A Roma si apre un fronte di conflitto tra le mura del gruppo Maire. Durante l’ultimo incontro tra la segreteria territoriale di Roma e Lazio congiuntamente alle Rsu e la direzione aziendale, i rappresentanti sindacali hanno appreso la decisione della società di riassorbire dagli assegni individuali i 101 euro di aumento previsti dal Ccnl Chimico a partire dal 1° luglio. Una mossa che ha immediatamente acceso la protesta.

Una scelta senza spiegazioni, dicono i sindacati

Secondo la Filctem Cgil e le Rsu di Roma, l’azienda non ha fornito motivazioni convincenti per giustificare una misura che arriva in un momento di solidi risultati economici e di crescita del gruppo. Per le organizzazioni sindacali, la scelta di Maire è tanto più incomprensibile perché colpisce i lavoratori nel pieno di una fase di aumento del costo della vita, negando un diritto sancito dal contratto nazionale.

“Un attacco all’autorità del contratto e alla dignità dei lavoratori”

La posizione della direzione viene letta come una presa di distanza ideologica dalla contrattazione collettiva. “Maire è l’unico grande gruppo chimico ad aver deciso di riassorbire gli aumenti contrattuali”, denunciano i sindacati. Una scelta che, dicono, “lede la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori e mina l’autorità salariale e sindacale del contratto chimico”, preferendo modelli retributivi individuali che escludono la dimensione collettiva e negoziale.

Clima teso e relazioni complicate

La decisione arriva in un momento di riorganizzazione aziendale, quando – sottolineano i rappresentanti dei lavoratori – sarebbero necessarie partecipazione e condivisione degli obiettivi. Al contrario, il riassorbimento degli aumenti e l’assenza di dialogo rischiano di rendere più difficile la gestione delle trasformazioni in corso, irrigidendo le relazioni industriali.

Proclamato lo stato di agitazione

Per questo, la segreteria territoriale e le Rsu di Roma hanno dichiarato lo stato di agitazione sindacale, riservandosi di mettere in campo tutte le iniziative pubbliche e le forme di mobilitazione necessarie per ristabilire il rispetto integrale del contratto nazionale.

Una vicenda che riporta al centro il tema della tenuta dei diritti collettivi in un’industria sempre più frammentata, dove anche i grandi gruppi sembrano voler ridisegnare i confini della contrattazione.