoriale del giornalista Paolo Griseri, pubblicato oggi sulla Stampa. “C'è un’inevitabile simmetria tra l'evoluzione della pandemia e le scelte di politica economica e sociale del governo”, spiega: “Si tratta cioè di capire quando la ripresa della nostra industria sarà sufficientemente forte da compensare almeno in parte significativa l'effetto delle prevedibili ristrutturazioni che arriveranno alla fine del blocco dei licenziamenti”. Griseri evidenzia che “per il 2021 l'economia italiana dovrebbe crescere intorno al 4 per cento. Un valore analogo a quello previsto per il prossimo anno. Tassi molto significativi, ma non ancora in grado di compensare interamente il crollo del 9,5 per cento del 2019, l'ultimo periodo prima della pandemia, l'anno su cui sono ancora oggi tarati gli organici delle aziende italiane”

Nel marzo 2020 era stato sottoscritto un patto tra sindacati e aziende per “riprendere rapidamente la produzione anche nei giorni difficili del lockdown più stretto. Tra le clausole di quel patto c'era anche il blocco dei licenziamenti. La logica era quella della safety car nella Formula uno. Quando in corsa si verifica un grave incidente, e certamente il Covid lo è stato, l'auto dei commissari entra in pista, rallenta il gruppo, azzera le differenze tra i primi e gli ultimi e quando i detriti sono stati rimossi dall'asfalto si toglie di mezzo facendo ripartire la gara. Il blocco dei licenziamenti è la safety car. Toglierla dalla pista con troppo anticipo è rischioso perché qualcuno può andare contro i detriti sull'asfalto e farsi male. Lasciarla troppo a lungo davanti ai piloti rischia di appiattire i primi sugli ultimi facendo perdere il senso della gara, nel nostro caso la concorrenza tra imprese”.

L’editorialista rileva che “l'aumento della cassa integrazione Covid dovrebbe servire a evitare i licenziamenti fino a quando la ripresa non sarà in grado di offrire alternative a chi perderà il posto”. Ci sono ancora tre mesi di tempo per progettare la fine dell'emergenza, a partire da “un rinnovato sistema della formazione professionale, che sarà inevitabilmente permanente, per far incontrare offerta e domanda di lavoro, con un tasso di disoccupazione alto e, al tempo stesso, le imprese che faticano a trovare le professionalità di cui hanno bisogno”. E così conclude: “In fondo tutti gli attori hanno dovuto prendere atto che non è ancora tempo di dichiarare chiusa la fase dell'emergenza e del patto sociale che l'ha governata negli ultimi quindici mesi”.

Quest'anno, a ottobre, ricorrono i cinque anni dall'approvazione della legge 199, la cosiddetta “legge anti-caporalato”. Parte da qui la riflessione di Fabio Ciconte e Maria Panariello dell’Associazione Terra!, pubblicata sul Domani. “Una misura importante, anche per aver rivoluzionato la concezione stessa di caporalato, con l'ampliamento delle responsabilità alle imprese che ricorrono all’intermediazione illecita”, spiegano “Ma finora abbiamo visto attuare quasi unicamente la parte repressiva di quella legge (…) si è fatto ricorso cioè al diritto penale. Non è un caso se, negli ultimi anni, sono state aperte tante inchieste giudiziarie per caporalato. Eppure il problema è ancora lì. Anzi, tra agenzie interinali e lavoro grigio, caporali e aziende hanno sviluppato forme più ‘raffinate’ di sfruttamento, sfuggendo così ai controlli dello Stato”.

Sul piano delle misure di prevenzione, c'è molta strada da fare. “La Rete del lavoro agricolo di qualità, lo strumento che nelle intenzioni originarie dovrebbe raggruppare le aziende agricole ‘caporalato free’ in Italia, fatica a decollare”. Ma lo sfruttamento del lavoro in agricoltura si previene anche “con un'ottica di filiera, perché l'altra faccia delle donne e degli uomini morti nelle campagne è il cibo che acquistiamo, spesso a prezzi bassissimi. In questi anni abbiamo denunciato gli squilibri della filiera agroalimentare, che vede da un lato la grande distribuzione organizzata e imprese multinazionali macinare profitti, dall'altro lavoratori sfruttati. E al centro la categoria dei produttori, l'anello che sfrutta ed è sfruttato a sua volta da un mercato che impone condizioni capestro e che spesso rendono insostenibile portare avanti un'attività”.

Ciconte e Panariello sottolineano la necessità di approvare subito “il disegno di legge che vieta il ricorso alle aste al doppio ribasso e che, al momento, è ancora fermo al Senato”. Il governo, concludono i due esponenti dell’associazione Terra!, dovrebbe inoltre emanare quanto prima “il decreto legislativo che renderà attuabile, anche in Italia, la direttiva Ue sulle pratiche commerciali sleali nella filiera. Il decreto limiterebbe alcune misure vessatorie praticate da parte della grande distribuzione, come il ritardo nei pagamenti ai fornitori, le vendite sottocosto e i ricarichi di spese per pubblicità dei prodotti non richieste dai fornitori”.

La Cgil
L’apertura di Collettiva è dedicata all'intesa tra governo e parti sociali che impegna le aziende a utilizzare gli ammortizzatori sociali prima di licenziare, con il commento del segretario generale della Cgil Maurizio Landini.

Da non perdere sono anche la sintesi dell’intervento del segretario generale Maurizio Landini alla trasmissione Radio Anch’io, lo sciopero odierno di due ore per turno alla Leonardo di Grottaglie (Taranto), la manifestazione odierna a Catanzaro dei lavoratori della sanità calabrese, le nuove tappe della “Carovana dei diritti” della Cgil L’Aquila, la ricerca dell’Ires Cgil Marche sui redditi regionali, il commento della Fp Cgil nazionale sull'operazione di polizia giudiziaria relativa agli eventi avvenuti al carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020, lo sciopero odierno nel gruppo informatico Tas e le ultime novità sulla vertenza Elica.

Per la rubrica Buona Memoria, la ricostruzione dei tragici eventi del giugno-luglio 1960, segnati dalla breve parabola del Governo Tambroni.

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.