Secondo incontro oggi (martedì 14 giugno) tra governo e sindacati su pensioni e lavoro. L’appuntamento è a Roma, alle ore 14,30: presenti il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, i segretari generali di Cgil (Susanna Camusso), Cisl (Anna Maria Furlan) e Uil (Carmelo Barbagallo). L’incontro odierno segue la riunione del 24 maggio scorso, nella quale si era fatta una prima panoramica sulle numerose questioni da affrontare: dalla rimodulazione dell’attuale legge sulla previdenza alla difesa della reversibilità, dall’utilizzo dei voucher agli ammortizzatori sociali, dai fondi pensioni alla governance dell'Inps, alle uguali detrazioni fiscali per lavoratori dipendenti e pensionati.

“Finalmente si può partire con questo confronto sul cambiamento della legge Monti-Fornero sulle pensioni e sui temi aperti dal mercato del lavoro, a iniziare dall'assenza degli ammortizzatori dove ci sono le aree di crisi industriale complessa, della fine degli ammortizzatori per molte delle crisi che sono in atto, e ancora una volta sui temi della precarietà”. Lo ha detto ieri (lunedì 13 giugno) a Venezia il segretario generale Cgil Susanna Camusso, secondo quanto riportano le agenzie di stampa, rimarcando che “sono molti i temi di una legge assolutamente sbagliata e ingiusta, che va cambiata anche perché non si può mantenere in fibrillazione un sistema come quello previdenziale. Bisogna dare certezze”.

Concentrandoci per ora sulle pensioni, l’obiettivo del governo è concludere il confronto prima della Legge di stabilità, in modo che le nuove misure (prima fra tutte, la flessibilità) entrino in vigore nel 2017. L’attuale proposta dell’esecutivo è l'Anticipo pensionistico (Ape) per i nati tra il 1951 e il 1953, con alcune penalizzazioni per ogni anno d'uscita anticipato, calibrato secondo la condizione personale e lavorativa. Ma allo studio ci sarebbero anche altri provvedimenti: il “prestito pensionistico” tramite banche e assicurazioni (ma forse anche mediante aziende o fondi di previdenza complementare), l'estensione degli 80 euro ai pensionati (già annunciata dal premier Renzi), e altre misure riguardanti la ricongiunzione tra periodi contributivi di gestioni diverse, la disciplina dei lavori usuranti, la separazione tra previdenza e assistenza, la riforma dell'Inps.

“Sulle pensioni si deve trovare un accordo col governo” ha detto Camusso: questo perché “non c'è una prospettiva previdenziale per i giovani, perché non si può vivere nella forbice tra imprese che hanno bisogno di innovare e contemporaneamente vedono allungarsi l'età”. Il segretario generale Cgil ha sottolineato che non è accettabile che “se una persona va a lavorare a 14-15 anni, come a tanti è successo e succede, poi debba avere la prospettiva di arrivare fino a 70”. Come non è accettabile, parimenti, che “se un lavoratore, per ragioni spesso non dipendenti dalla propria volontà, passa dal pubblico al privato, debba poi ripagarsi i contributi per poter andare in pensione”. Infine, ha concluso il leader sindacale, occorre anche considerare “che le donne non hanno sistematicamente un doppio lavoro, quindi vivono una condizione differente”.