Brandine ammassate in pochi metri quadrati, letti ricavati nel sottotetto e in locali di fortuna, impianti elettrici improvvisati e pericolosi. È questo lo scenario emerso dal blitz dei carabinieri e dei tecnici della Asl Toscana Centro in una confezione di Iolo, nel distretto pratese, dove accanto alla fabbrica era stato allestito un dormitorio abusivo. Nove posti letto concentrati in cinquanta metri quadrati, senza riscaldamento né adeguata illuminazione, in ambienti giudicati igienicamente precari. Condizioni che la Procura ha definito incompatibili con la tutela della dignità umana.

Nel capannone di via XX Settembre, sede della Confezione Ren Liwei, i militari hanno trovato anche lavoratori impiegati senza permesso di soggiorno e impianti elettrici rudimentali, con un concreto rischio di incendio. Sui tavoli della produzione erano in corso lavorazioni per il pronto moda e, tra il materiale sequestrato, sono state rinvenute etichette riconducibili a marchi noti, segno di una filiera che continua a scaricare verso il basso i costi e i rischi.

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Filctem Cgil: “Stiamo tornando alle stesse condizioni”

A puntare il dito è il segretario generale di Filctem Cgil Prato Pistoia, Juri Meneghetti, che parla dell’ennesima confezione dove illegalità e insicurezza restano elementi predominanti. Per il sindacato, quanto emerso a Iolo è l’ulteriore prova che il sistema di produzione illegale nel distretto pratese continua a operare come sempre, senza risentire della crisi del settore moda e senza alcuna sosta.

Meneghetti sottolinea come la presenza di un dormitorio all’interno o a ridosso della fabbrica richiami scenari già visti, quelli precedenti alla tragedia Teresa Moda. La domanda è diretta e inquietante: stiamo tornando alle stesse situazioni e alle stesse condizioni? Per Filctem Cgil la risposta è sotto gli occhi di tutti, ed è inaccettabile.

Controlli necessari, ma serve colpire la filiera

Il sindacato riconosce l’importanza dei controlli, che restano uno strumento fondamentale per contrastare illegalità e sfruttamento lavorativo. Ma, avverte Meneghetti, il contrasto sarebbe molto più efficace se venissero chiamati puntualmente in causa anche i committenti. Senza responsabilità lungo la filiera, il lavoro può continuare a passare da un’azienda all’altra come se nulla fosse, senza verifiche reali sulle condizioni in cui viene svolto.

Su questo terreno, Cgil e Filctem Cgil rivendicano un risultato politico preciso: lo stralcio dello “scudo penale” per i committenti, inizialmente inserito nel disegno di legge sulle Pmi. Una scelta che, per il sindacato, restituisce centralità al principio di responsabilità lungo tutta la catena produttiva.

L’audizione in Parlamento e la linea della Cgil

Nei giorni scorsi il tema è stato portato anche alla Camera dei Deputati. Meneghetti, insieme al segretario generale della Cgil Prato Pistoia Daniele Gioffredi, è intervenuto in audizione davanti alla Commissione Lavoro, ribadendo la necessità di eliminare ogni forma di tutela per chi beneficia indirettamente dello sfruttamento. Lo stralcio dello “scudo penale” viene definito una vittoria della Cgil e delle categorie tessili che si sono mosse in modo unitario.

Per Gioffredi, i controlli sono indispensabili ma non sufficienti. Non servono commissariamenti, serve un’azione decisa delle istituzioni e, soprattutto, servono politiche socio-industriali capaci di tutelare il lavoro, favorire l’innovazione e costruire un contesto di contrasto strutturale all’illegalità. Solo così, conclude il sindacato, sarà possibile difendere davvero il made in Italy e le tante aziende che operano nel rispetto delle regole.