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È stata siglata a Roma l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per il settore delle miniere. Il nuovo contratto, sottoscritto dalle organizzazioni sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e le rappresentanze datoriali di Assorisorse (aderente a Confindustria), copre il triennio che va dal 1° aprile 2025 al 31 marzo 2028. L’accordo sarà ora sottoposto al voto delle assemblee dei lavoratori nei diversi siti produttivi.
Secondo le tre sigle sindacali, questo rinnovo rappresenta un traguardo importante per un comparto che, nonostante non occupi i riflettori del dibattito pubblico, continua a costituire un pilastro essenziale della manifattura nazionale. L’intesa è stata costruita con l’obiettivo dichiarato di migliorare le condizioni economiche e normative delle lavoratrici e dei lavoratori, rafforzando allo stesso tempo le basi per una transizione sostenibile del settore.
Più salario per recuperare potere d’acquisto
Uno degli elementi centrali dell’accordo è l’aumento salariale. Complessivamente, i lavoratori del settore vedranno una crescita delle retribuzioni pari a 280 euro nel triennio. Di questi, 231 euro andranno a incidere direttamente sui minimi contrattuali, prendendo come riferimento il 5° livello. L’incremento sarà distribuito in quattro momenti distinti nel corso della vigenza contrattuale, e produrrà un montante complessivo pari a 3.733 euro.
Le organizzazioni sindacali sottolineano come questo risultato sia coerente con l’obiettivo di recuperare il potere d’acquisto, messo a dura prova negli ultimi anni dall’inflazione e dal rallentamento degli investimenti in settori a forte intensità industriale. Si tratta dunque di un segnale concreto, che riconosce il contributo essenziale dei lavoratori in un ambito produttivo spesso trascurato.
Welfare più robusto e interamente a carico delle imprese
Il rinnovo contrattuale porta con sé anche un rafforzamento significativo del welfare aziendale. Sul fronte della previdenza integrativa, il contributo a carico delle aziende verso il fondo “Fondoenergia” raddoppia, passando dal 2% al 4% a partire dall’11 luglio 2025. Questo aumento corrisponde a un valore economico di 42 euro, comprensivo anche di una quota premorienza dello 0,2%.
Per quanto riguarda invece l’assistenza sanitaria integrativa, il contratto prevede che il costo del fondo Fasie sarà totalmente sostenuto dalle aziende. Si tratta di un cambiamento rilevante, poiché in precedenza il contributo era suddiviso tra datore di lavoro e dipendente. Restano a carico dei lavoratori solo eventuali integrazioni legate alla copertura per familiari o a livelli aggiuntivi.
Centralità della persona e attenzione al benessere
Sul piano normativo, il contratto introduce misure orientate al miglioramento complessivo del benessere organizzativo. Vengono valorizzati aspetti quali la flessibilità lavorativa, la conciliazione tra vita e lavoro, il supporto alla genitorialità, l’accesso a percorsi di formazione continua e la valorizzazione delle competenze. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere l’ambiente lavorativo più sostenibile e inclusivo, in linea con i principi ESG (Environmental, Social, and Governance - sono un insieme di criteri utilizzati per valutare la sostenibilità, l'impatto sociale e ambientale di un'azienda, ndr).
In quest’ottica, viene istituito un Osservatorio Pari Opportunità, che avrà il compito di promuovere iniziative concrete per la parità di genere e contro ogni forma di discriminazione. L’iniziativa risponde a una crescente sensibilità sul tema da parte sia dei lavoratori che delle imprese del comparto.
Intelligenza artificiale, quadri e classificazione: il contratto guarda avanti
Il contratto si distingue anche per la capacità di guardare al futuro, affrontando temi strategici come l’impatto dell’intelligenza artificiale. È prevista la costituzione di una commissione paritetica che analizzerà le ricadute dell’IA sull’organizzazione del lavoro, sulle professionalità e sugli assetti occupazionali.
Particolare attenzione viene riservata anche alla figura dei quadri, per i quali è previsto un aumento mensile dell’indennità di 20 euro lordi. Si tratta di un riconoscimento del ruolo crescente svolto da questi profili in un contesto produttivo in rapido cambiamento.
Inoltre, le parti hanno definito un percorso di riforma del sistema classificatorio, che sarà completato entro aprile 2026 e applicato entro la durata del nuovo contratto. Una modernizzazione attesa, che punta a rendere più coerente il sistema delle mansioni con la realtà dei processi industriali attuali.
Un settore che dialoga con il Paese
Al di là dei contenuti specifici, il rinnovo del contratto segna anche una volontà comune di rilanciare il ruolo del settore minerario all’interno del tessuto industriale italiano. Le parti firmatarie dell’intesa si sono impegnate a promuovere il dialogo tra imprese, istituzioni e mondo della ricerca per costruire una filiera più efficiente e capace di innovare. In quest’ottica, è stata annunciata per la prima metà di novembre una iniziativa pubblica, che avrà l’obiettivo di riportare l’attenzione nazionale su un settore strategico, valorizzandone le prospettive future in chiave sostenibile, industriale e sociale.