La cartolina dell’estate 2025 ha il volto stanco di oltre 41,5 milioni di lavoratori europei che, nonostante un impiego, non possono permettersi neanche una settimana di vacanza. A dirlo è un’analisi dell’European Trade Union Institute (Etui) sui microdati Eurostat del 2023, che segnala un aumento di oltre un milione di persone rispetto all’anno precedente. È il terzo anno consecutivo in cui cresce la cosiddetta holiday poverty, la povertà delle ferie. E riguarda 15% della forza lavoro europea.

“Andare in vacanza con amici o familiari è fondamentale per la salute fisica e mentale, ed è una componente essenziale del contratto sociale europeo”, denuncia Esther Lynch, segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati (Etuc). “Questi dati mostrano invece che l’Europa è in emergenza occupazionale e il nostro contratto sociale si sta sgretolando sotto il peso delle disuguaglianze economiche crescenti”.

Mentre l’élite imprenditoriale si gode l’estate in resort di lusso – con Ceo che guadagnano oltre 100 volte più di un lavoratore medio – milioni di persone rinunciano alle vacanze per colpa del caro vita. I costi di trasporto, alloggio e cibo continuano a crescere, mentre i salari reali restano al palo o addirittura arretrano, divorati dall’inflazione.

Non è un caso, nota Lynch, se “i dividendi sono cresciuti fino a 13 volte più rapidamente rispetto agli stipendi”. Un sistema che premia la speculazione finanziaria invece del lavoro reale, rendendo sempre più difficile anche una pausa estiva dignitosa.

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I Paesi più colpiti

L’analisi evidenzia che i lavoratori più colpiti dalla holiday poverty si concentrano nell’Est e nel Sud Europa. In cima alla classifica c’è la Romania, dove il 32% dei lavoratori non può permettersi una vacanza. Seguono Ungheria (26%), Bulgaria (24%), Portogallo (23%) e Cipro (23%). Ma anche Paesi come Grecia (20%), Croazia e Lituania presentano percentuali allarmanti.

La soluzione: contrattazione collettiva e salario minimo

Per l’Etuc, la risposta alla crisi non può che passare da una piena attuazione della Direttiva europea sul salario minimo e da un rilancio della contrattazione collettiva, che non solo garantisce stipendi più alti ma anche più ferie retribuite, fino a due settimane in più all’anno. Lynch è chiara: “Serve un’economia che ricompensi il lavoro vero, non la rendita finanziaria”.

L’Etuc chiede inoltre alla Commissione europea di inserire, nel prossimo Quality Jobs Package, norme vincolanti per riequilibrare il potere contrattuale, includendo l’obbligo di rispettare i diritti sindacali e la contrattazione collettiva per accedere agli appalti pubblici.

“Ora tocca alla politica”

“Questo ulteriore aumento della povertà estiva è uno scandalo che mette i governi europei davanti alle loro responsabilità”, conclude Lynch. “Quando torneranno dalle loro vacanze, i politici dovranno affrontare la realtà: serve una svolta per garantire condizioni di lavoro e di vita dignitose a milioni di europei”.

Perché una vacanza non dovrebbe essere un privilegio, ma un diritto.