“Una mobilitazione straordinaria. Tre milioni di persone hanno riempito, in due giorni, le strade di tutta Italia, con una grande partecipazione dei giovani, che già avevamo visto nei referendum”. Inizia con queste parole l’intervista al segretario generale Cgil Maurizio Landini, realizzata da Enrico Marro e pubblicata oggi (lunedì 6 ottobre) sul Corriere della sera.

“Queste giornate hanno mostrato che un sindacato senza la solidarietà tra le persone e il perseguimento della pace non esiste”, prosegue: “Milioni di cittadini hanno scelto di non girarsi dall’altra parte e di mettere in gioco una giornata di stipendio. Questo parla alla politica, chiedendo un miglioramento delle condizioni del lavoro e la rinuncia alla logica del riarmo, perché le due cose stanno assieme”.

LE MANIFESTAZIONI

“La democrazia senza partecipazione si svuota, aprendo la strada a logiche autoritarie”, spiega il leader sindacale: “Il compito del sindacato è saldare questa domanda di fraternità, giustizia e pace con i temi dei salari bassi, della precarietà, della sanità e della scuola pubblica, del diritto alla casa”.

Riguardo i “cattivi maestri” citati dal ministro degli Esteri Tajani, Landini sottolinea che “noi i violenti e i cretini non li abbiamo mai difesi. I responsabili di atti criminali sono stati respinti anche fisicamente. Poi, giustamente, il lavoro importante lo hanno fatto le forze di polizia”.

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Il segretario generale Cgil precisa che “un conto è manifestare, un altro la violenza, che è contro chi manifesta. Quando il governo li sovrappone, insulta milioni di persone perbene scese in piazza, che invece andrebbero ringraziate perché hanno difeso l’onore del Paese”.

Landini evidenzia, infine, che “Cgil e sindacato internazionale hanno sempre chiesto la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri. Scritte e slogan antisemiti e pro Hamas non sono nostri, li abbiamo sempre condannati e non c’entrano con chi è sceso in piazza”.

IL PIANO TRUMP

“Qualsiasi tentativo di fermare il genocidio e riportare cibo, acqua, ospedali a Gaza va nella direzione giusta. Lo stesso vale per la liberazione degli ostaggi da parte di Hamas e dei prigionieri politici da parte di Israele”. Così Landini, evidenziando però che nel “piano Trumpmanca “il riconoscimento dello Stato di Palestina e non si parla di Cisgiordania. Senza due Stati, il diritto all’autodeterminazione e la rinuncia a ogni logica coloniale, non c’è una pace durevole”.

Landini ricorda che il 7 ottobre 2023 la Cgil era in piazza San Giovanni contro l’invasione russa dell’Ucraina: “Abbiamo immediatamente condannato questo atto di terrorismo che metteva in discussione il diritto all’esistenza di Israele. Poi tutti sanno cosa è successo: Israele è diventato un regime quasi dittatoriale, responsabile di un genocidio. Per questo siamo scesi di nuovo in piazza”.

IL FUTURO DELLA PALESTINA

“Devono essere gli stessi palestinesi a costruire democraticamente la loro rappresentanza”, riprende il segretario generale Cgil: “Non sono gli atti terroristici che permettono di costruire un futuro. La Corte internazionale di giustizia ha giudicato criminali di guerra sia Hamas sia Netanyahu: per arrivare a una pace sono le istituzioni internazionali che dovrebbero essere riabilitate, per riaffermare il diritto internazionale”.

IL RIARMO

Il Documento di programmazione predisposto dal governo conferma “le politiche di austerità e che l’unico investimento sono 23 miliardi per il riarmo. L’austerità è già stata pagata da lavoratori e pensionati, che hanno subito anche il drenaggio fiscale, cioè le tasse pagate in più per via dell’inflazione che, a proposito di come la pace e il resto siano legati, è conseguenza della guerra in Ucraina. Si tratta di 25 miliardi che chiediamo siano restituiti, non investiti in armi”.

IN PIAZZA IL 25 OTTOBRE

Prossimo appuntamento il 25 ottobre a Roma per la grande manifestazione dal titolo “Democrazia al lavoro”. Una manifestazione “aperta a tutti”, sottolinea Landini che “serve a mettere sul tavolo le nostre richieste, per uscire dalla logica del riarmo, che si tradurrebbe in nuovi tagli ai servizi sociali, e per rivendicare giustizia fiscale, bollette meno care, salari più alti, no ai subappalti, no alla precarietà. Cioè proprio le cose che danno un futuro ai giovani che sono scesi in piazza. Se il governo non ci ascolterà, ci confronteremo con le altre organizzazioni sindacali e decideremo”.