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Si è aperta stamattina, 24 ottobre, l’undicesima edizione del Festival Sabir, il festival della società civile del Mediterraneo, a Palermo. La città diventa il cuore di un dialogo aperto, con incontri, formazioni, musica, libri e spettacoli per raccontare la mobilità umana, la giustizia sociale e i diritti.
All’apertura erano presenti Walter Massa (Arci), Oliviero Forti (Caritas Italiana), Lorenzo Trucco (Asgi), Maria Grazia Gabrielli (segretaria confederale Cgil), Paola Barretta (Carta di Roma), Emiliano Manfredonia (Acli), Duccio Facchini (Altraeconomia), Camilla Siliotti (A Buon Diritto), Yohamin Teshome (Unire).
L’incontro di oggi ha anche introdotto la sessione del Tribunale permanente dei popoli dedicata alle violazioni dei diritti delle persone migranti e la collaborazione con il Festival delle Letterature migranti.
“Ci siamo salutati a Roma alla fine dell'edizione 2024 e ci ritroviamo oggi qui – ha detto Maria Grazia Gabrielli – e sappiamo che a questa undicesima edizione arriviamo in un anno ulteriormente impegnativo”.
“Del 2025 - ha continuato - voglio ricordare l'impegno che con molti compagni di strada abbiamo profuso per la campagna referendaria sui diritti e sul diritto di cittadinanza, così come la nostra mobilitazione per contrastare la brutalità delle guerre e per chiedere la pace e fermare il genocidio a Gaza”.
“Come Cgil – ha poi ricordato Gabrielli – saremo di nuovo in piazza il prossimo 25 ottobre – per rimettere al centro la democrazia e il lavoro. Per un'organizzazione sindacale questi sono i cardini fondamentali che l'economia di guerra sta erodendo ancora di più. Nella manovra finanziaria che il governo si appresta a varare ci sono 23 miliardi di spesa in riarmo, mentre noi siamo scesi in piazza nel corso di questi mesi per chiedere esattamente il contrario: la pace”.
"Se si spendono tanti miliardi per il riarmo - ha concluso - significa che in qualche modo si comprimono altri investimenti e altri diritti, come quello alla salute, alla scuola, il diritto alla casa, all'assistenza, il diritto al lavoro stesso. Per questo per pace, democrazia e lavoro sono alla base della nostra battaglia”.