Angelo Cotugno, un operaio di San Marzano, provincia di Taranto, di 58 anni, questa mattina, 9 aprile, è morto folgorato nel cantiere stradale della Taranto-Avetrana. Secondo una prima ricostruzione, l’uomo, dipendente dell'impresa Semat, stava utilizzando una motopompa per il getto quando la macchina ha urtato un cavo dell’alta tensione determinando la scossa che lo ha ucciso l'uomo.

Vani i soccorsi. Sul posto si sono radunati i colleghi di lavoro e sono intervenuti anche lo Spesal e le forze di polizia. La Semat in queste settimane è stata al centro delle proteste dei dipendenti in quanto non ha pagato – anticipandoli rispetto all'Inps – i trattamenti di cassa integrazione relativi ai mesi finali del 2023. L'azienda è creditrice di circa 33 milioni da Acciaierie d'Italia, ex Ilva, per lavori non pagati e ha presentato domanda al Tribunale di Brescia – città dove è la sede legale della società – per la gestione della crisi. Il gruppo Semat è presente da molti anni a Taranto.

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Giovanni D’Arcangelo, Cgil Taranto: “Basta con il solito cordoglio, bisogna fermare questa mattanza”

“Lo abbiamo detto troppe volte ‘adesso basta’: ora, la morte di Angelo Cotugno inchioda tutti alle proprie responsabilità”. A dirlo è il segretario Fillea Cgil Taranto, Francesco Bardinella: “La dinamica è in fase di accertamento, chiediamo che vengano individuate definitivamente le responsabilità”.

Bardinella evidenzia “la condizione in cui questi operai vivono da tempo. La Semat ha presentato istanza di concordato e in quella gettata di cemento, vicino ai cavi dell'alta tensione, c'era anche tutta l'angoscia di chi è precario ormai da troppo tempo”.

Il segretario Cgil Taranto, Giovanni D'Arcangelo, sottolinea la necessità di “intervenire per cambiare le leggi sul lavoro, sulla sicurezza delle persone, sulla prevenzione. Negli appalti si concentrano gli incidenti mortali maggiori. Basta con il solito cordoglio, bisogna fermare questa mattanza di persone che escono di casa la mattina per lavorare e non tornano più dai loro cari”.