L’ombra dell’utilizzo dei Pfas si allunga ancora sul veneto, già teatro di gravi danni ambientali legati all’impiego di queste sostanze. Questa volta a fare notizia è un’inchiesta della Procura di Vicenza che ha fatto emergere un’ulteriore situazione di rischio, molto preoccupante: una contaminazione significativa e dannosa nelle acque superficiali e sotterranee nelle aree interessate dai lavori di realizzazione della Superstrada Pedemontana Veneta, causata dall’utilizzo e dallo sversamento di una sostanza contenente Pfba, della famiglia dei Pfas; 3 milioni di metri cubi di terra da scavo, con una concentrazione elevata di Pfba, trasferiti per lo smaltimento in 20 cave e discariche nel territorio veneto. Sarà la magistratura a verificare ed eventualmente sanzionare le responsabilità penali dei 12 dirigenti delle società SPV e SIS, indagati per i reati di inquinamento ambientale e omessa bonifica.

“Ma già ora appare evidente – denunciano la Cgil e la Fillea venete – una grave carenza da parte di chi aveva e ha la responsabilità politica, istituzionale e societaria di prevenire, vigilare e intervenire, nonostante fin dall’inizio dei lavori ci siano state segnalazioni e richieste di verifica sull’utilizzo di queste sostanze”.

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Cgil e Fillea Veneto: “Visione insostenibile dello sviluppo e della gestione del territorio”

Per i sindacati anche questa vicenda è “la conseguenza di una visione ‘insostenibile’ dello sviluppo e della gestione del territorio che porta a sacrificare la tutela dell’ambiente e della salute, insieme ai principi di prevenzione e precauzione, agli interessi economici e alle tempistiche da rispettare di grandi opere infrastrutturali spesso discutibili sul piano del rapporto costi-benefici, della sostenibilità ambientale, della sicurezza, realizzate con il meccanismo della Finanza di Progetto che garantisce profitti certi ai privati e pesanti oneri finanziari a carico dei bilanci pubblici e dell’intera collettività, come nel caso palese della Pedemontana Veneta”.

Al di là degli sviluppi dell’iter giudiziario, Cgil e Fillea Veneto chiedono alla Regione e agli organismi competenti di “agire da subito per mettere in sicurezza e bonificare le aree, le falde e i siti dove sono state depositate le terre da scavo, attivare al più presto un percorso di sorveglianza sanitaria per la popolazione coinvolta e per tutti i lavoratori che hanno operato alla realizzazione dei lavori, in particolare delle gallerie di Malo e Sant’Urbano”.

“Riteniamo sia inoltre necessario verificare che questi prodotti e sostanze così nocive e rischiose per la salvaguardia ambientale e la salute non siano utilizzati anche nella realizzazione di altre grandi opere nel territorio veneto come la Tav, il Bosco dello Sport o le diverse opere infrastrutturali per le Olimpiadi invernali”, conclude la nota.

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