Le nuove indicazioni per l’utilizzo del vaccino AstraZeneca, la riformulazione del piano vaccini, l’accordo tra le parti sociali per le iniezioni in azienda: questi i temi che dominano le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali di oggi (giovedì 8 aprile).

“AstraZeneca oltre i 60 anni. La circolare: seconde dosi senza limiti. Draghi: avanti con gli anziani. Regioni all’attacco. Per l’agenzia europea è possibile un nesso con rari casi di trombosi soprattutto in donne più giovani” titola il Corriere della Sera, mentre Repubblica apre con “Il verdetto su AstraZeneca: ‘Meglio dai 60 ai 79 anni’. È l’indicazione preferenziale data dal governo alle Regioni dopo gli ultimi esami dell’Ema: ‘Il vaccino è sicuro’. Gli esperti del Cts: ‘Così il piano di somministrazione sarà più veloce’. Contagi in discesa, ma ieri 627 morti. Lavoro, nuove proteste. Landini: no licenziamenti fino a ottobre”.

L’apertura del Giornale è “AstraZeneca sì, ma non per tutti. Il governo sconsiglia il siero per gli under 60, così cambia il piano. Pochi soldi per le riaperture, rischio nuove tasse”, tema analogo per la Stampa: “Caos vaccini, AstraZeneca agli over 60. Speranza: ‘Ma il piano non cambia’. Crisanti: ‘Ema vergognosa, non possono decidere i singoli Paesi’. L’agenzia europea non limita l’uso del farmaco: benefici superiori ai rischi. Legame raro con le trombosi”.

Stesso argomento, ma focus su aspetti differenti per altri quotidiani. “Piano per le isole no-Covid. La lettera del Commissario ai sindaci per far vaccinare gli abitanti e far ripartire il turismo. Da Capri a Ponza corsa contro il tempo: la Grecia concluderà la profilassi a fine aprile”, recita il Messaggero, mentre così apre il Fatto Quotidiano: “Moratti, vergognati: anziani in coda al gelo. La follia dei vaccini senza prenotazione. File anche in carrozzina. Bertolaso: no a Poste in 3 piattaforme”.

Il Manifesto apre con “Lacuna nell’ago. Piano vaccini da rifare. L’Italia limita l’utilizzo di AstraZeneca agli over 60 anche se l’Ema non ha posto limiti d’età: ‘I benefici superano i rischi’. Ma c’è un nesso con i rari casi di trombosi. L’Europa verso la restrizione, intanto gli Stati fanno da sé. No allo stop per il richiamo”, Libero titola “All’Italia saltano i nervi. Le manifestazioni a Roma e Milano sono appena l’inizio: gente in piazza in altre decine di città. La maggioranza silenziosa alza la voce poiché non ce la fa più e si sente tradita dalla politica. I ristori arrivano prima ai dipendenti Alitalia che ai negozi rimasti chiusi”. Infine, il Sole 24 Ore: “Vaccini a maggio in 500 aziende. Le possibilità: iniezioni in loco, in strutture convenzionate o all’Inail. Confindustria: ‘Passo avanti, pronti a collaborare per il bene del Paese’. Orlando: una opportunità, metteremo in sicurezza milioni di lavoratori”.

Le interviste
“Capisco la rabbia della piazza. Diamo più ristori ai settori in crisi”: questo il titolo dell’intervista al ministro del Lavoro Andrea Orlando, apparsa oggi sulle colonne della Stampa. “Credo ci sia un comprensibile malessere che cresce, che in alcune frange si radicalizza e del quale in qualche modo si nutre chi tenta di strumentalizzarlo”, spiega l’esponente del governo: “La nostra reazione deve essere di fermezza nei confronti degli atti di illegalità, ma anche di grande attenzione per quello che c'è dietro, cercando di migliorare la capacità di intervento”. La risposta del governo? “Più tempestività e più risorse a chi ha patito di più. Selezionando con attenzione i soggetti, sia per i nuovi sussidi come per una eventuale ulteriore proroga degli ammortizzatori”.

Per Orlando la “risposta politica deve essere in due direzioni: evitare di fare discussioni su aperture e chiusure - affidiamoci davvero alla scienza e apriamo quando i numeri migliorano, non quando piace a noi - e più tempestività e più risorse nel sostegno alle imprese, accelerando sul fronte dei vaccini e moltiplicando i punti di vaccinazione per essere pronti quando arriveranno le dosi”. Il ministro evidenzia la necessità di sostenere i “settori che hanno subito cambiamenti più profondi e hanno sofferto di più nel corso di questi mesi, mirando meglio le misure di sostegno e trasformarle in politiche industriali”, di far incrociare domanda e offerta di lavoro “in modo più efficiente di quanto non sia avvenuto finora” e di estendere gli ammortizzatori sociali in modo che “i cambiamenti che si provocheranno in seguito alla crisi non generino una perdita di forza lavoro e una distruzione di capacità produttiva”.

Riguardo la richiesta sindacale di prorogare cassa integrazione Covid e blocco dei licenziamenti sino a fine emergenza, per Orlando “piuttosto che ragionare su misure di carattere generale è meglio concentrarci su interventi di carattere specifico che possano aiutare alcuni settori, dove non bastano gli ammortizzatori, ad affrontare questo passaggio. Il nostro impegno deve essere quello di arrivare rapidamente a una riforma degli ammortizzatori sociali che vanno estesi anche a imprese e lavoratori che oggi non sono tutelati”. L’ultima battuta è per lo smart working: “Abbiamo una normativa che era stata sviluppata in una fase in cui l'utilizzo dello smart working era tutto sommato contenuto. Adesso c'è stata un'onda di piena e, una volta che sarà diminuita, si tratta di capire a che livello si assesterà il fenomeno e sulla base di questo è utile un confronto tra le parti ed eventualmente, poi, un intervento di carattere legislativo”.

Le aziende sono pronte a vaccinare i lavoratori, attendono solo il via dell'autorità commissariale. A dirlo è il vicepresidente di Confindustria Maurizio Stirpe, in un’intervista al Corriere della Sera. “Dopo il protocollo del 24 aprile 2020 su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, quello firmato l'altro ieri sui vaccini in azienda è un'importante prova di maturità e responsabilità delle parti sociali”, spiega il rappresentante delle aziende: “Inoltre ci sono 400 imprese che stanno mettendo a disposizione i loro siti produttivi per le vaccinazioni di massa gestite dall'autorità sanitaria. Molte di più si erano candidate, l'autorità ha scelto le aree dove mancavano punti di riferimento logistici”.

Stirpe sottolinea che “lo sforzo delle imprese aiuta anche il resto della comunità: le vaccinazioni in azienda alleggeriranno il peso sui centri vaccinali pubblici” e che “l'operazione per le aziende ha un costo visto che riceveremo i vaccini dalle Asl, ma tutto il resto è a carico nostro”. Per l’esponente di Confindustria “non si creeranno lavoratori di serie A e di serie B per due motivi. Primo: le grandi aziende potranno vaccinare anche i dipendenti delle imprese che lavorano al loro interno, dalle imprese di pulizie alle mense. Secondo: le imprese sotto i 50 dipendenti possono aggregarsi”. In ultimo, Stirpe rivendica che “i numeri ci dicono che i nostri luoghi di lavoro sono già sicuri: su 157 mila denunce di infortuni, solo il 2,8% sono riferibili all'industria manifatturiera”.

Gli editoriali
“È un accordo importante quello raggiunto tra governo e parti sociali che aggiorna e integra i protocolli sulla sicurezza, siglati nella scorsa primavera, con una nuova intesa per favorire nelle prossime settimane la vaccinazione in tutte le aziende”. Inizia così la riflessione del segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, ospitata oggi sul Messaggero: “Ora il governo deve accelerare con l'approvvigionamento dei vaccini in tutta Italia, ma nello stesso tempo bisogna sostenere con forza tutti i settori produttivi colpiti duramente dalle conseguenze della pandemia. È del tutto comprensibile la rabbia di tante categorie del lavoro autonomo che stanno soffrendo e hanno protestato in questi giorni in tante città a causa delle conseguenze della pandemia sulle loro attività. Tuttavia i problemi non si affrontano aggredendo le forze di polizia o bloccando le strade”.

Sbarra evidenzia il generale “senso di frustrazione e di sfiducia collettiva, che vanno arginati con provvedimenti di alto profilo. Ecco perché rinnoveremo la richiesta al Governo Draghi di prorogare la fine del blocco dei licenziamenti per tutti i datori di lavoro oltre la data del 30 giugno, superando le distinzioni previste dal Decreto Sostegni, prolungando in parallelo la cassa integrazione Covid ed estendendo le indennità Covid a tutte le categorie escluse”. Ma serve “anche un piano straordinario sulla formazione dei lavoratori per aiutare le imprese a consolidare e rinnovare le professionalità interne. Bisogna assicurare l'assegno di ricollocazione ai lavoratori dal primo giorno di disoccupazione (unico vero strumento di politica attiva), allungando la durata della Naspi per i lavoratori che rischiano di perdere il lavoro nel corso del 2021”.

“Perché il lavoro sostenibile è figlio (anche) di buone relazioni industriali”: questo il titolo dell’intervento del presidente della Fondazione Adapt Francesco Seghezzi, pubblicato oggi sul Sole 24 Ore. La riflessione si concentra sulla “enorme mole di accordi territoriali e aziendali che quotidianamente vengono stipulati nel nostro Paese dalle parti sociali e che (…) contribuiscono non poco alla tenuta complessiva del tessuto produttivo”. Il Rapporto sulla contrattazione collettiva in Italia diffuso da Adapt evidenzia “quanto sia stato centrale il ruolo (…) di chi si è attivato e ha raggiunto intese a livello delle singole imprese. Basti pensare al fiorire di protocolli che sono succeduti a quello nazionale del 24 marzo 2020 (…) o agli accordi relativi al lavoro agile”. O ancora agli “accordi che regolano il welfare aziendale e che sono riusciti spesso a contribuire a una miglior gestione della pandemia grazie alla presenza di coperture sanitarie integrative o alla possibilità di rimodulazione degli orari di lavoro e dei permessi”.

Le buone relazioni industriali, dunque, possono essere la strada maestra verso la sostenibilità del lavoro nelle imprese, e quindi “tentativo di una miglior tutela delle nuove esigenze dei dipendenti e delle imprese. Novità che è data soprattutto dalla lenta ma inesorabile scomparsa di una classe di lavoratori uniforme, di una massa indistinta che, come tale, era portatrice delle medesime esigenze. La verticalizzazione della produzione, l'impatto della digitalizzazione dei processi produttivi e il cambiamento della struttura demografica della forza lavoro impongono oggi invece scelte e strategie più particolari, per rispondere a bisogni mutevoli e mutati”. In questo le relazioni industriali possono dar vita a soluzioni innovative “che individuino strade per affrontare problemi che spesso il legislatore ignora o al quale non è in grado di dare una risposta (…) Rimettere al centro l'autonomia collettiva delle parti è un modo concreto di attuare una sussidiarietà che troppo spesso resta solo sulla carta”.

La Cgil
L’apertura di Collettiva è un focus sul sistema portuale italiano: trovano spazio un approfondimento della Filt Cgil nazionale sul settore marittimo, il videoreportage sullo scalo commerciale campano di Salerno e l’analisi (anch’essa in video) del crollo del traffico passeggeri.

Da segnalare anche la firma del protocollo sicurezza e del piano vaccini tra governo e parti sociali (con commenti del segretario generale Cgil Maurizio Landini e della segretaria confederale Rossana Dettori); la posizione della Cgil nazionale (espressa dalla vicesegretaria generale Gianna Fracassi) sul cashback; l’audizione di Maurizio Landini in Senato sul “dl sostegni”; la delocalizzazione in Polonia e i 400 esuberi dell’azienda marchigiana Elica; l’opinione della Flc Cgil sul rientro a scuola nelle zone arancioni e rosse e lo streaming del dibattito della Flc sul Piano nazionale di ripresa e resilienza; la manifestazione a Torino dei lavoratori ex Embraco; la conferma della chiusura della Whirlpool di Napoli; le celebrazioni per i 120 anni della Cgil di Savona e i licenziamenti operati di recente dalla Ferrarini di Parma e Reggio Emilia.

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.