Dopo Lodi un’intera Regione: il Veneto. L’amministrazione chiede ai cittadini stranieri un certificato sul possesso immobili all'estero per usufruire dei buoni libro. Un’azione discriminatoria che colpisce i bambini e a cui, oltretutto, sarà praticamente possibile ottemperare. Dura la presa di posizione della Cgil Veneto. “Giù le mani dai bambini e dalla scuola”, ha detto Christian Ferrari, segretario generale regionale della confederazione.

Sul sito internet della Regione si legge, infatti, che per ottenere il contributo regionale sull’acquisto di testi scolastici delle scuole medie (di primo e secondo grado), i cittadini non comunitari devono presentare, oltre alla certificazione Isee, un certificato sul possesso d’immobili o percezione di redditi all’estero rilasciato dalle autorità del Paese di provenienza. Fortunatamente c’è già chi si chiama fuori. “Noi al momento non applichiamo nessuna esclusione. Per accedere ai buoni libri chiediamo solo una autocertificazione e il modello Isee, che si tratti di figli di genitori immigrati o no”, fanno sapere dall’assessorato alle Politiche scolastiche di Padova.

La certificazione sarebbe non necessaria solo in presenza di accordi bilaterali con i paesi di origine, “ma le amministrazioni locali non sanno quali sono i Paesi con cui sono stati firmati questi accordi, oltre ad aver scoperto in ritardo la necessità di un ulteriore passaggio in quanto non c’era alcuna traccia nel bando – si legge in un’interrogazione presentata dal Pd –. Non si possono scaricare ulteriori incombenze e responsabilità sui Comuni. Senza considerare che si rischia di tagliar fuori dai contributi una buona fetta di cittadini non comunitari che invece avrebbe bisogno di un sostegno”.

Per Ferrari questa azione in realtà ha un unico obiettivo: “Discriminare i tantissimi lavoratori stranieri che contribuiscono in maniera decisiva alla crescita economica della nostra Regione. E lo fa nel modo peggiore, prendendosela con i bambini, mettendo in discussione il loro diritto allo studio, un diritto fondamentale per garantire integrazione e per costruire una società coesa e sicura”.

Si colpisce, insomma, “quella scuola che rappresenta una realtà in cui il Veneto ha saputo – al di là della peggior propaganda politica – costruire e sviluppare nel tempo uno dei modelli più avanzati e positivi di integrazione e coesione del nostro Paese. Non ha quindi alcun senso, oltre ad essere controproducente, scimmiottare scelte assurde e inaccettabili come quelle del Comune di Lodi, che hanno trovato una risposta formidabile da parte dei tantissimi cittadini che hanno sottoscritto la raccolta fondi per far tornare in mensa i bimbi migranti”.

C’è un pessimo clima nel Paese, la vicenda di Riace è da questo punto di vista emblematica – aggiunge il sindacalista –. Distruggere un modello di integrazione e di convivenza, producendo il doppio danno di mettere in difficoltà famiglie (e anche in quel caso bambini) che hanno finalmente trovato la possibilità di vivere dignitosamente, e desertificare un piccolo Paese, come ce ne sono migliaia di altri nel nostro Meridione, che invece ha saputo rinascere. Anche qui una domanda: meglio comuni fantasma, disabitati, che la presenza di migranti che portano nuove energie e nuova vitalità”?

La Cgil, conclude Ferrari, “contrasterà con tutte le sue energie questa deriva: in Veneto, a Lodi, a Riace, sulla banchina dove era sequestrata la nave Diciotti, dovunque ci sarà il rischio della violazione dei valori della nostra Costituzione, dei diritti umani, dei princìpi su cui si basa la nostra convivenza. Lo farà perché è giusto, lo farà perché è utile per tutti, per i cittadini italiani, per i cittadini stranieri, per il nostro sistema economico, per la nostra tenuta sociale”.