Una manata violenta alla schiena, lo strattonamento per la maglietta e il lancio fuori dall’ufficio. È quanto accaduto a una giovane impiegata di 32 anni di una nota azienda edile di Formigine, dopo aver risposto al datore di lavoro che avrebbe potuto assolvere l'indomani alla compilazione e all’invio di alcuni documenti.

Un episodio brutale, sfociato in una prognosi di quattro giorni di infortunio certificata dal Pronto soccorso di Sassuolo, dove la lavoratrice è stata medicata e dimessa con la prescrizione di farmaci da assumere per più giorni. Sconvolta e spaventata, la donna si è rivolta immediatamente alla Fillea Cgil per chiedere tutela.

“La lavoratrice si è presentata ieri in Camera del Lavoro a Sassuolo – spiega Souad Elkaddani della Fillea Cgil – in un forte stato di agitazione per chiedere tutela. È ancora sotto shock e teme per il momento in cui dovrà riprendere a lavorare”.

L’aggressione, avvenuta martedì scorso poco dopo la fine dell’orario di lavoro, sarebbe l’apice di un clima aziendale già pesante: denigrazioni, pressioni continue, telefonate fuori orario e maltrattamenti verbali. “Basta, io ti licenzio”, avrebbe urlato il titolare, prima di passare alle vie di fatto. La lavoratrice, rimasta sola e senza il sostegno del collega presente alla scena, è riuscita a uscire nel parcheggio e a chiamare aiuto. Sul posto sono intervenuti i carabinieri. L’uomo, davanti alle forze dell’ordine, ha negato di averla aggredita, ma la donna ha sporto regolare denuncia.

“È una donna giovane, ha paura a tornare al lavoro. Purtroppo siamo di fronte all’ennesimo atto di violenza contro una donna, consumato in ambiente di lavoro”, sottolinea Elkaddani, ricordando come il datore in passato avesse rivolto alla dipendente frasi discriminatorie: “Le aveva detto che come donna doveva essere grata di essere stata assunta a tempo indeterminato, perché molti datori non assumono le donne in modo stabile visto che poi si devono dedicare alla famiglia e ai figli”.

La Fillea Cgil è determinata a chiedere per la lavoratrice il riconoscimento della malattia per mobbing e stress da lavoro, oltre a garantire assistenza legale attraverso i propri avvocati. “Valuteremo anche una denuncia penale per lesioni personali – aggiunge la sindacalista – e insieme ai legali la risoluzione del rapporto di lavoro con tutti i risarcimenti e le indennità dovute”.