Secondo l’Adei, l’associazione che riunisce gli editori indipendenti, il bilancio 2020 si è chiuso in sostanziale parità rispetto all'anno precedente, con 1 miliardo e 371 milioni di euro complessivi rispetto al valore di copertina. Un risultato piuttosto confortante in un anno caratterizzato dall'emergenza sanitaria, dovuto anche al contributo della nuova legge, che introduce un tetto massimo di sconto per le novità al 5%, e una serie di inziative in favore della promozione della lettura ancor più rafforzate una volta superata la pandemia, come ribadito dal ministro della Cultura Franceschini dopo l’apertura di un tavolo di consultazione per proporre nuove misure riguardanti l’intro comparto editoriale. Ma come si organizza un editore indipendente in un periodo che rimane comunque difficile da affrontare?

Dopo Jaca Book (Milano) e Sur (Roma) il nostro viaggio prosegue al Sud, nel cuore della Sicilia, tra Marsala e Palermo, per parlare di legalità, migrazioni, questione di genere, diritti umani, ambiente, stili di vita sostenibili, storia, politica e fenomeni sociali. Di questo infatti si occupa Navarra Editore, che sin dalla sua fondazione, nel 2007, ha scelto l’impegno civile quale tratto distintivo del suo catalogo, ogni anno arricchitosi di pubblicazioni che in particolare guardano alla storia della Sicilia, che è la storia dell’Italia, attraverso le vite di persone note e di gente comune, raccontate dalla penna di scrittori già affermati o scoperti grazie alla ricerca di nuovi talenti. Ottavio Navarra è l’ideatore di questo progetto, maturato dopo aver raccolto nel tempo i frutti di una significativa esperienza politica e culturale. 

Come nasce la casa editrice?

La casa editrice nasce nel 2007, anzi per meglio dire nel 2003, dato che inizialmente l’idea era quella di proporre un giornale quotidiano free press, con sede a Marsala; da lì parti la formazione di un settore riguardante la pubblicazione dei libri, su cui abbiamo scommesso molto. Oggi la sede si trova a Palermo, e siamo concentrati su testi di vario genere, sempre di impegno civile, che rimane il tratto distintivo dell’attività che svolgiamo. Lavoriamo su varie forme di scritture, dalla saggistica alla narrativa, dal teatro ai testi di formazione, anche alle collane per bambini. Nel corso degli anni il nostro catalogo è molto cresciuto, con oltre 200 titoli pubblicati soltanto negli ultimi anni, durante i quali abbiamo ulteriormente potenziato anche l’organizzazione degli eventi culturali.

In che modo può essere raccontata attraverso un progetto editoriale una terra come quella di Sicilia, culla della nostra cultura linguistica e letteraria?

La Sicilia vive un periodo particolare, anche perché alcuni suoi problemi si sono acuiti. Certo, continuiamo ad avere un patrimonio culturale e letterario enorme, a cui aggiungerei anche una sensibilità musicale, tutte forme d’arte di cui, secondo me, stiamo vivendo un periodo anche abbastanza creativo. Quello che mi preme dire è che il nostro desiderio è raccontare storie e temi di carattere civile non per costruire una prigionia della memoria, ma per tentare di leggere parte della nostra storia, soprattutto recente, come chiave di lettura e riflessione per i nostri territori. Un argomento non soltanto valido per la Sicilia, ma per l’intera Italia. La chiave di tutto questo resta la scrittura come strumento di conoscenza, di denuncia ma anche di comprensione, di approfondimento. I margini di lavoro sono tanti, infiniti: cerchiamo di esplorarli tutti.

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Quanto è difficile oggi per un editore restare indipendente e programmare il suo lavoro?

Inutile dire che  con l’avvento pandemico di fatto è stato tutto cancellato, a parte una breve parentesi estiva. Sono state sospese tutte le relazioni, tutti i contatti che caratterizzano la nostra filiera, con pochissimi margini di manovra. Seppure sono arrivati alcuni aiuti, inevitabilmente il settore è in ginocchio, e in particolare per quanto riguarda la nostra attività di promozione culturale abbiamo spostato molto l'attenzione sulla produzione di microeventi in rete, e-shop, e-commerce, presentazioni attraverso i videoincontri. Inutile nasconderlo, si tratta di strumenti di ripiego in questa fase, ma ritengo avranno anche in futuro la loro funzione. Il fatto è che per un editore indipendente continua a essere fondamentale il rapporto diretto, fisico, con i propri lettori, che nel nostro settore si sviluppa con le fiere, i festival, le presentazioni, i reading. Questo rimane il mondo del libro, il mondo degli editori indipendenti. Ecco perché in questo momento ci troviamo davvero in grande difficoltà.

Quali progetti all’orizzonte?

Intanto dobbiamo prendere atto che il mondo della cultura è una grande risorsa per il nostro Paese. Da questo punto di vista credo sia stato un errore in questi mesi insistere sulla totale penalizzazione di musei, teatri, cinema, perché questi luoghi possono diventare occasione di sviluppo per i nostri territori anche ora. La cultura è una chiave di lettura della realtà, e proprio in questo ultimo anno ci sono molti temi che si propongono con forza, e che ci terranno compagnia nei prossimi anni. Penso non solo all’uso del digitale, ma a tutto ciò che attiene alla sfera dei diritti civili, dell’identità di genere, delle risorse sostenibili. Sono temi affascinanti che il mondo della scrittura, e della cultura in genere, ci racconteranno e analizzeranno come nella storia è sempre accaduto, interpretando alcuni segni meglio di altri.