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Altra doccia fredda, l’ennesima, per la Nerviano Medical Sciences. Lunedì 27 ottobre la direzione ha annunciato nuovi esuberi per 31 dei 42 dipendenti di BioNerviano, società del gruppo che fornisce servizi essenziali alla filiera della ricerca oncologica. Un colpo durissimo che arriva mentre la procedura di licenziamento collettivo già aperta per Nms – 73 posti a rischio – è ancora sul tavolo del ministero delle Imprese e del made in Italy, che ha convocato le parti per il 12 novembre e imposto lo stop a ogni azione unilaterale.
Pag, però, ha tirato dritto. Ignorando il divieto ministeriale, il fondo finanziario cinese che controlla il gruppo ha proseguito la dismissione sistematica del polo di ricerca, confermando di fatto la volontà di abbandonare l’Italia dopo averne assorbito competenze, brevetti e conoscenze accumulate in decenni di lavoro scientifico.
Il fondo che smonta la scienza pezzo dopo pezzo
Nerviano era l’unico centro italiano interamente dedicato alla ricerca e sviluppo di farmaci oncologici. Una storia di eccellenza pubblica e privata oggi ridotta a elenco di esuberi. Pag, denunciano Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil Ticino Olona, “ha messo una pietra sopra all’unico sito italiano dedicato alla ricerca sul cancro”.
Dietro i licenziamenti si intravede una strategia fredda: monetizzare gli asset immobiliari più che valorizzare la ricerca. Gli edifici e i terreni del campus di Nerviano, nel pieno dell’area metropolitana milanese, valgono molto di più se liberati da laboratori e personale. È il classico passaggio dalla scienza al mattone: svuotare, dismettere, vendere.
Il disprezzo per le istituzioni e per il lavoro
Il comportamento del fondo è definito dai sindacati “un’aperta violazione dello spirito di collaborazione istituzionale”. Mentre il Mimit tenta di costruire soluzioni industriali e nuovi acquirenti, Pag ignora ministero, tavoli e regole, agendo nel totale disprezzo delle istituzioni e del lavoro.
“Accettare di collaborare non può significare accettare la perdita di competenze uniche nel Paese”, scrivono i sindacati, denunciando un modello di capitalismo estrattivo che usa l’Italia come serbatoio di know-how per poi abbandonarla.
Un caso politico, non solo industriale
Il nodo, a questo punto, è politico. Come può un fondo straniero agire indisturbato, licenziare, smantellare e speculare in un settore strategico come quello della ricerca sul cancro, senza che lo Stato intervenga? È la domanda che i sindacati rivolgono al governo, accusando le istituzioni di inerzia colpevole.
Perché dietro i numeri ci sono persone e competenze che difficilmente potranno essere ricostruite altrove. Ogni ricercatrice e ricercatore perso oggi a Nerviano è un frammento di sovranità scientifica che l’Italia consegna al profitto.


























