L’Italia? Una Repubblica fondata sulla rendita. I dati sono noti: il 10% della popolazione detiene il 60% della ricchezza nazionale, mentre alla parte più povera resta un misero 6,4%. Un divario che è aumentato negli ultimi anni: in due lustri +7%, il doppio della media europea.

Questa ricchezza, oltretutto è sempre più lontana dai giovani. È questo il risvolto meno noto che ha il merito di mettere in luce una nuova ricerca del think tank Tortuga realizzata con FutureProofSociety: La pesante eredità. Ricchezza e (im)mobilità sociale tra le generazioni in Italia. Si scopre così che nel 2022 il 75% della ricchezza era nelle mani degli over 50, il 40% dei quali pensionati. Non solo: nei prossimi 20 anni i due istituti di ricerca stimano che questa spoliazione intergenerazionale di risorse arriverà a 6.486 miliardi.

I più giovani devo invece farsi bastare il 9% della ricchezza complessiva: sono insomma penalizzati sia per quanto riguarda il lavoro – come ha dimostrato recentemente l’Eurostat - sia nella rendita.

Ricchezza per classi d'età - Fonte: Elaborazione Tortuga su dati Bankitalia

Per Lara Ghiglione, segretaria nazionale della Cgil, tutto ciò non è una sorpresa: “Sono cose che come Cgil denunciamo da anni: l’Italia è oggi uno dei paesi europei con il divario generazionale più evidente, dove la ricchezza si eredita ma non si costruisce: l’ascensore sociale è stato manomesso da decenni di politiche inique, dalla precarizzazione del lavoro, dallo smantellamento dei diritti sociali e dalla privatizzazione delle opportunità”.

Il peso dell’eredità

Il tema incrocia quello dei patrimoni ereditati. Vista la situazione del lavoro, la famiglia di origine rischia di pesare sul futuro dei giovani e di far sì che la ricchezza rimanga all’interno di poche cerchie. Qui naturalmente entra in gioco la politica fiscale. Tortuga stima che da qui al 2045 verranno trasferiti 6.460 miliardi di euro in eredità, con un gettito fiscale molto inferiore a quello di Francia, Germania e Regno Unito. In Italia, infatti, la tassazione sulle successioni è tra le più basse in Europa, mentre un euro guadagnato sul lavoro può essere tassato fino al 50%, con tutti i risvolti negativi non solo in termini di equità, ma anche di sviluppo del sistema economico e della sua produttività. Secondo i ricercatori bisognerebbe procedere in maniera del tutto diversa: aumentare la tassa di successione e ridurre le tasse sul lavoro riducendo il cuneo fiscale e rilanciando così anche i consumi.

Fonte: Elaborazione e proiezioni Tortuga su dati Istat e Bankitalia

In ogni caso è evidente, attacca Ghiglione, come “questa condizione di ‘gioventù senza patrimonio’ non è frutto del caso, ma di scelte politiche precise: si è scaricato sul lavoro, soprattutto su quello giovanile, il peso delle riforme neoliberiste; si è reso il lavoro flessibile, frammentato, povero, impedendo ai giovani di pianificare il proprio futuro, di accedere a un mutuo, a una casa, a una genitorialità serena”.

Insieme a tutto questo, “si è garantita la stabilità dei patrimoni familiari, creando una nuova nobiltà economica, che eredita potere, istruzione e sicurezza. Chi non è in queste condizioni lascia il nostro Paese per cercare stabilità altrove: quasi in 200 mila lo scorso anno”.

Ghiglione: serve un nuovo patto sociale

La Cgil chiede una netta inversione di tendenza: “Un nuovo patto sociale che redistribuisca risorse, potere e opportunità. Servono investimenti strutturali per welfare, scuola e università pubblica, edilizia sociale, trasporti, cultura e sanità. Serve una riforma fiscale equa, che colpisca le rendite e le grandi ricchezze e liberi risorse per i diritti delle nuove generazioni. Serve lavoro tutelato, stabile, dignitoso”.

Non è un caso allora che i referendum su lavoro e cittadinanza abbiano visto una larga partecipazione dei giovani, e per questo, osserva la dirigente Cgil, quei temi “rimangono centrali per la nostra organizzazione e continueremo a perseguirli attraverso percorsi vertenziali e nel confronto politico con maggioranza e opposizione”.

D’altra parte, “i giovani non chiedono privilegi, chiedono giustizia. E noi, come sindacato, non possiamo permettere che il futuro sia un lusso per pochi. È tempo che la politica torni a guardare il Paese con gli occhi di chi ha vent’anni e nessuna proprietà da ereditare, ma tutta una vita da costruire”, conclude la sindacalista.