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“Invitiamo tutte le colleghe e i colleghi a condividere con le studentesse e gli studenti momenti di riflessione e studio che possano rappresentare il dramma del genocidio in atto e a prendere posizione pubblica dopo elaborazioni e dibattiti in seno agli organi collegiali: la scuola non è e non può essere indifferente e il suo scopo fondamentale, la formazione delle nuove generazioni alla convivenza democratica, parte dall’impegno civile”. Questo l’appello lanciato dal Forum professionale della scuola secondaria di II grado della Flc Cgil.
Una presa di posizione di grande rilievo, soprattutto se si considerano le forti pressioni che le scuola stanno ricevendo in senso contrario: ad esempio da parte dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio.
La comunità educante, però, molto spesso sta fortunatamente rispondendo in direzione opposta. Ecco quanto si legge in un passaggio dell’appello: “Come educatrici ed educatori esprimiamo sgomento per il genocidio in atto, che si concretizza non solo con le stragi di vite di donne, uomini, bambini o con la distruzione di case, strade e ospedali, ma che va a colpire l’identità culturale del popolo palestinese. Si configura un ulteriore delitto, lo scolasticidio, cioè la distruzione sistematica dei luoghi della conoscenza, scuole e università, ma anche biblioteche, oltre al ferimento e l’uccisione di docenti e personale scolastico”.
Lunedì 29 settembre proprio la Flc Cgil ha organizzato l’assemblea nazionale “Occhi su Gaza”, durante la quale ci sono stati collegamenti con il sindacato degli insegnanti palestinesi Gupt. I numeri della devastazione che riguarda l’intero sistema dell’istruzione sono d’altra parte spaventosi: dal 7 ottobre a Gaza più di 16.500 studenti di scuola sono stati uccisi dagli attacchi di Israele, 24 mila i feriti. Almeno 1.200 sono gli studenti universitari caduti, così come 730 lavoratori e lavoratrici della scuola e 222 delle università. In tutto 625 mila ragazze e ragazzi non hanno più accesso all’istruzione e tutte le 12 università e gli istituti di istruzione superiore sono stati distrutti.
Flc insieme a Education International, Gupt e ad altri sindacati internazionali della scuola ha da tempo in piedi un progetto di sostegno e aiuto fattivo per insegnanti e studenti di Gaza e Cisgiordania “Palestinian Teachers Support. New Female Teachers, Gaza Teachers and Children”.
Come scrivono ancora gli insegnanti del Forum, che esprimono anche solidarietà alla Global Sumud Flotilla, “l’annullamento di ogni tipo di infrastruttura scolastica, dai locali, ai libri, ai sussidi, ma ancor di più i traumi psicologici subiti da bambini e ragazzi, chiamano gli insegnanti a un compito straordinario, che non è più solo l’insegnamento, ma anche supporto morale e psicologico. Ogni giorno professoresse e professori, maestre e maestri compiono il loro tragitto in mezzo alle macerie e sotto le bombe, mediamente hanno subito almeno sette ordini di evacuazione e vivono in tenda”.
Insegnanti che a loro volta dunque “subiscono la mancanza di acqua e cibo come arma di guerra e da oltre due anni non ricevono lo stipendio, che si cerca di far arrivare tramite la solidarietà internazionale come nel caso del progetto realizzato dalla Flc Cgil e altre organizzazioni sindacali”.
Di tutto questo, nelle nostre scuole, così lontane ma anche così vicine, non si può non parlare.