La Cgil chiama alla mobilitazione nazionale, e invita le piazze e le città italiane a farsi voce di una richiesta netta: “Fermare la barbarie in corso” a Gaza e nei territori occupati della Palestina. Per far ciò il governo italiano deve “schierarsi dalla parte della pace, della giustizia e del diritto internazionale”. La mobilitazione si svolge oggi, sabato 6 settembre, con manifestazioni in numerose piazze italiane.

Ma non ci sono nell'azione del sindacato soltanto proclami e denunce. La Cgil rafforza il proprio impegno umanitario, esprimendo pieno sostegno all’azione umanitaria e nonviolenta promossa dalla Global Sumud Flotilla, nata dal basso per spezzare l’embargo e l’isolamento che soffocano la popolazione palestinese.

Le piazze

Tra i numerosi appuntamenti previsti da Nord a Sud della penisola, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, insieme al segretario organizzativo Luigi Giove, parteciperà al corteo di Reggio Emilia. La manifestazione partirà alle ore 16.30 da via Roma e raggiungerà piazza Martiri del 7 luglio, dove è previsto l’intervento di Landini nell’ambito del Festival nazionale di Emergency. Nella Capitale la manifestazione si terrà in piazza del Campidoglio, alle ore 18, con la partecipazione della segretaria confederale, Francesca Re David. Gli altri componenti della segreteria prenderanno parte alle iniziative previste a Grosseto con Lara Ghiglione (ore 20, Bastione Garibaldi), a Matera con Pino Gesmundo (ore 17.30, via del Corso, piazzale antistante l’ex Banca d’Italia) e a Pesaro con Daniela Barbaresi (ore 17, piazza del Popolo).

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Gravissime violazioni

“Non possiamo più accettare - afferma la Confederazione - che vengano uccisi impunemente bambini, donne, operatori umanitari, sanitari e giornalisti e che continui la distruzione delle infrastrutture civili rimaste, a partire da ospedali e scuole”. Quanto sta avvenendo in questi giorni a Gaza e in Cisgiordania, con il governo e l’esercito israeliano protagonisti, rappresenta infatti per la Cgil "una delle più gravi negazioni del diritto umanitario e internazionale". La Confederazione denuncia che il protrarsi dell’assedio alla Striscia, accompagnato da una nuova escalation militare, si stia configurando come un progetto di deportazione: "Lo sfollamento della popolazione palestinese in impossibili campi profughi privi di sicurezza, cibo, acqua e assistenza sanitaria, per poi rioccupare quel territorio trasferendo la popolazione".

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L'appello

Il quadro delineato è drammatico: "comporterà il sacrificio della vita degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, utilizza la fame come arma di guerra e straccia il diritto internazionale che rimane l'unica garanzia su cui costruire pace e sicurezza comune". Un “vero e proprio punto di non ritorno”.

Da qui l’appello rivolto alla comunità internazionale: "Non possiamo rimanere in silenzio. Non possiamo permettere che ciò avvenga sotto i nostri occhi. Non è più il tempo delle parole". Ai governi democratici, agli Stati membri delle Nazioni Unite e ai firmatari delle convenzioni sui diritti umani, la Cgil chiede un intervento immediato per fermare quella che definisce "una barbarie". E insiste: "Non possiamo più accettare che vengano uccisi impunemente bambini, donne, operatori umanitari, sanitari e giornalisti e che continua la distruzione delle infrastrutture civili rimaste, a partire da ospedali e scuole".

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Le richieste

Le rivendicazioni coincidono con quelle già avanzate dalla Confederazione sindacale internazionale: stop alla fornitura di armi, cessate il fuoco immediato, ingresso senza restrizioni degli aiuti umanitari, liberazione degli ostaggi e dei prigionieri politici, riconoscimento dello Stato di Palestina, fine dell’occupazione, interruzione del commercio con gli insediamenti illegali e rafforzamento delle istituzioni democratiche come base per una pace duratura.

La Cgil richiama inoltre la presa di posizione della Ces e delle federazioni sindacali europee, che hanno chiesto alla Commissione Ue di "sospendere l'Accordo di associazione Ue-Israele e interrompere ogni commercio di beni prodotti negli insediamenti illegali".

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Aiuto concreto

Il sindacato ricorda anche la campagna di raccolta fondi già avviata nei mesi scorsi. “Abbiamo inviato due container di beni di prima necessità, finanziato la produzione di confezioni di verdure coltivate a Gaza da associazioni di donne palestinesi e distribuite nel campo profughi Al Amal Al Taawony”.

E annuncia che saranno acquistati e distribuiti "pacchi famiglia e pasti caldi per circa mille nuclei grazie alla collaborazione con l'Associazione delle Ong Italiane e il Ciss di Palermo".

Per aderire alla raccolta fondi:

Cgil – Confederazione Generale Italiana del Lavoro**
IBAN: IT42S0103003201000002774730
Causale: Aiuti umanitari Gaza