Un’altra giornata di ordinaria violenza ha scosso l’ufficio postale di Voghera in via Furini. È successo lo scorso venerdì 1° agosto, nel pieno del primo giorno di pagamento delle pensioni. Un cliente, esasperato dalle interminabili code, ha sfondato la protezione in plexiglas, insultato la sportellista e lanciato oggetti contro lavoratori e utenti. Solo l’intervento tempestivo dei presenti ha evitato il peggio.

“Non è un caso isolato” ricordano Emanuele Colombo e Madelon Epifani, Slc Cgil Pavia. Lo stesso ufficio, infatti, collocato in una zona periferica della città e con vie di fuga velocissime, è finito nel mirino di rapinatori in almeno tre occasioni: 30 giugno 2023, settembre 2020 e 1° aprile 2009. “A questi episodi si sommano tentativi sventati, minacce verbali e danneggiamenti che testimoniano una fragilità strutturale nota da anni – proseguono i due sindacalisti - Quello che accade in via Furini fotografa una condizione comune a moltissimi sportelli postali e, più in generale, a chiunque lavori a contatto con il pubblico”.

Come il sindacato denuncia da tempo e anche in altri settori pubblici, “a essere sotto attacco è l’idea stessa di servizio, svalutata da scelte organizzative miopi e da un clima sociale sempre più teso”. La carenza di personale in Poste Italiane ha raggiunto livelli insostenibili. Negli ultimi anni i pensionamenti non sono stati coperti, le filiali restano sprovviste e gli addetti in servizio – in carenza di organico - devono gestire flussi di utenza crescenti senza pause, formazione specifica né adeguato supporto psicologico.

Le code si allungano, la frustrazione cresce e la sicurezza di tutti – dipendenti e cittadini – viene sacrificata in nome del contenimento dei costi. “Chiediamo a Poste Italiane di intervenire senza indugi: assumere da subito personale stabile, garantire un presidio di sicurezza permanente con personale specializzato, destinare investimenti mirati in infrastrutture (sportelli protetti, videosorveglianza davvero efficace e procedure di emergenza condivise), avviare percorsi strutturati di formazione alla gestione dei conflitti accompagnati da un reale sostegno psicologico post-evento”. La richiesta viene, nello specifico, dalla Slc Cgil di Pavia, ma più volte e in occasioni analoghe è stata l’organizzazione nazionale a chiedere a Poste di intervenire, a partire dall’istituzione di un tavolo con le organizzazioni sindacali, per monitorare l’efficacia di queste misure e renderle esigibili.

“Chiediamo agli enti locali, alle forze dell’ordine, alle associazioni del territorio di fare fronte comune – concludono Epifani e Colombo - pretendere sicurezza e dignità sul luogo di lavoro è un atto di civiltà che riguarda l’intera comunità. Non smetteremo di denunciare, mobilitarci e contrattare finché Poste Italiane non dimostrerà con i fatti di considerare la sicurezza un diritto, non un costo”.

Leggi anche