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È sciopero per salvare 9mila posti lavoro, è sciopero per difendere l’efficienza della giustizia. Sono 12mila i cosiddetti precari della giustizia: quei lavoratori e lavoratrici assunti con i fondi del Pnrr per istituire l’Ufficio per il processo, che in questi anni hanno consentito una velocizzazione delle procedure e la riduzione dei tempi dei processi. Ebbene 9mila di questi a luglio 2026 non avranno più una occupazione, scadrà il loro contratto a tempo determinato e il governo ha deciso di non stabilizzarli.
Venerdì 5 dicembre, allora, il personale del ministero della Giustizia sarà in sciopero; si sono dati appuntamento a Roma di fronte a Palazzo Vidoni per una manifestazione alla quale parteciperà anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini.
Spiega le ragioni dello sciopero Florindo Oliverio, segretario nazionale della Fp Cgil: “Non stabilizzare i 12mila precari vuol dire chiudere servizi di tribunali e corti d’appello, in cui i precari dal 2022 sono almeno la metà del personale in servizio. Non stabilizzare i 12mila precari vuol dire ritornare a un modo di lavorare precedente, inefficace, vecchio, incapace di migliorarsi progressivamente. L’apporto dei Funzionari Upp ha cambiato il modo di lavoro dei magistrati che lavorando in team e non più in solitaria migliorano anche la qualità della decisione”.
Mentre si discute di una riforma della giustizia che in realtà è una riforma della magistratura che lede l’autonomia della magistratura, la quale diventerebbe sottoposta all’esecutivo, e soprattutto si rompe quell’equilibrio tra i poteri dello Stato fondamento della Costituzione contrabbandandola per riforma che serve ai cittadini, in realtà mandando a casa chi in questi anni ha contribuito ai processi, mentre avviene tutto questo si lede il diritto di cittadini e cittadine a una giustizia efficiente.
Aggiunge il segretario della Fp Cgil: “La volontà del governo è chiara: indebolire la macchina della giustizia e assoggettare la magistratura al potere politico”.
Il Senato sta esaminando la manovra: se lì non vi sono le risorse per le assunzioni a tempo indeterminato, è chiaro che “i precari della giustizia” andranno a casa. Lo spiega bene il dirigente sindacale: “Nella legge di bilancio non ci sono soldi per aumentare il contingente di 3mila posti a tempo indeterminato della precedente legge di bilancio (2.600 + 400). Se si continua a parlare di 6mila è perché da un lato si usano le risorse per i 1.500 funzionari che avrebbero dovuto assumere già dal 2022 (inadempienti verso l’Europa) e le risorse dei piani assunzionali già autorizzati”. “Un capolavoro – aggiunge -: si chiude l’esperienza dell’Ufficio per il Processo, dall’altro lato si scatena nuova conflittualità tra lavoratori, distraendo risorse eventualmente utilizzabili per le progressioni verticali in deroga”.
Ma se il centro della questione è o dovrebbe essere l’efficienza della giustizia allora siamo davvero in alto mare, non solo rispetto alla mancata stabilizzazione dei precari Pnrr. Da anni – secondo la Fp Cgil - il ministero della Giustizia non si preoccupa di valorizzare e riconoscere le professionalità del proprio personale lasciando carriere ferme al palo e aspettative disattese. Con punte di scoperture di organico di oltre il 50% che mettono a rischio chiusura i servizi di Tribunali e Corti d’Appello, ci sarebbero gli spazi per stabilizzare tutti i precari e fare nuove assunzioni al Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria e agli archivi notarili, ma anche per quei profili particolarmente in sofferenza del Dap (Amministrazione penitenziaria) e Dgmc (Giustizia minorile) come funzionari contabili, del servizio sociale, tecnici e For, giuridico-pedagogici ed educatori oltre agli assistenti amministrativi.
Per questo, è fondamentale che “la legge di bilancio stanzi le risorse necessarie a dare risposte a tutto il personale del ministero della Giustizia”. Ed è per questo che venerdì 5 dicembre è sciopero di tutte le articolazioni del dicastero.
La mobilitazione proseguirà ben oltre l’approvazione della legge di bilancio. Il perché lo spiega ancora Florindo Oliverio: “Ci mobilitiamo anche prendendoci spazio nell’ambito della campagna referendaria di primavera contro l’ennesima (contro)riforma della giustizia che, attraverso la parola d’ordine della separazione delle carriere della magistratura in realtà tenta di assoggettarla al potere politico. Si stravolge la nostra Carta Costituzionale, che difende l’indipendenza e l’auto regolamentazione dei giudici, si cancella il diritto a una giustizia giusta perché concreta, ossia l’uguaglianza di tutti davanti alla legge”.
“La vertenza per la stabilizzazione – aggiunge - non è altro dalla difesa del diritto universale alla giustizia, perché non stabilizzare i 12mila precari significa far venire meno la ragionevole durata del processo sancito dall’art. 111 della Costituzione”.
Le prossime settimane, allora, saranno dense di iniziative per far vincere il No al referendum confermativo. Conclude il segretario della Fp: “Nelle prossime settimane saremo impegnati a livello nazionale come in tutti territori per mettere in campo, al fianco del Comitato per il No di Anm, i nostri comitati per il No composti da lavoratori, cittadini, rappresentanti della società civile, perché la giustizia è bene comune del Paese. Il referendum non può ridursi a una querelle tra governo e magistrati, ma interviene su un diritto fondamentale dei cittadini”.






















