Il 10 agosto del 2006 veniva ucciso Angelo Frammartino a Gerusalemme per mano di un giovane palestinese, suo coetaneo. Un gesto di un folle se non fosse accaduto a Gerusalemme, una città divisa ma occupata integralmente dall’esercito e dall’amministrazione israeliana, come era, ed è oggi, occupata illegalmente la Cisgiordania e quel piccolo villaggio dove era nato e cresciuto quel giovane palestinese, mal guidato, forse in cerca di un riscatto o forse sotto ricatto, ma sicuramente vittima dell’odio e della violenza seminate da un sistema di oppressione e di illegalità che si radica dentro il corpo e la mente fin dai primi passi, perché non c’è spazio per li diritti, per le libertà, per la speranza.

Angelo era un giovane volontario che, insieme ad altri dodici giovani italiani, partecipava ad uno dei tanti campi estivi che periodicamente organizzavamo, insieme all’Arci, presso il centro giovanile La Torre del Fenicottero, dentro la città vecchia, nella parte più povera, quella araba-palestinese, tra la Porta di Erode e la Porta dei Leoni.

Due settimane di incontri, visite ai centri giovanili della città, al campo rifugiati di Shufat, per conoscere e per trasmettere un semplice e profondo carico di umanità e di condivisione con bambine e bambini, giovani adolescenti. Un incidente? Un sacrificio? No, vorrei che quanto accaduto ad Angelo fosse considerato come atto di violenza, vittima di guerra, di ingiustizia, di illegalità, come lo ha riconosciuto il Parent Circle Family Forum, l’associazione mista dei familiari delle vittime del conflitto, che ha accolto la famiglia di Angelo come una famiglia israeliana o palestinese nella propria associazione, parte lesa, vittima di una guerra che non guarda in faccia a nessuno, tanto meno che passaporto hai.

A distanza di diciannove anni, vogliamo essere vicini alla famiglia di Angelo, a Silvana, Michelangelo, Romina, Fabio, Matteo, e rinnoviamo il nostro impegno per porre fine alla violenza e all’odio che in questi anni è cresciuto fino all’inverosimile attacco terroristico del 7 ottobre di Hamas contro la popolazione israeliana e tutto ciò che il governo israeliano ha messo in campo militarmente contro la popolazione civile palestinese di Gaza, un crimine contro l’umanità.

Angelo sarebbe qui con noi. Per Angelo e per i tanti Angelo che muoiono ogni giorno a Gaza, in Cisgiordania ed in Israele, chiediamo che si ponga fine all’illegalità, che si riconosca e si rispetti il diritto di ogni popolo e di ogni essere umano di vivere in libertà, con uguali diritti e sicurezza. Il tempo è ora.

Sergio Bassoli, coordinatore dell’esecutivo Rete Pace Disarmo