Arriva nei cinema italiani La voce di Hind Rajab, il film di Kaouther Ben Hania che ha scosso l’ultimo Festival di Venezia, portando a casa il Leone d’argento, il secondo premio della kermesse assegnato dalla giuria di Alexander Payne.

Da giovedì 25 settembre tutti potranno vederlo: il distributore I Wonder lo porta nelle sale del nostro Paese, solo in lingua originale con sottotitoli, condizione essenziale per ascoltare la voce della piccola Hind Rajab che è il senso del film.

La bimba di sei anni è stata uccisa dai proiettili dei soldati israeliani, diventando un simbolo proprio perché ci ha lasciato la sua voce come allarme nel presente e alla memoria futura.

La tragedia e i rischi dei soccorritori

La storia si svolge il 29 gennaio 2024. I volontari della Mezzaluna Rossa ricevono una chiamata d’emergenza: una bambina di sei anni, intrappolata in un’automobile sotto il fuoco di una sparatoria a Gaza, implora di essere soccorsa. Resta nascosta, piange, prega che le salvino la vita. L’emozione e il panico si diffonde nella sala, anche tra gli operatori più esperti.

Il protocollo vieta però di andare in soccorso senza autorizzazione, perché anche un tragitto di pochi minuti porterebbe alla morte i lavoratori e le lavoratrici della Mezzaluna, già decimati dai colpi dell’esercito israeliano nel corso della loro attività di salvataggio. Bisogna quindi aspettare il protocollo di sicurezza del percorso e intanto parlare con la bimba al telefono, per evitare che scivoli nella disperazione e la situazione si incarti senza uscita.

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La voce vera di Hind Rajab

Il film della regista tunisina Kaouther Ben Hania propone un congegno cinematografico estremo e particolare: gli attori rimettono in scena la “stanza dei soccorsi”, ma la voce registrata è quella della vera Hind Rajab, sentiamo la piccola che chiede aiuto e implora di essere salvata. Seppure la ricostruzione sia di finzione, quindi, l’audio autentico crea un cortocircuito struggente. Non solo sentiamo la bimba, ma come detto seguiamo anche i tormenti interiori dei soccorritori, i quali non possono perdere altri operatori per colpa degli israeliani.

Nella porzione finale il racconto si trasforma in documentario “puro”, ecco allora la vera auto crivellata dei colpi e l’estrazione dei corpi, anzi ciò che resta, posti in fuori fuoco. Nella laguna veneziana, abituata a lustrini e tappeti rossi, il film ha commosso tutti dalla prima proiezione, bastava vedere il pubblico in lacrime sui titoli di coda in Sala grande. Una visione a tratti insopportabile, una durissima denuncia contro il governo israeliano che uccide senza pietà.

La regista: una morte inaccettabile, ma il cinema resiste

Così lo ha presentato Kaouther Ben Hania: “Al centro del film c'è qualcosa di molto semplice e molto difficile da tollerare. Non posso accettare un mondo in cui un bambino chiede aiuto e nessuno accorre: quel dolore, quel fallimento, appartiene a tutti noi. Questa storia non riguarda solo Gaza, parla di un dolore universale. E credo che la finzione sia lo strumento più potente del cinema, più potente del rumore delle ultime notizie o dell’oblio dello scorrimento, perché il cinema può conservare una memoria e può resistere all’amnesia”.

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I critici: grande film che restituisce la dimensione della tragedia

In attesa della reazione del pubblico italiano, il film ha convinto la critica. Il Sindacato nazionale dei critici cinematografici italiani (Sncci) lo ha designato Film della critica con la seguente motivazione: “Spingendosi con coraggio e determinazione nella ricostruzione dei tragici eventi accaduti il 29 gennaio 2024 a Gaza, Kaouther Ben Hania crea un’intensa tessitura drammatica basata sulla finzione scenica per dare rilievo alla terribile realtà dei fatti testimoniata dalle registrazioni delle vere telefonate tra gli operatori della Mezzaluna Rossa e una bambina di sei anni, che chiedeva aiuto, chiusa in un'auto accerchiata dai carri armati dell’esercito israeliano, mentre il resto della famiglia era già morta”.

Il film inoltre “intreccia con limpida tensione etica il piano della finzione scenica e quello della verità documentata; offre allo spettatore una testimonianza segnata da sconcerto, indignazione, dolore e pietà, che restituisce le dimensioni reali della disumanizzante tragedia in atto nel territorio palestinese”.

C’è poco da aggiungere, c’è solo da vedere: affrontate questo film in sala, non sarà un’esperienza facile, ma di certo è uno shock necessario.