La politica degli sgomberi intrapresa dal Governo Meloni, iniziata con il centro sociale Leoncavallo di Milano, prosegue e vede in testa agli obiettivi lo Spin Time Labs di Roma. Per questo motivo il centro romano ha indetto un’assemblea pubblica per il 10 gennaio allo scopo di sensibilizzare e coinvolgere tutte le realtà territoriali.

Una risposta anticipata era già stata data dal segretario generale Cgil Roma e Lazio Natale Di Cola, il quale ha ritenuto d’intervenire sul rischio dello sgombero affermando che “la destra sta usando le istituzioni per smantellare esperienze sociali e percorsi dal basso di mutualismo e partecipazione politica che hanno fatto e fanno bene alla comunità, come Spin Time Labs. Il piano di sgomberi non ha nulla a che vedere con il tanto sbandierato ‘ripristino della legalità’, né con la sicurezza”.

Di Cola evidenzia che “se davvero fosse così verrebbero sgomberati i covi dei neofascisti per l’aperto contrasto ai più basilari principi democratici, per l’uso della violenza come strumento politico e per l’intreccio criminale, sempre più stretto, con le cosche mafiose, come emerso in diverse inchieste. La verità è un’altra, e chi equipara alcune realtà è in cattiva fede".

Il modello Spin Time Labs 

Abbiamo quindi chiesto ad Andrea Alzetta, esponente di Spin Time Labs, noto ai più come ‘Tarzan’, cosa accadrebbe nei fatti se il ministero degli Interni decidesse lo sgombero al termine dell’anno giubilare, durante il quale, viste anche le posizioni prese dalla Chiesa circa il valore sociale del centro, il governo ha preferito non procedere. “Intere famiglie, in tutto 150 di 27 nazionalità diverse, rimarrebbero ovviamente senza un tetto sulla testa – ci risponde – perché prima degli sgomberi i responsabili non cercano mai soluzioni alternative per dare risposte abitative”.

© Marco Merlini
© Marco Merlini
© Marco Merlini

Alzetta vuole però sottolineare che “il vero tema sta soprattutto nel fatto che verrebbe distrutto un modello di comunità e di welfare comunitario che costituisce una sperimentazione da tanti punti di vista, come la capacità di emancipazione delle persone più fragili, di produrre un'idea diversa proprio di costruire società, l'idea di fare formazione permanente provando a intrecciarsi con le realtà territoriali. Tutto ciò è esattamente quello che la destra vuole cancellare, che si rompa la solitudine e si ricostruiscano identità collettive. La destra non gradisce la possibilità di utilizzare a fini sociali e abitativi il patrimonio pubblico e anche privato abbandonato,  per costruire un meccanismo di città che con l'amministrazione comunale rigenera il tessuto sociale”.

Daniele Leone/Sintesi
Daniele Leone/Sintesi
Spin Time Labs (Daniele Leone/Sintesi)

Con gli sgomberi inoltre c'è un'invasione di campo da parte del governo circa le prerogative dei Comuni: “Sia a Milano sia a Torino – afferma Alzetta – sono intervenuti senza considerare che erano in corso trattative tra le istituzioni e i due centri sociali, Leoncavallo e Askatasuna. Nel caso di Spin Time c’è anche il fatto che il centro rientra nel piano casa del Comune di Roma. L’attacco non sarebbe quindi solamente a Spin Time, ma anche al Campidoglio, che a questo punto deve alzare la testa e pretendere che una realtà come la nostra non solo non sia sgombrata, ma venga invece valorizzata e regolarizzata”.

Gli sgomberi mirati sono rappresaglie

A Roma da anni è in atto la polemica che riguarda invece l’assenza di volontà di sgomberare invece Casa Pound, un centro sociale di estrema destra. Andrea Alzetta non esclude che, contestualmente all’azione che le autorità potrebbero a breve intraprendere con Spin Time Labs, si potrebbe verificare anche lo sgombero di Casa Pound, ma precisa: “Il punto è che le due realtà non sono paragonabili, perché a fronte delle centinaia di occupazioni abitative e sperimentazioni sociali che ci sono in Italia, l'unica occupazione di destra è condotta da fascisti. Potrebbero usare il suo sgombero per poi giustificare quello di tutti gli altri centri”. 

L’impossibilità di mettere sullo stesso piano Casa Pound e Spin Time Labs risiede anche nelle molteplici attività di quest’ultima, dal coworking al teatro che ospita spettacoli, concerti, proiezioni, alla redazione dei giovani di Scomodo e anche nella “dispersione scolastica pari a zero dei bambini che risiedono nel palazzo, seguiti anche nel dopo scuola. Va a finire in miseria se riduciamo tutto a un problema di ordine pubblico”. 

Dialogo, partecipazione e sostegno esterno

Il centro abitativo e culturale romano, nel suo palazzo di dieci piani che fu dell’Inpdap (nel quartiere Esquilino), per affrontare l’evenienza di uno sgombero sta preparando una serie di appuntamenti interni e pubblici, primo fra tutti quello del 10 gennaio anticipato da un’assemblea interna. Alzetta fa sapere: “Chiameremo tutte le centinaia di realtà che sono venute all'incontro dei movimenti popolari a manifestare anche nei loro territori in solidarietà a Spin Time Labs.

Daniele Leone/Sintesi
Daniele Leone/Sintesi
Il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski con gli occupanti del palazzo (Daniele Leone/Sintesi)

Proveremo, anche tramite i rapporti che si sono costruiti con la Chiesa (nel 2019 il cardinale elemosiniere del Papa riattivò la corrente elettrica staccata per morosità, ndr.), a capire anche come la capacità di costruzione di dialogo produca un meccanismo costituente che metta insieme le realtà che governano le città progressiste, la Chiesa, i movimenti sociali e i sindacati. Questo attraverso la capacità di immaginarci alternative all'austerità, alla guerra, a un'idea di di sviluppo che è basata solo sul mercato”.

Per questo Di Cola, nell’affermare che “gli sgomberi sono in realtà una rappresaglia”, e che Spin Time Labs è nella “lista dei bersagli da colpire nonostante la rilevanza sociale delle sue attività sia talmente riconosciuta da aver portato al suo coinvolgimento anche nelle iniziative del Giubileo”, rinnova il sostegno del sindacato: “Saremo al loro fianco per difendere il bene che fa. Ci aspettiamo che il Comune di Roma e la Prefettura facciano la propria parte affinché la solidarietà non venga criminalizzata e repressa”.