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La Cgil Roma e Lazio fa sapere che "dall’aggiornamento del rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie non emergono segnali incoraggianti per il Lazio e per Roma. I dati relativi al triennio 2022-2024 confermano infatti un ricorso ancora molto elevato ai contratti a tempo determinato e di breve durata, con un’intensità nettamente superiore alla media nazionale. Nel 2024, mentre a livello nazionale le attivazioni risultano sostanzialmente stabili e le cessazioni tendono ad aumentare, nel Lazio si registra una diminuzione di entrambe: i contratti passano da 1.970.647 attivazioni e 1.867.274 cessazioni nel 2023 a 1.876.816 attivazioni e 1.817.532 cessazioni nel 2024".
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"Il saldo occupazionale – continua la nota – rimane positivo (+27.510 persone), ma si riduce drasticamente rispetto al 2023, quando era pari a +59.148, e non si traduce in una maggiore stabilità lavorativa. Al contrario, segnala un rallentamento complessivo del mercato del lavoro. Prosegue inoltre il calo dei contratti a tempo indeterminato, che scendono dal 18% del 2009 all’8,3% del 2024, accompagnato da una riduzione anche del numero di persone coinvolte”.
Il sindacato spiega poi che la composizione contrattuale conferma un modello sempre più sbilanciato sul lavoro non stabile: nel 2024 il tempo determinato vale 1.197.780 attivazioni, pari a circa il 63,9% del totale, mentre crescono le collaborazioni (126.978, +10,0%) e soprattutto il lavoro intermittente (75.057, +22,5%). Si rafforzano dunque le forme più discontinue proprio in una fase di riduzione complessiva dei volumi occupazionali.
L’elevata incidenza del tempo determinato e delle altre tipologie di lavoro precario comporta che il 78% dei contratti si interrompa alla scadenza naturale. La durata effettiva dei rapporti di lavoro resta estremamente breve: il 57,4% dei contratti dura meno di 30 giorni e, a livello regionale, i contratti di un solo giorno rappresentano ancora il 35,2% delle cessazioni, un valore ben superiore alla media nazionale del 12,7%. Questa tipologia contrattuale continua a rappresentare una vera e propria piaga soprattutto a Roma, dove si concentra il 90% delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti e il 92% dei contratti di un giorno.
Un territorio diseguale
Dal punto di vista territoriale, nella sola città di Roma si concentra il 73% dei contratti sottoscritti; seguono l’area metropolitana con il 12%, la provincia di Latina con l’8%, Frosinone e Viterbo con il 3% e Rieti con l’1%. Sul piano settoriale, il Lazio continua a essere fortemente polarizzato sui servizi". "Nel complesso - precisa la Cgil - il quadro che emerge è quello di un mercato del lavoro che non migliora né in termini di qualità né di quantità. Il saldo positivo, da solo, non è un indicatore sufficiente. È necessario puntare sulla creazione di occupazione stabile e di qualità, garantendo diritti, tutele e retribuzioni adeguate, e avviare un vero piano di sviluppo e industriale capace di rilanciare l’intero territorio regionale e ridurre gli squilibri territoriali".
"Il lavoro nel Lazio continua a essere sempre più precario e discontinuo – dichiara il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio Natale Di Cola – I dati, che smentiscono la propaganda del governo mostrano gli effetti della legge di bilancio dello scorso anno e indicano che la manovra attualmente in discussione non migliorerà in alcun modo la situazione, perché non investe nella creazione di occupazione di qualità né nello sviluppo del Paese.
Con queste premesse e con l’esaurirsi della spinta generata dal Pnrr e dal Giubileo, il 2026 rischia di essere un anno difficile, con tutti gli indicatori in peggioramento, sia per la qualità sia per la quantità dell’occupazione. I dati delle comunicazioni obbligatorie sulla nuova occupazione devono preoccupare le istituzioni del territorio, che devono fare la propria parte per contrastare la precarietà e favorire, guardando alle nuove generazioni, la creazione di lavoro stabile, sicuro, tutelato e dignitoso.
In questo quadro, siamo convinti che il Comune di Roma, dove si concentra circa il 75% delle nuove assunzioni dell’intera Regione Lazio, debba aprire una discussione sul proprio modello di sviluppo, a partire dalla questione salariale, promuovendo una conferenza cittadina sul tema”, conclude Di Cola.






















