È finita con un corteo enorme per le strade di Roma una settimana memorabile. Un milione di persone si sono riversate nel centro della Capitale al grido di “Palestina libera”. Una manifestazione – organizzata dal Movimento degli studenti palestinesi e dall’unione democratica arabo palestinese, cui ha partecipato anche la Cgil, l’Usb, i collettivi studenteschi e universitari, l’Anpi e l’Arci – bellissima, arrivata alla fine di tre giorni in cui le persone non hanno smesso mai di dimostrare la loro solidarietà, il loro impegno, la loro voglia di esserci.

Mercoledì sera, dopo la notizia che la Flotilla era stata bloccata dalla Marina israeliana, la gente è corsa senza preavviso e senza convocazione a Piazza dei Cinquecento e il corteo improvvisato è arrivato a poche decine di metri da Palazzo Chigi. Poi giovedì una folla si è radunata al Colosseo. Venerdì, il giorno dello sciopero generale indetto tempestivamente dalla Cgil con i sindacati di base, oltre due milioni di persone hanno riempito più di cento piazze in tutta Italia. E infine oggi, 4 ottobre, una marea umana ha invaso la Capitale.

Una partecipazione come non si vedeva da tempo. Giovani e giovanissimi, famiglie, semplici cittadini, spalla a spalla con le associazioni, i partiti, i sindacati. Un fiume di gente, di umanità. “Volevamo liberare la Palestina e invece la Palestina sta liberando noi”, recita un cartello geniale e sincero più di mille analisi e parole.

Il racconto di questa giornata potrebbe partire dalla fine, quando a Piazza San Giovanni, nella quale non sarebbe caduto a terra neanche uno spillo, tanto era piena di gente, i manifestanti hanno acceso la luce dei cellulari e cantato “Bella Ciao”, dedicando il coro al popolo palestinese.

Potrebbe partire dall’inizio, dalla banchina gremita di Termini, linea B della metropolitana, direzione Laurentina, cori e civiltà, vagoni che scoppiavano di persone dirette a Piramide, il luogo dell’appuntamento, poi un’ora sotto il sole ad aspettare di immettersi nel corteo.

E a chi ha tentato per giorni di far fallire questa manifestazione seminando terrore con il pericolo di scontri. A chi, in queste ore, a corto di argomenti, annichilito dalla partecipazione oceanica, vuole sporcare una delle pagine più belle e commoventi di mobilitazione politica mettendo l’accento soltanto sui tafferugli che si sono verificati, dalle parti di Piazza Vittorio e Piazza Santa Maria Maggiore, a fine giornata, quando San Giovanni si era ormai svuotata, andrebbe raccontato che i manifestanti per primi, durante il corteo, di fronte all’arrivo di un gruppo di incappucciati, si sono messi a fischiare. Gli stessi manifestanti li hanno immediatamente allontanati dalla piazza. Alla fine le cronache parlano di 262 fermati, 262 facinorosi contro un milione di persone straordinariamente civili che hanno chiesto pacificamente per una giornata intera – per una settimana –  che il governo italiano e tutti gli altri governi facciano qualcosa per fermare il genocidio.

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