“Stellantis: la grande fuga”. Mai titolo è stato più azzeccato, per dimostrare il sostanziale disimpegno dell’ex Fiat dall’Italia in termini di occupazione, produzione e investimenti. A fornire cifre e quadro d’insieme è stata la Fiom Cgil nazionale che oggi (lunedì 29 settembre) ha presentato a Roma l’omonima ricerca, realizzata sulla base dell’analisi dei bilanci del gruppo, alla presenza di Michele De Palma (segretario generale Fiom Cgil) e Matteo Gaddi (Ufficio studi Fiom Cgil).

"Abbiamo fatto una radiografia, attraverso l’analisi dei bilanci, della situazione di Stellantis”, ha detto il leader Fiom Michele De Palma: “C’è un numero che spiega, più di ogni altro, il tema della fuga dal nostro Paese, del disinvestimento e delle scelte fatte finora: 14 miliardi di dividendi nell'arco degli anni dal 2021 al 2024. Tutto questo mentre il 62 per cento dei lavoratori sono coinvolti da ammortizzatori sociali e circa 10 mila sono andati via dall’azienda con degli incentivi”.

Il crollo dell’occupazione

Dal 2020 al 2024 si sono persi in Italia 9.656 posti di lavoro (per la precisione: erano 37.288, sono scesi a 27.632). A questi vanno aggiunti 6.294 addetti trasferiti da altre società del gruppo verso Stellantis (la maggior parte provenienti da Sevel nel 2022, che nel 2021 contava 5.448 addetti).

Le uscite volontarie nel periodo 2024-2025 sono 6.052 (di cui 3.700 nel 2024 e 2.352 annunciate per l’anno in corso). Nel 2024 i costi delle ristrutturazioni occupazionali sono stati pari a 777.276.000 euro, realizzate attraverso accordi sindacali (non firmati dalla Fiom) nei plant e nelle aree di staff del gruppo con specifiche iniziative di uscita con accompagnamento alla pensione per i lavoratori più anziani e di voluntary leave mediante risoluzioni del rapporto di lavoro.

Il boom degli ammortizzatori sociali

Il 61,68% dei dipendenti Stellantis dei 22 stabilimenti risulta coinvolto da ammortizzatori sociali: sono 20.233 su 32.803 complessivi. I numeri più alti si registrano negli impianti di Melfi (4.860 su 5.400), Atessa (4.784 su 4.850), Pomigliano d’Arco (3.750, ossia l’intero personale), Cassino (1.960 su 2.350) e Mirafiori Carrozzerie (1.907, ossia l’intero personale).

Ma gli ammortizzatori sociali stanno dilagando anche tra i principali fornitori della componentistica. Su sette aziende campionate, gli addetti attualmente in cassa integrazione o contratti di solidarietà, attualmente impegnati su commesse Stellantis, sono 8.523 (su 13.865 complessivi). Le situazioni più preoccupanti sono quelle della Marelli (2.572 su 6.021), della Denso (2.449 su 2.852) e della Lear (1.138 su 1.155).

Produzione a picco

In Italia in 20 anni (dal 2004 al 2024) è stata persa una produzione di automobili pari a 515.944 unità (da 805.098 a 289.154). Considerando anche i veicoli commerciali, la perdita complessiva di volumi è stata di 520.798 unità. Da segnalare che delle nuove produzioni lanciate da Stellantis, molte mass market, nessuna si produce in Italia: la Topolino in Marocco, la Fiat 600 e Alfa Junior in Polonia, la Grande Panda in Serbia e la Nuova Lancia Y in Spagna.

Remo Casilli/Ag.Sintesi

In netta discesa è anche la quota di mercato. Nel periodo 2022-2024 il calo è stato del 6,1% in Italia (dal 35,2 al 29,1%) e del 3% in Europa (dal 18,2 al 15,2%). Un calo che non si arresta: nel primo semestre 2025 (rispetto al medesimo periodo del 2024) Stellantis ha perso il 2,9% in Italia e l’1,4% in Europa. “Il calo della produzione di autoveicoli Stellantis non può essere solamente imputato al calo della domanda”, precisa la Fiom, rilevando che “a prescindere dall’andamento delle vendite complessive del settore, Stellantis continua a perdere quote di mercato sia in Italia sia in Europa”.

Patrimonio netto impoverito e investimenti in calo

Dal 31 dicembre 2020 al 31 dicembre 2024 il patrimonio netto (ossia le risorse proprie su cui può contare Stellantis) è calato di 1.234.598.000 euro. “A questo risultato ha contribuito la distribuzione di due miliardi di dividendi dell’utile realizzato nel 2023”, sottolinea la Fiom: “Se le risorse fossero state lasciate in azienda, oggi ci troveremmo con una società con una maggior solidità patrimoniale”.

Concludiamo con gli investimenti. “Dal 2021 al 2024 la riduzione più vistosa – evidenzia la Fiom – riguarda le attrezzature industriali, quasi 571 milioni di euro, mentre gli impianti calano di oltre 297 milioni di euro”. Forte il decremento anche per le spese di ricerca e sviluppo: dal 2014 al 2024 sono scese di ben 677,2 milioni di euro; in particolare, il saldo negativo tra il 2023 (quando erano pari a 375 milioni di euro) e il 2024 è di 61,1 milioni di euro (oggi sono pari a 314,3 milioni di euro).

De Palma, Fiom: “Il nostro obiettivo è rilanciare l’azienda”

"Il piano Tavares è chiaramente fallito”, ha detto il segretario generale Michele De Palma: “Per il nuovo amministratore delegato Filosa si apre ora una nuova sfida, e noi siamo qui per dirgli che è necessario e urgente un confronto, perché il nostro obiettivo è rilanciare l'azienda, rilanciare il lavoro, e questo si può realizzare soltanto attraverso gli investimenti”.

Per il leader sindacale Stellantis deve “riprendere la sua vocazione, la storia della Fiat. Ha fatto grandi automobili per il popolo: la Uno, la Panda, la Punto. Eravamo in grado di produrre auto di massa, facevamo motori che funzionavano. Oggi non produciamo più auto di massa, perché gran parte di queste sono state delocalizzate in altri Paesi, in Europa e anche fuori dall'Europa”.

Sulla questione dell'andamento del mercato, De Palma evidenzia che “bisogna smetterla con gli inganni. Certamente c’è una contrazione nel mercato europeo, ma comunque in quel mercato Stellantis perde quote. E le perde perché le auto vengono offerte da altri costruttori e accettate in maniera migliore di quelle prodotte da Stellantis. Occorrono qualità del prodotto, moltiplicazione dei modelli e anche una politica dei prezzi, che possa consentire alla classe media di acquistare nuove automobili”.

De Palma sottolinea che “le politiche fatte dall’Unione Europea stanno facendo danni inenarrabili. Introdurre un dazio del 15 per cento su qualsiasi merce venga venduta negli Stati Uniti vuol dire non vendere più un’auto in quel Paese, perché tutta la marginalità che ci può essere nella vendita di un'auto è bruciata dai dazi imposti dagli Stati Uniti. Riguardo il documento che hanno presentato, l’Automotive Action Plan, bisogna sottolineare che non sono state messe risorse: senza risorse non si fanno investimenti, non si fa quel salto tecnologico che ci permetterebbe di poter competere con gli altri produttori mondiali”.

Riguardo il ruolo dell’esecutivo, l’esponente sindacale rimarca che “il governo spesso interviene con i bonus all’acquisto. Una misura che finora non ha avuto alcun effetto sia dal punto di vista occupazionale sia da quello delle produzioni in Italia. Questo accade perché non c’è alcun vincolo rispetto a dove si realizza la produzione. Noi chiediamo di introdurre un parametro, per cui l'80 per cento di quel determinato veicolo deve essere realizzato in Italia e in Europa, perché non possiamo dare soldi della fiscalità generale per sostenere qualsiasi vendita venga fatta all’interno del nostro Paese”.

La nostra preoccupazione, prosegue il segretario generale Fiom, considerata “l’attuale forte tensione del gruppo sull’area Nafta, in particolare riguardo la produzione e le vendite negli Stati Uniti, è che la maggioranza delle risorse si concentri su quel Paese, mettendo da parte gli investimenti che riguardano l'Europa, con l’Italia che sta pagando il prezzo più alto. A questo bisogna aggiungere che, anche da un punto di vista previsionale, si conferma la svalutazione del valore degli impianti in Italia, il che lascia pensare che il disimpegno dal nostro Paese potrebbe continuare”.

De Palma così conclude: “Tutte queste proposte le porteremo all'attenzione sia della maggioranza sia dell’opposizione del nostro Paese. Inoltre partirà una campagna di assemblee in tutti gli stabilimenti Stellantis, comprese le aziende della componentistica. Noi chiediamo sia all’amministratore delegato sia al governo un confronto urgente sulla situazione di Stellantis: se questi non avverranno entro un mese, siamo pronti alla mobilitazione”.