La provincia di Sondrio anche quest’anno è l’ultima in Lombardia per valore dell’importo medio degli assegni pensionistici. È quanto emerge dal report dell’Osservatorio Inps dell’agosto scorso, rielaborato dal Centro studi Cgil e dallo Spi di Sondrio.

I dati

Nel 2025 sono state erogate 67.319 prestazioni (nella provincia i pensionati sono ben oltre un terzo dell’intera popolazione), il 67% nel settore privato, il 17% in quello pubblico e il 16% di carattere assistenziale, la cosiddetta pensione sociale.

Dal 2020 a oggi gli assegni erogati sono 1.887 in meno. L’importo medio lordo mensile degli assegni erogati in provincia per il settore privato è di 1.056,55 euro. Risulta essere ancora il dato più basso della Lombardia che mediamente è di 1.315,68 euro, ovvero 259,13 euro il 20% in meno. Tutte le altre province hanno un assegno medio superiore a Sondrio, con Milano, Monza Brianza, Lecco e Lodi che hanno un dato superiore alla media.

Il numero complessivo delle pensioni nel settore pubblico è aumentato rispetto all’anno precedente, per effetto di “quota 100”, “quota 103” e “opzione donna”, provvedimenti che in questo settore, negli scorsi anni, hanno favorito l’accesso alla pensione a un numero maggiore di persone, oltre che per l’età media alta, soprattutto a causa del lungo blocco delle assunzioni degli anni precedenti.

L’importo medio della pensione di “anzianità anticipata” in questo caso è di 2.180 euro mentre per la vecchiaia è di 2.453. Il dato medio provinciale degli importi, che tiene conto anche delle reversibilità e delle inabilità, risulta essere di 1.983,87 euro, inferiore di 115,93 euro rispetto alla media regionale e di 255,13 al dato nazionale che ammonta a 2.239 euro.

Le cause 

“Il basso valore delle pensioni in provincia – scrivono Cgil e Spi di Sondrio –, in particolare per coloro che hanno lavorato nel settore privato, è il risultato dei tanti problemi accumulati durante la vita lavorativa: salari bassi, carriere discontinue, precarietà e svariate criticità soprattutto per quanto riguarda l’occupazione femminile come ad esempio i part-time involontari e i contratti di breve durata, fenomeni caratteristici in particolare degli ultimi vent’anni con un preoccupante trend in aumento che riverbererà ulteriormente sia sulle condizioni di accesso alla pensione che sugli importi degli assegni dei prossimi anni”.

Quindi il sindacato spiega che, quando si tratta di tirare i conti per calcolare l’importo della pensione spettante, i suddetti sono nodi che giungono al pettine e che “per il futuro, se non ci saranno interventi legislativi significativi, andrà ancora peggio visto l’alto livello di precarietà provinciale, che da tempo andiamo denunciando, oltre la progressione verso il sistema totalmente contributivo che, combinato con gli altri fenomeni, causerà un calo significativo degli importi per le attuali giovani generazioni2.

A tutto questo si aggiunge il graduale spostamento dell’economia provinciale a favore del terziario: “Pur garantendo un certo reddito – scrivono -, è soggetto alla stagionalità (in particolare nel turismo), che sommato al precariato diffuso, non garantisce gli stessi redditi dell’industria con il conseguente effetto peggiorativo sul calcolo dell’assegno pensionistico. Le differenze, rispetto ai dati delle altre province, non sono dovute al diverso mix di composizione delle prestazioni, infatti anche l’assegno pensionistico lordo mensile erogato per le sole pensioni da lavoro dipendente privato, in provincia di Sondrio è il più basso della Lombardia”. 

L’introduzione dal 2024 del metodo di calcolo contributivo per chi opta per quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi), il limite minimo (4 volte il trattamento minimo € 2.413,6) per l’accesso, il massimale che in alcuni casi limita l’importo sino al raggiungimento dei requisiti di vecchiaia, l’innalzamento delle finestre (7 mesi nel privato 9 nel pubblico) hanno inciso limitando molto il numero di persone che possono accedervi e che optano per questa soluzione anticipata.

Inoltre il sindacato fa sapere che sono calate le domande di Ape sociale , lavoratori precoci e opzione donna perché le limitazioni entrate a regime e le limitazioni legate al calcolo contributivo, oltre a ridurre la platea fanno dissuadere parte di chi ne ha diritto rimandando il pensionamento.

“Di fatto il Governo con pochi provvedimenti, ma peggiorativi, inibendole o rendendole sempre meno appetibili, per non dire insostenibili, ha disinnescato le alternative di uscita in anticipo innalzando come conseguenza l’età media di accesso alla pensione”.

Lordo e netto 

Sandro Bertini, segretario generale Spi Sondrio, evidenzia che la difesa del potere di acquisto si ottiene con la pensione netta: “Gli elaborati del centro studi parlano di assegni lordi; abbiamo calcolato che una pensione di €1.300 lordi (16.900 lordi annui) nel 2022, per effetto della perequazione nel 2024 è salita a € 1.481 (€19.255 annui) e a seguito dell’aumento degli importi sulla stessa pensione vi è un prelievo Irpef superiore di €708 rispetto a quello di due anni prima”.

“La mancata restituzione del fiscal drag di fatto incrementa le entrate dello stato a spese di lavoratori dipendenti e pensionati. Ricordiamo inoltre – aggiunge – che i pensionati sono ulteriormente penalizzati rispetto ai lavoratori dipendenti perché pagano un’imposizione maggiore”.

Le richieste 

Bertini ricorda che “la situazione provinciale giustifica ulteriormente la prossima mobilitazione indetta dalla Cgil con manifestazione nazionale a Roma per il 25 ottobre dove chiediamo con forza che nella prossima legge di Bilancio 2026 una serie di priorità. Tra queste, stop al riarmo; investimenti su sanità, istruzione, non autosufficienza, politiche abitative e sociali, prendere i soldi da grandi ricchezze ed evasione fiscale; stop a flat tax e condoni; restituire a lavoratori e pensionati il drenaggio fiscale già subito e neutralizzare quello futuro”.

“Inoltre chiediamo di rinnovare i contratti nazionali pubblici e privati, con detassazione degli incrementi salariali; contrastare precarietà e lavoro povero; introduzione di salario minimo e legge sulla rappresentanza. Quindi la piena rivalutazione delle pensioni con estensione della quattordicesima, superamento della legge Fornero, introduzione di una pensione di garanzia per giovani e precari”.

Il sindacato sottolinea poi l’importanza che la legge di Bilancio porti con sè “politiche industriali per contrastare le delocalizzazioni, creare nuovo lavoro, realizzare la transizione energetica, ambientale e tecnologica; dar seguito a una vera strategia di sviluppo per il Mezzogiorno”. Infine, tra le priorità anche la tutela della salute e la sicurezza sul lavoro e il cambio del sistema degli appalti: “Invitiamo quindi – conclude Bertini – a un’ampia partecipazione nell’interesse di un riscatto e un miglioramento delle condizioni collettivo”.