Oltre 2 milioni di minori vivono in famiglie a rischio povertà ed esclusione sociale, più di uno su quattro: lo certificano gli ultimi dati Istat. “Un dato allarmante che certifica un’emergenza da affrontare urgentemente": questo il commento a caldo della segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi.

I numeri parlano chiaro: sono a rischio povertà o esclusione sociale il 26,7% dei bambini e ragazzi con meno di 16 anni, una percentuale che sale prepotentemente se i minori vivono in famiglie monoreddito (54,5%), in famiglie monogenitoriali con 2 o più figli (53,3%) o in cui è presente solo la madre (48,4%). Peggiori le condizioni dei minori che vivono al Sud o che hanno cittadinanza straniere (43,6%).

Per Barbaresi è “particolarmente allarmante la condizione di grave deprivazione materiale e sociale che riguarda il 6,1% dei minori. Un dato in preoccupante crescita”.

Per la sindacalista “è necessario intervenire urgentemente con efficaci politiche di contrasto alla povertà e inclusive, con percorsi che prendano in carico e supportino le persone a uscire dalla marginalità, che permettano ai servizi pubblici di occuparsi dei bisogni complessi delle persone e delle famiglie disagiate, bisogni non solo economici ma anche abitativi, sociali, sanitari, educativi, assistenziali”.

E poiché Il rischio di deprivazione materiale e sociale cresce tra i minori che non hanno accesso all’asilo nido “è urgente garantire a tutti i bambini e le bambine il diritto a un percorso educativo sin dai primissimi mesi di vita con asili nido accessibili, diffusi nel territorio e gratuiti”.

Attualmente ci sono solo 366 mila posti in asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia, pubblici o privati. “Dunque, solo il 30% dei bambini e bambine, può usufruirne mentre 850 mila bambini e bambine ne sono ancora esclusi”, sottolinea Barbaresi.

La sindacalista rimarca come il Pnrr offre un’occasione irripetibile di investimenti in asili nido e scuole dell’infanzia ma ci sono troppi ritardi con il rischio di non terminare le opere entro le scadenze previste: “a meno di un anno dalla scadenza del Pnrr è stato speso solo il 28% dei fondi; appena il 6% delle opere risulta completato e collaudato, mentre un quinto dei progetti presenta ritardi nella fase di esecuzione delle opere”.

È poi ancor più preoccupante che “i ritardi maggiori si evidenzino nelle Regioni più lontane dall’obiettivo del 33% dei posti nido da garantire entro il 2027.

Inoltre, attacca la dirigente Cgil, “il governo ha recentemente adottato il Piano infanzia, il Piano famiglia e il Piano sociale nei quali nidi e servizi educativi per la prima infanzia sono assolutamente marginali se non sono del tutto assenti”. 

È il segno evidente, conclude, “del disinteresse del governo, per il quale garantire ai bambini e ragazzi di questo Paese una condizione di vita migliore non rappresenta una priorità”.