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La situazione dell’ex Ilva, dopo il piano presentato dal governo (un “piano di chiusura” lo hanno definito i sindacati), resta molto tesa. Ma qualcosa si muove: il Consiglio dei ministri ha varato un decreto-legge con misure urgenti per assicurare la continuità operativa degli stabilimenti e ha convocato (al ministero delle Imprese) sindacati ed enti locali (inizialmente solo degli impianti del Nord Italia, poi esteso anche a quello di Taranto) per venerdì 28 novembre.
Una convocazione, però, cui i segretari generali di Fiom Cgil (Michele De Palma), Fim Cisl (Ferdinando Uliano) e Uil Uil (Rocco Palombella) hanno risposto ribadendo che “la ripresa del confronto sull’ex Ilva dovrà avvenire esclusivamente a Palazzo Chigi con il ritiro del piano presentato da parte del governo”.
La mobilitazione dei lavoratori, dopo le proteste eclatanti degli ultimi due giorni, comunque continua. A Taranto lo sciopero si è concluso stamani alle 7 e sono stati rimossi i presìdi che ieri (giovedì 20 novembre) avevano bloccato il traffico cittadino. Rimosso il presidio anche a Genova, dopo l’incontro in Prefettura e l’assemblea in piazza a Cornigliano.
Il decreto del governo
Nel pomeriggio di ieri il Consiglio dei ministri ha varato un decreto-legge che introduce “misure urgenti per assicurare la continuità operativa degli stabilimenti ex Ilva”. Il testo affronta contestualmente questioni finanziarie, ambientali e sociali.
Il provvedimento, anzitutto, autorizza Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria a utilizzare i 108 milioni residui del finanziamento ponte (risorse indispensabili per garantire la continuità degli impianti) fino al febbraio 2026, data in cui è attesa la conclusione della procedura di gara per l’individuazione del nuovo acquirente.
I restanti 92 milioni del finanziamento, spiega il testo governativo, sono già stati destinati “agli interventi essenziali sugli altoforni, alle manutenzioni ordinarie e straordinarie, agli investimenti ambientali connessi alla nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e al Piano di ripartenza”.
Sul fronte dei lavoratori, il decreto stanzia ulteriori 20 milioni per il biennio 2025-2026, consentendo allo Stato di farsi carico dell’integrazione fino al 75 per cento del trattamento di cassa integrazione straordinaria, finora sostenuta direttamente da Acciaierie d’Italia.
Il provvedimento interviene inoltre sul Fondo per gli indennizzi ai proprietari di immobili del quartiere Tamburi di Taranto (ossia il rione più vicino all’acciaieria), permettendo che “le somme residue del 2025 possano essere utilizzate per integrare gli indennizzi parziali riferiti alle domande presentate l’anno precedente”.
Infine, il decreto-legge riconosce ad Acciaierie d’Italia un indennizzo relativo ai contributi per le imprese a forte consumo di energia (energivore), in particolare per gli sconti sulle forniture energetiche e per le quote Ets (ossia il sistema di scambio di quote di emissione dell'Unione Europea, che stabilisce un tetto massimo per le emissioni e permette lo scambio di quote di Co₂).

























