Si chiamano pfas e sono un gruppo di sostanze chimiche tra le più pericolose in assoluto per il pianeta, per l’ambiente e per gli esseri umani. Un acronimo quasi impronunciabile, che sta per sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche. Resistono ad acqua, grasso, calore, e si trovano pressoché ovunque: nei cibi che mangiamo, nell’aria che respiriamo, negli ambienti che frequentiamo.

Il 12 novembre è stato presentato in Italia How to poison a planet, un’opera che mette a nudo la più vasta contaminazione chimica della storia moderna, avvenuta negli Stati Uniti. L’iniziativa si è svolta al Senato, presso la Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro a Roma, all’interno di un dibattito dedicato al tema dell’inquinamento e della contaminazione da pfas, curato e moderato dalla giornalista Serena Trivellone.

Tra gli ospiti, la regista Katrina McGowan, gli avvocati Robert Bilott e Gary Douglas, e l'attore e attivista Mark Ruffalo, tra i protagonisti del documentario. L’attore è anche regista e interprete del bellissimo Dark water, in cui interpreta proprio Robert Bilott, che fu il primo a portare alla luce la tossicità dei pfas e i sistematici insabbiamenti di prove da parte dell’azienda che li inventò dal nulla negli anni Settanta, la 3M.

How to poison a planet, prodotto da iKandy Films e Stan Originals, segue la più grande causa legale sulla contaminazione dell’acqua potabile mai avviata negli Stati Uniti, rivelando attraverso documenti e testimonianze inedite come l’azienda 3M fosse a conoscenza, già dagli anni Settanta, della tossicità dei propri composti chimici. Katrina McGowan segue una pista di approfondimento che arriva a svelare “uno dei più grandi disastri ambientali della storia umana”, mostrando il prezzo umano pagato da intere comunità colpite in America, Australia e nel resto del mondo.

“Questi composti sono presenti nel sangue del 98 per cento della popolazione mondiale” ha detto la regista: “Il film è un invito a non rimanere indifferenti. Ciò che beviamo, mangiamo e respiriamo è una battaglia che riguarda tutti noi”. La regista, australiana, ha cominciato il suo viaggio proprio da un piccolo villaggio indigeno, seguendo le orme della giornalista investigativa Carrie Fellner, che ha indagato sulle storie di questa comunità, dove si era registrato un incredibile numero di casi di tumori e malattie.

“Che tipo di persone fanno cose del genere?”, si chiede Mark Ruffalo: “Fa male ascoltare la disperazione di queste persone, lavoratori che si spaccano la schiena per mantenere le proprie famiglie”. I pfas vengono usati in prodotti come pentole antiaderenti, tessuti impermeabili, schiume antincendio e imballaggi alimentari. Sono soprannominati “sostanze chimiche permanenti” perché non si degradano facilmente nell'ambiente e possono accumularsi negli organismi viventi, compreso il corpo umano, causando potenziali effetti negativi sulla salute.

L’impatto dei pfas non si ferma ai confini americani: in Italia, recenti analisi condotte da associazioni per il clima ne hanno rilevato le tracce nel 79 per cento dei campioni di acqua potabile esaminati. Le aree più colpite si trovano nel Veneto, Lombardia e Piemonte. In Veneto, proprio di recente la giunta regionale ha annunciato l’avvio di uno studio sulla contaminazione ambientale su un territorio che comprende 59 Comuni, con la collaborazione dell’Istituto superiore di sanità, per approfondire e stimare i rischi associati alle diverse patologie correlate.

In Veneto, come nelle altre regioni colpite, la Cgil chiede da anni interventi mirati, e si è costituita parte civile in alcuni processi, come quello sull’ex Miteni, che ha portato alla sentenza di uno dei più grandi processi per reati ambientali nella storia d’Italia. In Piemonte, ad Alessandria, da decenni l’ex Solvay, oggi Syensqo, usa e produce sostanze chimiche perfluoroalchiliche, che finiscono nelle acque, nei terreni, nell’aria.

In Lombardia la Fp Cgil ha denunciato la presenza di sostanze cancerogene nei dispositivi e nelle tute dei vigili del fuoco, ottenendo il via libera agli esami del sangue per i lavoratori esposti. Ed è proprio dalla schiuma antincendio che comincia questa tragica storia, da quella schiuma prodotta dalla 3M con sostanze chimiche totalmente artificiali, e che impregna qualunque cosa cui venga a contatto. Quella schiuma che la 3M vende in tutto il mondo, che serve a spegnere gli incendi. Ma accende la malattia.

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