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Quando Donald Trump dice di voler aiutare il “popolo”, è sempre bene controllare le clausole scritte in piccolo. Dietro lo slogan elettorale, infatti, si nasconde una macchina ben rodata che gira a pieno regime per un solo scopo: arricchire i già ricchi, svuotando ancora una volta le tasche della classe media e dei più poveri.
La conferma arriva dal Congressional Budget Office (Cbo), l’organismo indipendente che ha analizzato l’impatto della riforma fiscale promessa dal tycoon in caso di nuova elezione nel novembre 2024, e prevede la proroga e l’estensione dei tagli fiscali varati nel 2017. Tale misura produrrebbe benefici concentrati principalmente nella fascia di reddito più alta della popolazione statunitense. In particolare, circa il 60% degli sgravi fiscali complessivi andrebbe al 20% dei contribuenti più abbienti.
Presentata come uno degli interventi centrali in caso di vittoria alle elezioni presidenziali del 2024, includerebbe l’estensione dei tagli alle aliquote individuali, la riduzione delle imposte sulle imprese e la modifica della tassazione sui profitti esteri. Secondo l’organismo, il costo totale stimato della riforma supererebbe i 4.600 miliardi di dollari nell’arco di un decennio, incidendo in modo significativo sul deficit federale.
L’analisi suddivide l’impatto della riforma per fasce di reddito: i contribuenti con redditi superiori a 450mila dollari annui avrebbero un incremento medio del reddito disponibile pari al 3,5%. Al contrario, per i contribuenti con redditi inferiori a 30mila dollari, l’aumento medio si attesterebbe attorno allo 0,2%. Per le imprese, i benefici deriverebbero soprattutto dal mantenimento dell’aliquota ridotta al 21%, introdotta nel 2017 e destinata a scadere nel 2025 in assenza di nuovi interventi legislativi.
Nel rapporto si evidenzia anche il possibile effetto sulla spesa pubblica: un aumento del debito pubblico federale potrebbe comportare, nel medio termine, una riduzione delle risorse disponibili per alcuni programmi sociali e infrastrutturali. Tuttavia, il documento non formula previsioni su eventuali modifiche specifiche alla spesa.
Il piano fiscale proposto da Trump riprende e amplia quello approvato durante la sua prima amministrazione, noto come Tax Cuts and Jobs Act. All’epoca, la misura fu approvata con il solo sostegno repubblicano al Congresso e divenne uno dei provvedimenti simbolo del suo mandato.