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La contestazione disciplinare deve essere immediata o tempestiva e quanto emerge dagli audit (i controlli interni) non può essere usato come fonte di prova delle contestazioni disciplinari. Sono i due importanti principi stabiliti dal Collegio di conciliazione e arbitrato dell’Ispettorato del lavoro di Lecce, chiamato a esprimersi sulla contestazione disciplinare comminata da Banca Mps a un lavoratore.
L’istituto di credito, dopo aver ascoltato il lavoratore per un audit, ha sospeso per presunta inosservanza del regolamento interno un lavoratore per un giorno, ma a un anno dal fatto contestato. Troppo tardi ed in maniera illegittima, almeno secondo il collegio arbitrale. A maggioranza, con il voto contrario dell’arbitro della banca, il collegio ha derubricato la sanzione da “un giorno di sospensione dal servizio e dalla retribuzione” a “rimprovero verbale”.
Il collegio ha stabilito che il colloquio a cui sono sottoposti i lavoratori durante i controlli interni, pur rappresentando “uno spunto di indagine interna della Banca sulla verifica delle procedure adottate, non può rappresentare una fonte di prova delle contestazioni disciplinari nei confronti del lavoratore”, in quanto svolto al di fuori di quanto previsto dallo Statuto dei lavoratori.
Inoltre, l’arbitrato ha richiamato una sentenza del Tribunale di Catania del 2024, ribadendo quale principio fondamentale in tema di contestazioni disciplinari, in base al quale il datore di lavoro che intenda contestare una condotta illegittima del lavoratore deve farlo senza ritardo e nel più breve tempo possibile: “La celerità e tempestività delle contestazioni è strettamente connessa alla garanzia del diritto di difesa del lavoratore in quanto la ricostruzione dei fatti e la raccolta degli elementi a discolpa diventa sempre più complessa a distanza di tempo e potrebbe indurre il lavoratore a ritenere che il datore di lavoro non abbia ritenuto rilevante disciplinarmente la sua condotta”, si legge nel dispositivo.
Per la Fisac Cgil Lecce e il suo Dipartimento giuridico, di cui è responsabile Paola Boccardo, si tratta di una vittoria importante e della conferma di principi da sempre affermati dalla Fisac in occasione di procedimenti disciplinari. Il segretario generale Maurizio Miggiano sostiene che “la banca dovrà tener conto di questa pronuncia per il futuro, così come dovrà tutelare e preservare da qualsiasi rischio i lavoratori che svolgono onestamente e con diligenza le loro funzioni, attraverso procedure trasparenti e un’organizzazione del lavoro coerente rispetto ai ruoli.
L’osservanza dei regolamenti interni non può e non deve essere invocata dalla banca ‘ad intermittenza’ e solo per individuare un capro espiatorio, scaricando sulle persone che lavorano responsabilità che non hanno, anche e soprattutto tenendo conto dei ruoli e degli inquadramenti”.