Il dibattito sul ddl Zan e le precisazioni del Vaticano, la condanna della Ue della legge omofoba del governo ungherese, le forti tensioni all’interno dei 5 stelle tra Beppe Grillo e l’ex premier Conte: questi i temi che dominano le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali di oggi (venerdì 25 giugno).

“Diritti, l’Europa contro Orbàn. Frattura sulla legge omofoba ungherese. Draghi: il nostro Trattato difende le libertà. Lettera di 17 capi di governo: ‘Inaccettabile’. Ma Budapest insiste: ‘Non si cambia’. La replica: Così è fuori” titola il Corriere della Sera, mentre Repubblica apre con “Ue, la battaglia sui diritti. La Commissione europea contro l’Ungheria: ‘Le misure anti-Lgbtq sono discriminatorie e dovete ritirarle’. Draghi a Orbàn: ‘C’è una storia antica di oppressione’. La replica: ipocriti, le regole non riguardano i gay. Parolin: il Vaticano non vuole fermare la legge Zan ma rimodularla”.

Sulla Stampa si legge “Scuola e libertà di parola, cambia la Zan. Passo indietro della Santa Sede ispirato da Francesco: ‘Draghi ha ragione, non vogliamo lo stop della legge’. Salvini e Renzi in pressing per rivedere la norma. Pd e 5 stelle pronti a trattare. Il nodo dell’identità di genere”. Il Messaggero, invece, torna al tema Covid: “La corsa della variante Delta. I casi aumentati di dieci volte in un mese: scatta l’allarme. Meno rischi per i vaccinati. Bankitalia denuncia: Mascherine, sospette frodi per miliardi. Coinvolti anche politici”.

Il Giornale lancia “5 Stelle nel caos, il golpe di Grillo. Beppe azzoppa la leadership di Conte: Sono il garante, non un c…ne. È lui ad aver bisogno del M5S, non noi”. Stesso argomento per Libero: “Movimento tellurico: Grillo bastona Conte. Il comico cala su Roma e fa a pezzi l’ex premier e il suo statuto: ‘Non abbiamo bisogno di Giuseppe’. E presenta un altro simbolo”.

“Diritti al punto” titola il Manifesto: “La Commissione europea avverte l’Ungheria, no alla discriminazione delle persone Lgbtqi+. Il governo Orbàn rischia penalità finanziarie e blocco dei fondi. Sul caso italiano interviene il cardinale Parolin: Lo Stato è laico, ma il ddl Zan troppo vago”. Il Fatto Quotidiano apre con “Grillo sfascia tutto, Conte pronto all’addio. 5 Stelle: il Garante aizza i gruppi contro il capo scelto da lui. L’ultimo monologo: deride l’ex premier e i ministri 5S e critica il ‘suo’ Cingolani. Conte non replica, ma dice ai suoi: Vuole una diarchia, non ci sono le condizioni minime”. Infine, il Sole 24 Ore: “Fisco e lavoro, decreto da 3 miliardi. Gli aiuti all’economia: i fondi residui dei Sostegni in un provvedimento che andrà in Cdm da lunedì. Interventi su riscossione, nuova Sabatini e blocco selettivo dei licenziamenti”.

Le interviste
"In piazza per ripartire dal lavoro”: questo il titolo dell’intervista (del giornalista Massimo Franchi) al segretario generale della Cgil Maurizio Landini pubblicata oggi in prima pagina sul Manifesto. “Scendiamo in piazza perché è il momento di cambiare”, spiega il leader sindacale parlando delle manifestazioni di domani: “Vogliamo dare un senso di unità del Paese e del fatto che la ricostruzione e gli investimenti devono fondarsi sul lavoro di qualità e dare una prospettiva a giovani, donne e Sud. Questo perché, se possiamo dire che si sta uscendo dalla pandemia, è grazie al contributo dei lavoratori. Non è accettabile tornare alle condizioni pre-pandemia: basta con la precarietà e l’insicurezza sul lavoro. Le manifestazioni vogliono rimettere al centro il lavoro”.

Landini sottolinea di aver chiesto a governo e forze politiche “di prorogare il blocco dei licenziamenti fino a fine ottobre. Ricordo che riguarderebbe il settore industriale e manifatturiero: stiamo parlando di lavoratori che, insieme alle aziende, pagano il contributo per la cassa integrazione ordinaria”. Per il leader sindacale “la riforma degli ammortizzatori deve estendere le tutele a tutti i lavoratori in senso universale e deve essere fondata su un'idea mutualistica, con tutte le imprese e tutti i lavoratori che devono contribuire”. Occorre poi “incentivare la formazione dei lavoratori fino al diritto permanente alla formazione”, approntare una “riforma del centri per l'impiego per iniziare vere politiche attive per il lavoro” e far sì che strumenti “come la Naspi siano più sostanziosi e senza il decalage che ne riduce l'importo e la durate”.

Uscendo fuori dalla stretta attualità e allargando il discorso a una visione di più largo respiro, il segretario generale rileva che “il mercato da solo non è in grado di definire un nuovo modello di sviluppo. Anzi, le logiche di questi ultimi 20 anni sono state smentite e hanno prodotto livelli di diseguaglianza, precarietà e impoverimento senza precedenti”. Per la Cgil è quindi necessario “un intervento pubblico che indirizzi gli investimenti. Del resto, dalla siderurgia al settore aereo, è utile e necessario il ruolo pubblico. Il problema non è solo che vengano realizzati gli investimenti, ma quali nuove filiere produttive si realizzano per il nostro Paese”.

L’ultimo tema affrontato è quello della logistica, dove si è registrata la tragica morte di Adil Belakhdim. “Noi chiediamo che si applichi quello che è stato fatto negli appalti pubblici anche nel settore privato”, spiega il leader sindacale: “Dal far west dei subappalti alle cooperative spurie, serve un provvedimento legislativo per dare valore generale ai contratti nazionali”. Riguardo poi la significativa presenza dei Cobas nel settore, per Landini “occorre uscire da una visione sbagliata: la rappresentanza della Cgil nel settore logistico è da anni in aumento. Poche settimane fa, il 18 maggio, dopo un grande sciopero nazionale, il contratto della logistica è stato rinnovato con tutte le associazioni datoriali che compongono la filiera. Proprio l'applicazione di quel contratto permette di garantire a tutti i lavoratori gli stessi diritti e le stesse tutele”. Il nostro problema, conclude Landini, “non sono gli altri sindacati ma le imprese che non applicano i contratti. Questa è una battaglia comune che va fatta”.

Gli editoriali
Revisione della disciplina dei licenziamenti, salario minimo, stop al subappalto selvaggio e vincoli al precariato: sono queste le “quattro mosse” con cui uscire dal Covid “da sinistra”, secondo quanto scrive il giuslavorista Piergiovanni Alleva in un editoriale pubblicato sul Fatto Quotidiano. “Serve anzitutto una disciplina in materia di licenziamenti che fissi il principio (…) della graduazione degli strumenti di gestione degli esuberi. Significa stabilire che, prima di licenziare, occorre che il datore faccia ricorso ai contratti di solidarietà difensiva o, ove questi non risultino possibili, alle integrazioni salariali anche a "zero ore" che, nel frattempo, la riforma degli ammortizzatori sociali dovrebbe avere esteso a tutti i lavoratori”. Di questa riforma, aggiunge Alleva, occorre “faccia parte anche una revisione della Naspi, che consenta di utilizzarla, a richiesta del lavoratore, come aspettativa indennizzata, evitando così l'interruzione del rapporto con la ditta, nella speranza o in vista di una possibile ripresa”.

Un secondo intervento normativo è necessario in materia di appalti e subappalti, che “rappresenti il rimedio, ormai indispensabile, al groviglio di illegalità, sfruttamento, caporalato innestato dall'art. 29 della ‘legge Biagi’. Questa norma ha purtroppo consentito, o tollerato, appalti di sola manodopera e ha poi cancellato il principio chiave (art. 3, legge 1369/1960) capace di bonificare l'intera materia: quello della parità di trattamento tra i dipendenti della stazione appaltante e i dipendenti dell'appaltatore o subappaltatore. Basterebbe questa norma per far sì che poi si ricorra agli appalti solo per effettive necessità tecniche e non per praticare sotto-salario e negare diritti, visto che, a parità di costi, non sussisterebbe più incentivo alle esternalizzazioni fraudolente”.

Il terzo tema per il docente di Diritto del lavoro è quello del salario minimo legale, su cui è già pendente in Parlamento un disegno di legge, “consistente, in primo luogo, nell'estensione generalizzata dell'applicazione dei contratti nazionali stipulati dai sindacati maggiormente rappresentativi; in secondo luogo, in un’integrazione al minimo dei salari previsti dagli stessi ccnl ove presentassero, per le qualifiche più basse, valori inferiori ai 9 euro lordi orari”. Il che accade, ad esempio, nel contratto collettivo dei Pubblici esercizi, nel quale “i datori di lavoro vorrebbero ‘ripartire’ pagando salari di 5-6 euro e ricorrendo a contratti collettivi pirata, subappalti, precariato ripetitivo”.

Ed è il precariato il quarto e ultimo aspetto toccato dall’ex responsabile della Consulta giuridica Cgil. “Le occasioni lavorative veramente a tempo determinato sono circa il 13,5% del totale, ma oltre l'80% delle assunzioni avviene con contratto a tempo determinato e questo per un solo motivo: tenere il lavoratore sotto ricatto”, spiega l’editorialista. Alleva evidenzia che “il sistema precedente disciplinato dal dlgs. 368/2001 aveva invece funzionato molto bene: c'era semplicemente l'obbligo di spiegare nella lettera di assunzione per quale ragione quel rapporto era a tempo determinato, vale a dire per quale specifica esigenza lavorativa temporanea veniva instaurato. E bastava allora controllare che quell’esigenza esistesse davvero e fosse davvero temporanea. Una soluzione semplice ed efficace alla quale sarebbe opportuno ritornare in alternativa a una franca reintroduzione di causali legali tipiche”.

“Che fine ha fatto la salute mentale?”, questo il titolo dell’editoriale del segretario nazionale Fp Cgil Medici Andrea Filippi, pubblicato sul settimanale Left. “A tutt'oggi i piani di investimento proposti dal governo non vanno nella direzione di un potenziamento strutturale dei servizi, e i programmi proposti rischiano seriamente di rimanere disattesi”, spiega lo psichiatra, evidenziando che il Pnrr “contiene prospettive organizzative che, anche se molto articolate nel perimetro dell'assistenza territoriale, non sono in realtà sostenute da un definito piano di investimenti per il personale” e che nel Dpef “assistiamo a un progressivo definanziamento del Fondo sanitario nazionale in rapporto al prodotto interno lordo”.

In questo panorama la situazione dei servizi di salute mentale è ancora più preoccupante. “Al di là di qualche investimento a carattere transitorio, previsto nel Decreto sostegni bis per il sostegno psicologico nell'emergenza pandemia, non rintracciamo nessuna forma di finanziamento organizzativo, né strutturale, né di personale stabile”, argomenta Filippi, sottolineando che “quasi tutte le Regioni sono ormai fortemente al di sotto del finanziamento minimo previsto per la salute mentale del 5% del Fsn. In Veneto siamo al 2,3% e non sono molte le Regioni che superano il 3%, con un'inevitabile e ormai insostenibile sovraccarico assistenziale per gli operatori a scapito dei servizi offerti ai cittadini”.

Nel campo della salute mentale è accaduto troppo spesso che si “è voluto inasprire il conflitto per certi versi inevitabile tra cittadini e operatori, attribuendo a questi ultimi le responsabilità di un'offerta di salute spesso scadente per il depauperamento di personale e strutturale dci servizi”. Oggi, conclude il segretario nazionale Fp Cgil Medici Andrea Filippi, è “più che mai necessario ‘ripartire dai professionisti per tutelare i cittadini’, come recita il titolo della nostra ultima assemblea. Valorizzare l'identità professionale e scientifica di chi assume la responsabilità della cura delle persone”.

La Cgil
L’apertura di Collettiva è dedicata all’analisi dell’ondata di esuberi attesi con la fine del divieto di licenziamenti, che decadrà il prossimo 1° luglio, cui si aggiungono i dati sull’ultimo sondaggio dell’Osservatorio Futura e i contenuti della mobilitazione nazionale di domani (sabato 26 giugno). Da segnalare anche le riflessioni, prese dall’ultimo numero di Idea Diffusa, sugli scarsi investimenti in ricerca di base previsti dal Pnrr e sulla governance per gestire le risorse derivanti dal Pnrr.

Da segnalare le ragioni della protesta di Sunia, Sicet, Uniat Aps e Unione inquilini che ieri (giovedì 23 giugno) hanno manifestato a Roma davanti al Parlamento; la nascita della rivista “Articolo 33” della Flc Cgil nazionale; la richiesta di Cgil, Cisl e Uil al governo di un confronto sulla riforma fiscale; l’annuncio dello sciopero generale del trasporto aereo per martedì 6 luglio; il rinnovo del contratto collettivo di Poste Italiane e il relativo commento del segretario generale Cgil Maurizio Landini.

Per la rubrica “Buona Memoria”, la prima riunione dell’Assemblea Costituente, avvenuta il 25 giugno 1948.

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.