Con una lettera aperta firmata dal segretario generale Massimo Di Cesare, la Cgil di Brindisi lancia un nuovo appello alle istituzioni locali, nazionali ed europee per difendere lo stabilimento Eni-Versalis e l’intera filiera chimica del territorio. Le sollecitazioni dei lavoratori e delle rappresentanze sindacali interne hanno spinto il sindacato a intervenire pubblicamente, denunciando l’assenza di trasparenza sull’accordo di riconversione verso la cosiddetta Gigafactory – un grande stabilimento dedicato alla produzione di batterie, in particolare per veicoli elettrici, in seguito alla chiusura della centrale termoelettrica di Cerano – e chiedendo misure immediate per tutelare l’occupazione e rilanciare il sito industriale.

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Al centro delle preoccupazioni c’è il progetto di riconversione del sito industriale in una Gigafactory, contenuto in un protocollo che la Cgil non ha sottoscritto. Il sindacato chiede una verifica puntuale di quanto previsto: è stato attivato concretamente il progetto? Le richieste e autorizzazioni sono state presentate? A oggi, secondo quanto dichiarato, mancano risposte certe su queste domande cruciali.

La Cgil segnala inoltre che la Regione Puglia ha trasmesso una serie di osservazioni al ministero delle Imprese e del made in Italy, ma senza che siano stati condivisi gli esiti di tali interlocuzioni. Per questo, si chiede alla Regione di dare piena visibilità al percorso e di costruire una banca dati dei lavoratori coinvolti, per censire la cosiddetta “platea storica” degli addetti – diretti, indiretti, precari, somministrati – in forza fino al 10 marzo 2025.

L’Europa investe, l’Italia chiude?

La denuncia della Cgil assume un tono ancora più critico alla luce di quanto emerge a livello europeo. Il Commissario al Mercato Unico dell’UE, Stéphane Séjourné, ha confermato in un’intervista al Sole 24 Ore del 9 luglio 2025 che la Commissione sostiene un Piano d’Azione europeo per la chimica, che riconosce l’importanza della chimica di base e prevede investimenti per ammodernare gli impianti, inclusi gli obsoleti Steam Crackers. Un’attenzione che, secondo il sindacato, stride con la situazione italiana, dove si rischia di chiudere proprio uno degli impianti più performanti d’Europa: il cracker di Brindisi, un tempo fiore all’occhiello del settore.

“Brindisi sia riconosciuto come sito chimico critico UE”

Alla luce del Piano COM (2025) 530, in cui la Commissione Europea ammette la perdita del 10% della capacità europea di cracking dal 2021 e il rischio di ulteriori chiusure, la Cgil avanza una proposta concreta: inserire Brindisi nell’Alleanza strategica europea per i Prodotti Chimici Critici, prevista entro la fine del 2025.

Secondo il sindacato, Brindisi ha tutti i requisiti per essere riconosciuto “sito chimico critico europeo”: elevata rilevanza strategica, competenze consolidate e una fortissima esposizione al rischio di dismissione.

Non è un destino, è una scelta politica

“La chiusura dello stabilimento di Brindisi non è un destino inevitabile, ma una scelta politica”, sottolinea la Cgil. Mentre le istituzioni europee iniziano a riconoscere il valore strategico della chimica di base e a stanziare strumenti concreti, ora serve un’iniziativa del Governo italiano, sostenuta da una mobilitazione organizzata dei lavoratori e delle comunità locali.

Il sindacato chiede impegni pubblici, risorse immediate e la ricerca di operatori industriali internazionali disposti a investire sull’intera filiera. Solo così sarà possibile garantire la continuità produttiva e occupazionale, rafforzando l’autonomia industriale del Paese e mantenendo l’Italia nella mappa strategica della chimica europea.