La Consulta ha respinto il ricorso del Governo contro la normativa regionale della Puglia che introduce un salario minino di nove euro. “Una buona notizia per i lavoratori, uno schiaffo politico e morale a una destra che tra le sue priorità pone una battaglia ideologica contro la dignità del lavoro e dei salari”. Così la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, commenta la sentenza della Consulta sulla legge che prevede una retribuzione minima negli appalti stipulati con la Regione Puglia, le Asl e le agenzie o enti strumentali.

“In un Paese che arretra sul piano economico e industriale, dove prevale precarietà e povertà lavorativa, dove i redditi sono stati erosi da inflazione e drenaggio fiscale, soprattutto in una regione dove 500 mila lavoratori vivono con mille euro al mese a causa di una prevalenza di settori a basso valore aggiunto che trascinano bassi salari e lavoro intermittente, è incredibile come le destre siano pervicacemente all’opposizione di qualunque norma che sostenga la dignità salariale, il recupero del potere d’acquisto, il contrasto al dumping e al lavoro povero”, spiega la segretaria.

“Come sindacato – aggiunge – siamo impegnati affinché nel rinnovo dei Contratti collettivi nazionali vi siano regole chiare sul lavoro in tutti i suoi aspetti, dove il salario rappresenta una componente altrettanto importante come tutti i diritti e le tutele connesse, al pari dell’organizzazione e degli orari di lavoro. Così come, a sostegno della contrattazione collettiva duramente attaccata dalla moltiplicazione di contratti pirata utili a creare dumping, chiediamo da tempo una legge sulla rappresentanza, che affermi anche il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di votare sia per eleggere le proprie rappresentanze, sia per validare i contratti collettivi di lavoro”.

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Per la Cgil, “nella legge regionale pugliese si stabiliscono però alcuni principi importanti di supporto, a partire dall’applicazione dei contratti di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, con un evidente barriera a qualsiasi forma di contratti pirata, e l’estensione degli stessi anche nella catena dei subappalti di qualsiasi impresa che stipula appalti o concessioni con l’ente regionale. Si qualifica una spesa di risorse pubbliche volta a migliorare la qualità del lavoro e dei salari, e come riconosciuto dalla Consulta questo è l’ambito di applicazione della norma”.

“Il Governo ha fatto propaganda per sabotare i referendum sul lavoro, si oppone a una discussione in Parlamento su una legge sul salario minimo adottata da tanti paesi dell’Unione europea, impugna norme di civiltà delle regioni, dalla Puglia alla Toscana, dileggia e offende i lavoratori che esercitano un diritto costituzionale qual è quello dello sciopero. Non ultimo propone manovre economiche dove restituisce briciole a salari e assegni previdenziali e si rifiuta di toccare gli extraprofitti e le rendite speculative, abbassando le tasse a chi possiede redditi più alti. Una vera e propria battaglia ideologica contro la maggioranza delle persone del Paese che vive di lavoro e pensione. Contro questo disegno – conclude Gigia Bucci –  continueremo la nostra mobilitazione che non si ferma allo sciopero generale del 12 dicembre scorso”.

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