Il rischio frenata per le vaccinazioni, i nuovi dubbi sul siero AstraZeneca, l’aumento della povertà come conseguenza della crisi pandemica: questi i temi che dominano le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali di ieri (domenica 4 aprile). 

“Draghi, la linea per riaprire. L’obiettivo: vaccinare tutti gli ultra 70enni e riportare a scuola tutti gli studenti. In settimana vede Salvini. I dati: contagi giù, più malati in terapia intensiva. L’Olanda ferma AstraZeneca” titola il Corriere della Sera, mentre Repubblica apre con “Vaccinazioni, rischio frenata. L’appello delle Regioni: ‘Servono più dosi per evitare lo stop’. Ma i problemi non dipendono solo dalle forniture. L’obiettivo del governo, 500 mila ogni 24 ore, può slittare a maggio. Negli Usa 4 milioni di iniezioni in un giorno”.

“AstraZeneca, servono limiti d’età. Pasqua in zona Rossa, altre polemiche sul vaccino anglo-svedese, Sospeso in Olanda, morti sospette in Liguria. Sileri: ‘L’Ema fissi regole certe’. Il sondaggio: sette italiani su dieci dicono basta alle restrizioni”, recita la Stampa, tema analogo per il Fatto Quotidiano: “DisAstraZeneca: nuovi ricoveri per trombosi e l’Olanda lo blocca. Si riparla di limiti in Italia. Campagna a rischio: un caso di reazione grave ogni 100 mila vaccinati. Ora Cts e governo valutano di darlo agli over 60 e non ai più giovani”. Infine, il Giornale: “Assalto alle fiale, bombe no vax. Motolov contro un centro di somministrazione. A rischio il piano vaccini. Verso AstraZeneca solo agli over 60: verso il caos pianificazione”. 

Aperture differenti per gli altri quotidiani. Per il Sole 24 Ore c’è “Semplificazioni in arrivo per il 110%. Verifiche più facili sugli immobili. L’obiettivo: rivedere le regole sulla conformità urbanistica. E i lavori agevolati accelerano”, mentre Libero apre con “Liti nel Governo Draghi, la maggioranza è già in difficoltà. Lega e Speranza si scannano sulle chiusure, giallorossi e Carroccio divisi sull’omofobia. Forza Italia attacca i grillini: finita la tregua tra i partiti, ma il premier per ora fa finta di niente”.

Il Messaggero titola: “La frattura dell’Italia centrale. Crollo del Pil e meno nascite: un dossier Svimez certifica l’esistenza di un nuovo caso nazionale. Marche e Abruzzo le più colpite. Danni anche per Lazio e Toscana. Le imprese: sbloccare i progetti”. Concludiamo con il Manifesto: “Pane e cioccolata. A Milano una fila di poveri lunga mezzo chilometro per elemosinare il pranzo e l’uovo di Pasqua alla mensa di ‘Pasto Quotidiano’. Ma gli indigenti aumentano ovunque dal nord al sud Italia: un milione in più al tempo del Covid. Tra questi, i lavoratori esclusi dai sussidi del governo”. 

Le interviste
“La ricostruzione 2016, dopo un anno di profonde innovazioni e semplificazioni, è finalmente decollata”. A dirlo è Giovanni Legnini, commissario alla ricostruzione post-sisma del 2016, in un’intervista apparsa sul Messaggero: “A fine anno avevamo 3.500 cantieri aperti, solo nei primi tre mesi di quest’anno abbiamo concesso circa 1.600 contributi ai privati con altrettanti cantieri aperti o in via di apertura, mentre le opere pubbliche di cui si prevede l’avvio quest’anno saranno circa 600”. Per l’ex vicepresidente del Csm però c’è “ancora molto da fare, a partire dai centri storici distrutti sin qui totalmente fermi e che entro l’anno potranno avviare un difficilissimo e complesso processo di ricostruzione sulla base di ciò che stiamo decidendo in questi mesi”.  

A rientrare nelle case, spiega Legnini, sono state “circa 4.500 famiglie, ma sono ancora troppe quelle che attendono e che hanno diritto di veder ricostruite le loro case al più presto”. Il commissario, inoltre, ricorda che “con i superbonus edilizi, aggiuntivi al contributo di ricostruzione, prevediamo ulteriori consistenti incrementi di progetti e decreti, con un ritmo delle procedure triplo rispetto a quello di un anno fa. Ma alla ricostruzione materiale va aggiunta la leva dello sviluppo e a ciò, grazie alle decisioni del governo, stiamo lavorando”. 

Il commissario spiega che “il governo ha riconosciuto alle aree interessate dalle ricostruzioni fondi aggiuntivi per la rigenerazione urbana e lo sviluppo”. Una decisione “importante”, ma non sufficiente, perché “al Centro Italia andrebbe data una priorità su tutte le linee di azione strategiche del Recovery, dalla transizione verde e digitale alle infrastrutture, come è stato giustamente fatto per il Sud”. Per Giovanni Legnini esiste “una questione dell’Italia Centrale. C’è la necessità di invertire la marginalizzazione dell’Appenino centrale nei decenni passati”, poiché nell’area “si sono sommate negli anni diverse crisi: prima un progressivo scivolamento verso la costa di attività produttive, quindi lo spopolamento, mentre le barriere fisiche e digitali impedivano di percorrere nuovi sentieri di sviluppo. Poi ci sono stati i due grandi terremoti del 2009 e 2016-2017 che hanno dato un colpo di grazia ad ampi territori delle quattro regioni del centro Italia, e infine la pandemia”. 

“Dimezzare i tempi o addio soldi Ue”: questo il titolo dell’intervista al ministro delle Infrastrutture e mobilità sostenibili Enrico Giovannini, pubblicata su Nazione, Giorno e Resto del Carlino. “L’insufficienza infrastrutturale del nostro Paese non dipende solo dai ritardi, ma anche da una carenza ormai ventennale dagli investimenti”, spiega l’esponente del governo, rimarcando che “non basta quindi semplificare e rendere più veloci le procedure, occorre anche investire molto di più”. In Italia, illustra il ministro, la lentezza nel realizzare le opere è legata a una “una serie di procedure (…) lunghe e talvolta contraddittorie, perché a causa del depauperamento del capitale umano, della mancanza di un ricambio generazionale e di nuove competenze, molte stazioni appaltanti non sono in grado di produrre progetti adeguati. Inoltre, i processi decisionali coinvolgono troppi soggetti e questo determina ulteriori rallentamenti”. 

Giovannini ha deciso di intervenire insediando “due settimane fa, insieme al ministro Brunetta, una commissione della quale fanno parte Corte dei Conti, Consiglio di Stato e Autorità anticorruzione, per studiare come cambiare il processo che determina un’opera pubblica. Parallelamente un altro gruppo nel ministero sta lavorando per re-ingegnerizzare le procedure. E anche il dibattito pubblico andrà anticipato”. Per il titolare delle Infrastrutture “dobbiamo fare presto. Se un’opera pubblica impiega dieci anni per essere realizzata e il Recovery Plan ci dà solo cinque anni perché entri in funzione, pena la perdita dei finanziamenti, è chiaro che dobbiamo intervenire in modo abbastanza radicale: non possiamo perdere l’occasione di spendere bene e rapidamente i circa 200 miliardi del Next Generation Eu”. Per Giovannini, dunque, l’obbligo di avere “opere in esercizio entro il 2026 non è solo un limite, ma anche uno stimolo importante che vogliamo e dobbiamo raccogliere”. 

Gli editoriali
Alle norme Ue da rivedere sui vaccini e al nodo dei Trattati europei è dedicata la riflessione, in prima pagina sul Messaggero, dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi. “Da quando il vaccino è chiaramente emerso come l’unico strumento per uscire dalla pandemia, la Commissione è divenuta oggetto di un crescente discredito per non essere stata in grado di garantire un numero di dosi paragonabile a quelle disponibili negli Stati Uniti”, spiega Prodi, affermando che la critica è “giustificata (…) da errori e inadempimenti”, ma che “la debolezza europea ha radici più profonde. La differenza sostanziale è che il governo americano ha potuto prendere l’immediata decisione di fornire, alle proprie imprese farmaceutiche, enormi quantità di denaro dedicate ad accelerare la ricerca e la produzione del vaccino (…) La stessa cosa è avvenuta solo in grado minimo in Europa, dove i poteri decisionali che, nel caso della sanità sono a mio parere correttamente nelle mani degli Stati membri per l’ordinaria gestione, non possono essere esercitati a livello comunitario nemmeno in situazioni assolutamente straordinarie nelle quali la dimensione nazionale si dimostra palesemente inadeguata”.

Bruxelles non ha potuto fare “quello che Washington ha fatto, in parte perché mancava dell’esperienza necessaria per trattative commerciali con queste caratteristiche ma, soprattutto, perché non aveva il potere di preparare la politica industriale capace di mobilitare i produttori europei. È già un miracolo constatare che i vaccini siano stati assegnati agli Stati membri in proporzione al numero dei loro abitanti”. Nel caso del Covid, spiega Prodi, questa “differenza abissale nella capacità decisionale è emersa con una drammatica evidenza proprio in un settore, come quello della sanità, nel quale l’attenzione dei Paesi europei è sempre stata superiore a quella degli Stati Uniti: chissà che cosa potrebbe accadere in caso si presentassero emergenze in settori nei quali siamo più deboli”. 

L’ex presidente della Commissione Ue evidenzia che “in Europa abbiamo le risorse e le capacità per vincere le sfide che la storia ci propone, ma non accettiamo di condividere le politiche per metterle in atto: il caso dei vaccini non può che ripetersi in futuro”. Per Prodi, gli ostacoli “che hanno impedito di produrre in tempo i vaccini, potranno quindi paralizzare ogni futura decisione europea. Non riformare i trattati significherebbe, tra l’altro, rimanere ancora governati dalla regola dell’unanimità, con la quale tutti sappiamo che non si può gestire nemmeno un condominio. E ci sono invece degli Stati membri che la ritengono ancora adatta per governare un intero continente”. 

La Cgil
L’apertura di Collettiva è dedicata alla campagna della Filcams Cgil nazionale sulla deregulation degli orari e delle aperture nel commercio. Nel pacchetto informativo trovano spazio anche le testimonianze di due addetti della grande distribuzione (Carrefour e Zara) sul tema del lavoro festivo e la videoscheda sul crollo del commercio certificato dai dati Istat del 2020.  

Da segnalare sono anche l’imminente firma del protocollo sulla sicurezza anti-Covid nei luoghi di lavoro e per la campagna di vaccinazioni in azienda (con commento della segretaria confederale Cgil Rossana Dettori); il pacchetto informativo sulle conseguenze nel canale di Suez dell’incidente della meganave portacontainer Ever Given; le notizie riguardanti la campagna vaccinale in Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna; l’intervista a Manuela Martignano (La Musica che Gira) sulla crisi prodotta dalla pandemia nel settore dello spettacolo; l’appello di Spi e Cgil Umbria per accelerare la ricostruzione del post-sisma 2016, la conversazione con l’editore indipendente Ottavio Navarra, il bilancio (positivo) delle vendite dei libri nel 2020-2021 realizzato dall'Ufficio studi dell'Associazione italiana editori. 

L’agenda degli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’agenda di Collettiva.