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Son tutti liberi i 20 ostaggi israeliani che sono rimasti nelle mani di Hamas per oltre due anni, dopo l’attacco del 7 ottobre 2023. I corpi degli ostaggi morti in questi 735 giorni saranno a breve consegnati alla Croce Rossa. Quasi due mila palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane sono stati scarcerati e trasportati verso Khan Younis. Tra loro non c’è Marwan Barghouti, il leader palestinese da molti accreditato come l’uomo che potrebbe governare la Palestina e portarla fuori dall’occupazione israeliana, ma proprio per questo Tel Aviv ha negato il rilascio.
Tel Aviv è in festa e migliaia di cittadini sono scesi in piazza, mentre a Ramallah, in Cisgiordania, sono riunite le famiglie dei prigionieri palestinesi, ma qui Israele ha imposto che non ci siano scene di giubilo al momento dell’arrivo.
Intanto il presidente statunitense, Donald Trump, è arrivato in Israele per partecipare alla riunione della Knesset, il Parlamento israeliano, e spiegare le tappe del piano. “La guerra è finita, sono bravo a fare la pace. Questo accordo forse è la cosa più importante che ho fatto”, ha dichiarato Trump, aggiungendo di essere sicuro che Hamas consegnerà le armi e dimostrando di essere non curante di quanto sangue siano costati questi due anni di guerra, durante i quali è mancata la volontà di lavorare fattivamente per un cessate il fuoco.
Davanti a lui un Parlamento diviso, ma, secondo quanto riportano alcune fonti di stampa, lo staff della Knesset ha distribuito ai presenti cappellini rossi, quelli del movimento Maga, con impresso lo slogan “Trump, il presidente della pace”.
Nel pomeriggio a Sharm el Sheikh, in Egitto, sarà firmato l’accordo tra Israele e Hamas con i presidenti americano ed egiziano, Trump e Al Sisi a presiedere, e alla presenza dei leader di Turchia, Emirati Arabi, Giordania, Qatar, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Spagna, Pakistan e Indonesia.
Dopo le cerimonie, ci saranno i passi successivi del piano trumpiano per Gaza. Sul futuro dei gazawi, su quanto reggerà il cessate il fuoco e se nulla sarà preso a pretesto per ricominciare i bombardamenti sulla Striscia, rimangono molti dubbi e preoccupazioni, soprattutto visti i presupposti, come l’avere ignorato i palestinesi nel mettere a punto il piano e le ripetute dichiarazioni sui destini di una terra martoriata e ora da ricostruire.