In occasione della conferenza stampa del 30 ottobre, la Cgil Veneto ha ribadito con forza che la tutela della salute e dell’ambiente deve diventare una priorità assoluta per qualsiasi programma di governo regionale. “La salute, la sicurezza sul lavoro, l’assistenza sanitaria e la salvaguardia dell’ambiente – ha detto Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto – sono ambiti strettamente interconnessi, e l’accesso equo alla salute, alla prevenzione e alla cura dipende anche da fattori ambientali e territoriali. Per mettere al centro davvero dell’agenda politica regionale questi temi cruciali non bastano dichiarazioni formali: servono scelte coraggiose, risorse adeguate e una visione politica che metta al centro la salute, l’ambiente e il benessere sociale”.
Le criticità strutturali del sistema socio-sanitario veneto secondo la Cgil
Nel corso della conferenza stampa, la Cgil Veneto ha denunciato una serie di criticità strutturali che affliggono il sistema socio-sanitario veneto: indebolimento dei servizi territoriali e domiciliari, soprattutto nelle aree periferiche; ritardi nella realizzazione delle strutture previste dal Pnrr, come Case di Comunità, Centrali Operative Territoriali e Punti Unici di Accesso; carenza di medici e pediatri di base, con migliaia di cittadini privi di medico di fiducia; rette insostenibili per Rsa e centri diurni, tempi d’attesa eccessivi per visite e interventi; crescita della spesa sanitaria privata e rinuncia alle cure da parte delle fasce più fragili; aumento di infortuni, malattie professionali, disagio psichico e dipendenze; il Veneto continua a registrare una delle più alte incidenze di mesotelioma in Italia per esposizione all’amianto, ma il piano regionale sull’amianto non è ancora aggiornato, la mappatura dei siti contaminati è incompleta e manca la sorveglianza sanitaria nei confronti dei lavoratori esposti; diffusione dell’inquinamento atmosferico, idrico e del suolo, con casi emblematici come Pfas e Porto Marghera.
Le proposte della Cgil Veneto
Per contrastare queste problematiche la Cgil Veneto ha elaborato alcune proposte: potenziamento del sistema socio-sanitario pubblico e contenimento della privatizzazione; piena attivazione delle strutture territoriali previste dal DM 77; rafforzamento della medicina di base, della continuità assistenziale e della residenzialità; investimenti in prevenzione, vigilanza, screening, sorveglianza ambientale e sanitaria; bonifica e messa in sicurezza dei siti inquinati e riduzione dei fattori di rischio.
In merito alle liste d’attesa, nonostante la riduzione delle prestazioni urgenti (priorità B e D), il sistema resta diseguale e frammentato. Le prestazioni meno urgenti (priorità P) continuano ad accumularsi, con tempi superiori ai sei mesi in molte specialità. La spinta verso la privatizzazione e la carenza cronica di personale sanitario aggravano ulteriormente la situazione.
Il deficit stimato per il personale sanitario in Veneto è infatti di almeno 3.500 medici e 5.000 infermieri, con oltre 11.000 operatori prossimi al pensionamento. Tra il 2019 e il 2024 si sono registrate oltre 8.000 dimissioni volontarie tra medici e infermieri. “Per compensare queste carenze, proponiamo che venga applicata l’aliquota Irpef aggiuntiva sui redditi più alti per finanziare un piano straordinario di assunzioni e formazione”, conclude Tiziana Basso.
























