In un tempo in cui molti mestieri rischiano di scomparire, nel cuore del Vaticano c’è una scuola che punta sulla formazione artigiana. È la Scuola delle Arti e dei Mestieri della Fabbrica di San Pietro, nata su iniziativa del cardinale Mauro Gambetti per rilanciare una tradizione antica: quella della trasmissione diretta delle competenze che hanno reso possibile la costruzione e la cura di uno dei luoghi simbolo dell’arte mondiale, la Basilica di San Pietro.

Per poterla preservare, la Fabbrica di San Pietro ha bisogno di mani esperte, capaci di lavorare pietra, legno, ferro e mosaici. È proprio per questo che nasce la scuola, completamente gratuita e rivolta a venti giovani tra i 18 e i 25 anni, italiani e stranieri, con diploma tecnico, artistico o professionale. I corsi, che inizieranno a ottobre 2025, hanno una durata di sei mesi: 600 ore tra lezioni teoriche e laboratorio a stretto contatto con le maestranze della basilica. Oltre alla formazione tecnica, l’esperienza è anche comunitaria: gli studenti vivranno insieme in appartamenti gratuiti messi a disposizione dalla scuola.

Le iscrizioni sono aperte fino al 15 agosto e alla fine del percorso gli studenti riceveranno un certificato di competenze, ma soprattutto una formazione concreta, che può aprire reali opportunità di lavoro. Cinque i percorsi attivati: scalpellini e marmisti, muratori, stuccatori e decoratori, falegnami, fabbri e mosaicisti. Arti antiche che rischiano di scomparire. I numeri lo dimostrano: negli ultimi dieci anni l’Italia ha perso quasi 300.000 artigiani, e una delle cause principali è il mancato ricambio generazionale.

Secondo i dati Inps, un artigiano su quattro ha più di 60 anni. Le opportunità però non mancano: per Unioncamere, entro il 2028 serviranno almeno 20.000 nuovi professionisti specializzati nei settori della conservazione, della falegnameria e delle lavorazioni artistiche.

Ma senza investimenti mirati nella formazione tecnica e professionale, sarà difficile colmare questo vuoto. Ecco perché in un Paese dove la disoccupazione giovanile resta alta, tornare a investire nei mestieri è una scelta strategica. Per il lavoro, per la cultura, per il futuro.