"...Nessuna prova che Israele abbia mitragliato civili a Gaza” aveva detto qualche giorno fa Incoronata Boccia, giornalista e capo ufficio stampa della Rai. La Slc Cgil ha definito farneticanti, quanto irricevibili, le esternazioni della Responsabile dell'Ufficio stampa Rai, e bollato gli attacchi contro il giornalista che ieri raccontava le proteste davanti allo Stadio di Udine come “l'ennesima riprova di quanto, in questo paese, si stia tentando di negare il genocidio del popolo palestinese e il suo diritto all'esistenza”. Solo l’ultima di una lunga serie di reazioni scomposte da parte di chi dovrebbe fare servizio pubblico e informare i cittadini.

L’aveva preceduta Vespa, con la sua intervista poco polite all’attivista della Global Sumud Flotilla, nella puntata andata in onda i primi di ottobre. “Al di là dei modi e della maleducazione di alcune affermazioni, quello che continua a preoccuparci è l'incapacità dei vertici Rai di capire quale dovrebbe essere il ruolo del servizio pubblico. – aveva già commentato il segretario generale della Slc Riccardo Saccone.

 In una vicenda così complessa e dolorosa come quella del genocidio del popolo palestinese noi avremmo bisogno di una informazione ‘pubblica’ che aiuti il Paese a capire cosa sta accadendo”. Poco prima del 7 ottobre, era arrivata la notizia della cancellazione del film No other land dal palinsesto di Rai 3, precedentemente annunciato per la prima serata.

Il sindacato parla di una vera e propria “guerra ideologica che trova il suo terreno fertile in Rai, che, in quanto servizio pubblico, dovrebbe invece assicurare la corretta narrazione dei fatti, e non un racconto edulcorato a uso e consumo di qualche parte politica”.

Nelle ultime settimane si sono fatti sempre più frequenti e ormai innegabili gli episodi che hanno rivelato una governance Rai fragile ed estremamente orientata, incapace di mantenere il bilancino di una narrazione equilibrata dei fatti. “Rai sembra ormai una nave allo sbando – commenta la Slc - fra ascolti che vanno malissimo, schizofrenie organizzative e disservizi come quello di domenica scorsa a Saxa Rubra, che è costata la diretta di qualche programma. Sarebbe il caso che i vertici aziendali comincino a prendere una posizione netta su quello che sta avvenendo, sia nel caso delle esternazioni della responsabile dell'Ufficio Stampa, sia nei casi quotidiani di errori, gaffe, affermazioni fuori luogo che stanno minando la credibilità residua del servizio pubblico”.

In questo scenario, il 2027 non sembra poi così lontano. Il rinnovo del Contratto di Servizio si avvicina e, di questo passo, rischia di configurarsi come qualcosa di molto di più che un semplice rituale. “Da una parte la Rai chiede ai dipendenti di annullare i propri diritti civili e le proprie opinioni personali con regolamenti di condotta durante le fasi elettorali poi condannati da un tribunale italiano come discriminatori”.

 Saccone così ricorda la recente vicenda dei giornalisti discriminati per aver partecipato ai comitati elettorali referendari, per cui la Rai è stata condannata a pagare un risarcimento. “Dall'altra – prosegue il segretario – tollera che il conduttore di quel poco che rimane di approfondimento politico censuri e redarguisca, anche in modo sguaiato, la persona intervistata con le stesse motivazioni, lo stesso grossolano sarcasmo del governo, senza mostrare il minimo interesse a comprendere e a far comprendere agli spettatori le ragioni delle persone che hanno deciso di mettersi in gioco in prima persona”.

Le affermazioni di Incoronata Boccia non sono che l’ultimo esempio di un servizio pubblico che fa sempre più fatica a parlare ai cittadini, come dimostra il calo in picchiata degli ascolti nelle ultime settimane. “Davvero nessuno si preoccupa? - conclude la Slc - Lo ripetiamo da mesi: la Rai è un bene comune che sempre meno cittadini considerano come tale. Questo è un male per la democrazia del Paese e per il destino di un'azienda che dà lavoro a migliaia e migliaia di persone tra diretti e indiretti”.

Per citare proprio Incoronata Boccia: “Vergogna, Vergogna, Vergogna”. Non al giornalismo che si suicida, ma chi, come lei, lo uccide con affermazioni gravi come le sue.