Tre giorni fa in Veneto si è consumata una tragedia, tre carabinieri morti sul lavoro mentre tentavano di eseguire una sentenza di sfratto esecutivo. Altri 25 operatori sono rimasti feriti, alcuni gravemente. Tra i feriti c’è una dei protagonisti di questa storia tristissima: una, insieme a due fratelli, degli abitanti della casa saltata in aria. Questa la terribile e nuda cronaca, ma dietro questa c’è una storia altrettanto terribile che chiama in causa istituzioni, servizi sociali, vicini di casa, insomma la società, tutte e tutti noi.

Tre fratelli, piccolissimi allevatori e agricoltori di un paese, Castel D'Azzano (Verona), che conta 12 mila abitanti, vivevano nell’unico bene posseduto, la casa lasciatagli dal padre. Anni fa un loro trattore ha causato un incidente ed è morto un uomo. Hanno pignorato quel loro unico bene per pagare il risarcimento alla famiglia del defunto ed è così cominciata la discesa verso l’inferno.

Rate del prestito saltate, vergogna, depressione, chiusura al mondo, fino allo sfratto diventato esecutivo. Certo, i servizi sociali gli avevano offerto di andare a vivere altrove, ma sradicamento e spaesamento erano per loro insopportabili, e poi come fare con i pochi animali in loro possesso? Così si è arrivati alla tragedia. Tragedia della povertà e dell’indifferenza.

Indifferenza, sì, perché era abbastanza evidente che portarli lontano da dove hanno vissuto una vita intera non poteva essere la soluzione. Indifferenza, perché avrebbero dovuto essere assistiti e accolti non oggi ma allora, quando si sono trovati soli di fronte a un risarcimento spropositato per loro. Indifferenza perché tutti sapevano della chiusura di quelle tre persone che accudivano gli animali di notte per non farsi vedere e nessuno è intervenuto. La vergogna e il senso di colpa causati dalla povertà possono uccidere.

Dieci giorni fa a Sesto San Giovanni un uomo di 71 anni si è gettato dal balcone della sua abitazione morendo per sfratto. Sì, anche in questo caso era arrivato l’ufficiale giudiziario a portarlo via di casa. Un’altra tragedia della povertà e dell’indifferenza. “Questo drammatico episodio non è solo un evento isolato, ma un tragico sintomo della crescente emergenza abitativa che affligge le nostre città”, ha dichiarato il segretario generale del Sunia Stefano Chiappelli: “Sfratti esecutivi come questo dimostrano che lo Stato ha abdicato al dovere di garantire un diritto fondamentale come quello della casa. Questa tragedia è la diretta conseguenza di una totale e colpevole mancanza di volontà politica da parte del governo e delle istituzioni centrali nell’affrontare seriamente il problema della grave crisi abitativa”.

Dove è finito il magnificato piano casa che il ministro Salvini ha annunciato poche settimane fa? La legge di bilancio sta per essere varata e solo quando saranno note poste di bilancio e tabelle si scoprirà quanto Meloni, Giorgetti e il resto di ministre e ministri avranno destinato al contrasto alla povertà nelle sua tante forme, a cominciare da quella abitativa. Ma quello che si può desumere dal Documento programmatico di finanza pubblica è davvero sconcertate.

Ma c’è chi non si arrende. In occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della povertà, l’Alleanza contro la povertà di cui la Cgil è parte, ha diffuso un documento con riflessioni e richieste concrete. “In un mondo che parla di pace, le guerre producono nuovi poveri”, si legge: “Le crisi internazionali alimentano disuguaglianze, carestie, migrazioni forzate e precarietà economica”.

I dati sulla povertà in Italia sono di quelli che, un governo che avesse davvero come missione la cura dell’interesse collettivo di tutta la popolazione, dovrebbe scervellarsi per trovare soluzioni. Ma il Governo Meloni invece no. Lo ha affermato l’Istat lo scorso 14 ottobre: l’anno scorso le famiglie in povertà assoluta erano 2,2 milioni e gli individui in quella condizione si attestavano a 5,7 milioni. A questi vanno aggiunti quanti si trovano in condizione di povertà relativa: altri 8,7 milioni di individui. Quasi 15 milioni di cittadine e cittadine si trovano in condizione di deprivazione grave.

Ecco allora le richieste dell’Alleanza: “Auspichiamo che l’annunciato aumento delle spese per la difesa, legato agli obblighi comunitari, non produca tagli alla spesa sanitaria e sociale, già nella legge di bilancio in arrivo. Ogni guerra è anche una guerra contro i poveri, perché erode risorse pubbliche, toglie spazio al welfare e colpisce i più vulnerabili, non chi decide i conflitti”.

L’Alleanza contro la povertà torna poi a chiedere con forza una “strategia strutturale contro la povertà, che si fondi su cinque principi irrinunciabili: aumento delle risorse, universalità selettiva delle misure di contrasto, monitoraggio dell’efficacia di queste, analisi della povertà attraverso un tavolo permanente, sostegno alle realtà sociali che ogni giorno affrontano l’emergenza della povertà estrema”. Il primo banco di prova sarà la legge di bilancio in arrivo, perché la speranza e l’ottimismo della ragione sono dure a morire.

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