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“Servono misure che facilitino la regolarità”, dichiara la Fillea Cgil, sottolineando come la congruità della manodopera abbia avuto un impatto positivo sulla qualità del lavoro e sulla crescita occupazionale nel settore edile. È quanto emerge da uno studio della categoria della Cgil che incrocia dati Inps, Istat e dell’Osservatorio Statistico della CNCE, offrendo un’analisi sull’andamento dell’edilizia tra il 2019 e il 2024.
Tra il 2019 e il 2023, gli operai edili sono aumentati del 33%, passando da 745.483 a 990.731. “Una crescita che tocca punte del 37% al Sud e del 45% nelle Isole”, si legge nel comunicato. Nel 2022, con l’entrata a regime della congruità, è cresciuto anche il numero di giornate retribuite per operaio (+4,7%), con picchi del +12,9% nelle Isole e del +9,6% al Sud. Anche i salari sono aumentati: “Dai 14.621 euro del 2021 a 16.932 euro annui per gli operai edili del Sud”.
Parallelamente, i conti nazionali Istat indicano un calo del lavoro irregolare in edilizia: dal 17,4% nel 2019 al 13,8% nel 2022. Dati recenti del 2024 “confermano il trend positivo con un aumento degli operai tracciati dalle Casse Edili del 4% rispetto al 2023 e una massa salari che supera i livelli del 2008, raggiungendo i 10 miliardi di euro”.
“Una crescita dell’occupazione dichiarata è da imputarsi a un duplice effetto di crescita della domanda e di misure che facilitano la regolarità, con effetti a cascata per la stabilità del sistema economico, del sistema di sicurezza sociale e di entrate fiscali”, afferma la Fillea Cgil. Da una parte, gli incentivi per le ristrutturazioni (come il Superbonus) hanno favorito la fatturazione dei lavori; dall’altra, con la congruità, introdotta nel novembre 2021, le imprese sono obbligate a dimostrare di impiegare manodopera sufficiente per i lavori da eseguire.
La Fillea Cgil ribadisce “l’importanza di interventi che richiedono tempo e stabilità per creare una nuova normalità nel mercato e sostenere una cultura del lavoro dichiarato, regolare e sicuro”.
Contro l’intenzione del governo di ridurre ulteriormente i benefici fiscali per l’efficientamento energetico, la Fillea Cgil replica duramente: “Non stupisce, vista la linea di negazionismo climatico di questo governo e l’avversione per ogni accezione di sicurezza che non sia legata a paura e repressione”. Secondo il sindacato, è urgente una politica pubblica che assuma la casa come fulcro di politiche industriali e di lotta alle disuguaglianze, specie dopo la fine del Pnrr.
Occorrono investimenti diretti e incentivi mirati per rigenerare il patrimonio pubblico, rilanciare l’edilizia popolare e garantire la sicurezza dei territori, soprattutto nel Mezzogiorno. “Gli incentivi devono consentire l’accesso alla rigenerazione anche alle fasce più deboli, ai grandi condomini e alle famiglie con redditi bassi”.
Infine, la Fillea Cgil sottolinea che “è possibile e doveroso coniugare gli obiettivi di riduzione dei danni ambientali e dei costi energetici con investimenti che migliorino le condizioni abitative e rilancino l’occupazione”. La Direttiva europea “Case Green” – ricorda il comunicato – impone ai Paesi membri di efficientare l’intero patrimonio edilizio entro il 2050, con attenzione particolare alle famiglie in povertà energetica.
“Solo una visione forte e attiva dello Stato – conclude la Fillea – può sostenere la rigenerazione urbana, la lotta alla povertà energetica e il rilancio delle aree interne”.