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L’ennesima occasione mancata per la scuola e tutto il comparto istruzione e ricerca: Durissimo il giudizio di Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil, sulla legge di bilancio 2026 in cui “ancora una volta, il governo sceglie di non garantire risorse adeguate al rinnovo dei contratti di lavoro per il personale di scuola, ricerca, università e Alta formazione, lasciando irrisolte le gravi questioni legate al recupero salariale, all’adeguamento degli stipendi all’inflazione e al riconoscimento della professionalità di docenti, ricercatori e personale tecnico, amministrativo e ausiliario”.
Tra i pur limitatissimi interventi sulle retribuzioni, alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto si applica infatti la riduzione dell’aliquota Irpef sul salario accessorio, limitata ai primi 800 euro e solo per il 2026 che, attacca Fracassi “si riduce di fatto a una media di 30 centesimi al giorno”. Mentre le risorse stanziate per il rinnovo del contratto porterebbero a un aumento del 6% sugli stipendi (136 euro lordi, il 60% dei quali già corrisposti). “E così, le lavoratrici e i lavoratori del comparto, anziché vedersi riconoscere per il triennio contrattuale 2022-2024 il pieno recupero del potere di acquisto perso a causa dell’inflazione al 17%, dovrebbero accettare il taglio di un terzo delle retribuzioni in cambio di un beneficio una tantum risibile”, sottolinea la sindacalista.
In sostanza, “siamo dinanzi ad un governo elemosiniere? Un governo che continua a garantire provviste di fondi pubblici alle scuole paritarie, mentre impone tagli e restrizioni alle scuole statali”. Per la segretaria generale Flc “ancora più grave è la totale assenza di misure strutturali contro la precarietà: nessun piano di stabilizzazione, nessun percorso di assunzione straordinaria, nessuna tutela per la dignità professionale di chi lavora da anni con contratti a tempo determinato”.
Il risultato non può non essere uno: “La legge di bilancio 2026 non solo non risponde ai bisogni urgenti di scuola, ricerca, università e alta formazione pubbliche, ma marginalizza chi ogni giorno tiene in piedi le istituzioni statali della conoscenza”. Per questo, conclude Fracassi, “Noi continueremo a batterci per cambiare questa manovra regressiva che, a partire dalle risorse aggiuntive per il contratto, non mette al centro lavoro, salario e ruolo delle istituzioni pubbliche della conoscenza”.






















