“L’annuncio di Nestlé di 16 mila esuberi a livello mondiale, di cui 4 mila operai e 12 mila impiegati, quadri e dirigenti, è l’ennesimo segnale di un modello economico ormai dominato dalla finanza speculativa”.

Angelo Paolella, segretario nazionale della Flai Cgil, commenta così i tagli al personale comunicati nei giorni scorsi dal colosso alimentare svizzero. Una svolta maturata all’indomani della nomina del nuovo Ceo di Nestlé Philipp Navratil, subentrato a settembre al suo prececessore Lauren Freixe.

Il risparmio prima di tutto

“Dobbiamo muoverci più rapidamente e riportare in gioco la concorrenza, oltre a sviluppare nuovamente più amore per i nostri prodotti” ha dichiarato Navratil mentre chiariva che i tagli alla forza lavoro dovrebbero avvenire nei prossimi due anni e che, anche grazie a questa operazione, l’obiettivo di risparmio sui costi passerà a 3 miliardi di franchi svizzeri (5,4 milioni di euro) entro la fine del 2027, rispetto al precedente obiettivo di 2,5 miliardi.

Pagano i lavoratori

“Al momento non ci sono informazioni precise sugli impatti che questa decisione potrà avere nei singoli Paesi, Italia compresa - torna a dire Paolella -, ma è evidente che ci troviamo di fronte a scelte dettate esclusivamente da logiche finanziarie, senza alcuna attenzione alle conseguenze sociali e occupazionali. Non c’è nemmeno un piano industriale. È una dinamica che avevamo già visto un anno fa con Unilever. La finanza decide, e a pagarne il prezzo sono le lavoratrici e i lavoratori”.

Modello da mettere in discussione

“Come Flai Cgil – spiega ancora il segretario nazionale - ci stiamo già attivando per costruire una risposta sindacale forte, a partire da una presa di posizione comune a livello europeo, ma anche in coordinamento con le organizzazioni sindacali extraeuropee, comprese quelle americane. Non possiamo accettare che la gestione puramente finanziaria delle grandi multinazionali distrugga progressivamente il lavoro e la dignità di chi lo svolge. Nestlé parla di un processo che si svilupperà tra il 2026 e il 2027, ma il vero tema è l’impostazione: le attività produttive sono sempre più controllate dalla finanza speculativa, e questo modello va messo in discussione prima che sia troppo tardi”.

Lavoratori in agitazione

L’annuncio di tagli al personale dei giorni scorsi aumenta la già diffusa preoccupazione di lavoratori della multinazionale, che lo scorso 29 settembre si erano radunati sotto la sede centrale di Nestlé a Vevey, in Svizzera, per protestare contro l’intenzione del gruppo di trasformare il ramo Nestlé Waters in “un’entità commerciale globale separata” per “esplorare opportunità di partenariato”.

5.500 in Europa

“Questa decisione mette direttamente in gioco il futuro di oltre 5.500 lavoratori in Europa, così come quello dei nostri siti industriali e dei territori in cui operiamo - si leggeva in una nota diramata a metà settembre dall’Uita (Unione internazionale lavoratori dell'alimentazione, dell'agricoltura, del turismo, del tabacco, ndr) -. L’esperienza ci insegna che le partnership o le cessioni operate da Nestlé troppo spesso si traducono in chiusure di stabilimenti, soppressioni di posti di lavoro e messa in discussione di diritti sociali acquisiti. Non possiamo accettare che ciò si ripeta. Per Nestlé Waters, deve prevalere l’interesse sociale”.

Alla manifestazione del 29 settembre hanno partecipato delegazioni da Italia, Francia, Spagna, Polonia, Belgio e altri Paesi. “In quella occasione – racconta Simona Marchesi delegata Flai Cgil nel comitato aziendale europeo di Nestlè - abbiamo consegnato alla multinazionale un documento con richieste precise: la protezione dei diritti acquisiti, la salvaguardia dei salari, la garanzia dei livelli occupazionali e la difesa delle coperture pensionistiche e sanitarie”.

La tenuta dei posti 

Di fronte alla pressione dei delegati sindacali, la direzione aziendale ha ricevuto una delegazione formata da rappresentanti dei lavoratori, con un delegato per ogni Paese, per un confronto diretto. Per l’Italia era presente Marchesi. Il giorno successivo, il 30 settembre, si è poi svolta una riunione ad hoc del Cae, in cui è stata formalizzata la richiesta rivolta a Nestlé di pronunciarsi con impegni concreti. I lavoratori hanno chiesto garanzie sulla tenuta dei posti di lavoro, il mantenimento dei salari attuali, la costituzione di un nuovo Cae con reale rappresentatività, impegni vincolanti affinché qualsiasi ristrutturazione non ricada sui diritti del personale.

In quella giornata i rappresentanti dei lavoratori, su proposta della Flai hanno anche realizzato un breve flash mob in solidarietà al popolo palestinese, sventolando bandiere della Palestina: “Le lotte per i diritti nel mondo del lavoro – conclude Marchesi – sono connesse con le battaglie per la dignità e la giustizia in tutte le parti del pianeta”.