"Dopo il terremoto del 2016, gli abitanti di Norcia e della Valnerina saranno per il quinto anno consecutivo costretti a trascorrere la Pasqua fuori dalle loro case, nei container. La ricostruzione va avanti a rilento, anche se dopo gli interventi del nuovo commissario Giovanni Legnini si incomincia a intravedere una lenta ripresa. Ma serve accelerare. Il tempo non è una variabile indipendente. Perché nel frattempo, dopo 5 lunghi anni Norcia e la Valnerina si vanno spopolando". A denunciarlo, Angelo Scatena della Cgil Umbria e Mario Bravi segretario provinciale Spi Cgil di Perugia.

"E non bisogna vincere solo la sfida della ricostruzione, va sconfitto anche l'abbandono di quei territori, che rappresentano l'anima vera e autentica dell'Umbria”, aggiungono. I dati ci dicono che dal 2012 Norcia è passata dai 4.896 abitanti del 2012 ai 4.724 del 2020 con una perdita del 2,5%. La perdita di abitanti sarebbe stata più pesante e significativa se non ci fosse stato l'apporto positivo degli immigrati stranieri che passano dai 453 del 2012 ai 466 del 2020, con un aumento del 2,2%. “L'insediamento degli immigrati a Norcia ha frenato, contrariamente agli altri comuni della Valnerina, il crollo del tasso di natalità", spiegano i due sindacalisti.

Difficile e precaria è la condizione economica degli abitanti di Norcia, dove il reddito medio è pari a 17.008 euro lorde annue, il 7% in meno del reddito medio regionale e il 12% in meno del dato nazionale. “I tanti pensionati che risiedono nella città di San Benedetto percepiscono una pensione di vecchiaia media mensile pari a 948 euro, il 5% in meno rispetto alle già basse pensioni medie a livello regionale, il 13 % meno della media delle pensioni presenti sul territorio nazionale. Inoltre, ben 272 nursini percepiscono l'indennità di accompagnamento. Tutti questi dati ci fanno dire che sarebbe più che mai necessario riaprire il confronto sul futuro economico e sociale di Norcia e della Valnerina", concludono.