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“La questione fiscale è per noi centrale”. Lo ha affermato Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, durante la conferenza stampa di presentazione della piattaforma della manifestazione del 25 ottobre, all’insegna della parola d’ordine “Democrazia al lavoro”.
Se per la Cgil tasse e fisco sono centrali nella formulazione prevista dalla Costituzione, così non pare essere per chi ci governa. Proprio in queste ore il Governo Meloni sta “scrivendo” la sua quarta legge di bilancio, la seconda definita dalla cornice determinata dal Piano strutturale di bilancio presentato lo scorso anno e valido fino al 2031, così come impone un accordo europeo sottoscritto da Meloni stessa. Ministro e viceministro dell’Economia e vari dirigenti del centrodestra non fanno altro che affermare tagli di tasse, condoni, flat tax e chi più ne ha più ne metta. Ma la realtà è assai diversa da come viene raccontata.
Drenaggio fiscale
Non solo la pressione fiscale nel giro di questi tre anni è aumentata, non solo a pagare sono quasi esclusivamente lavoratori e lavoratrici dipendenti, pensionate e pensionati, non solo salari e pensioni non sono aumentati allo stesso ritmo dei prezzi, ma a causa dell’inflazione a due cifre e di una imposta progressiva non perfettamente indicizzata alla variazione dei prezzi si è innescato un paradosso: un aumento del prelievo fiscale che non corrisponde ad un rispettivo aumento della capacità contributiva di lavoratori e pensionati.
Tanti soldi per lo Stato
Sono circa 25 i miliardi che a causa di questo meccanismo perverso sono andati a rimpinguare le casse dello Stato nel triennio 2022-2024. Si dirà che magari lavoratori e pensionati hanno ricevuto aumenti contrattuali, vero per alcuni ma falso per altri. In ogni caso il drenaggio fiscale è stato più alto rispetto all’incremento salariale. Non solo, anche quei lavoratori e lavoratrici che non hanno ricevuto aumenti hanno subito il drenaggio fiscale. La Cgil ha pubblicato uno studio riportando alcuni esempi concreti.
Quanto pagano i lavoratori e le lavoratrici
Un lavoratore che ha beneficiato di aumenti contrattuali passando da 27.794 euro annui lordi del 2022 a 30.993 euro del 2024 (+11,5%) ha subito un drenaggio fiscale di 1.382 euro. Un dipendente che, purtroppo, non ha avuto alcun aggiornamento della busta paga guadagnando 27.432 annui lordi nel 2022 così come nel 2024, ha registrato un fiscal drag di 1.032 auro. Ai pensionati e alle pensionate non va meglio. Uno di loro che nel 2022 riceveva un assegno annuo lordo di 16.900 euro e che grazie alle battaglie del sindacato lo ha visto perequato arrivando a 19.255 annui lordi nel 2024 ha versato per drenaggio fiscale ben 708 euro.
“Abbasseremo le tasse”
Lo slogan del centrodestra per la legge di bilancio prossima ventura è che sarà a favore del ceto medio, ma come? “Abbasseremo la seconda aliquota dell’Irpef portandola dal 35 al 33%”. Peccato che per i colpiti dal fiscal drag non porterà alcun beneficio. Ancora lo studio della Cgil illustra come per il “70% di lavoratori e lavoratrici che non arrivano a 28 mila euro, questa rimodulazione dell’Irpef non produrrebbe alcun beneficio annuo e per i redditi pari a 30 mila sarebbe di appena tre euro al mese”.
Manca l’equità fiscale
Si sa, e lo abbiamo anche noi ricordato, a produrre oltre l’80% del gettito dell’Irpef sono lavoratori dipendenti e pensionati. Ma quel che più “brucia e fa scandalo” è che a parità di “guadagno” la tassa che pagano dipendenti e pensionati è più alta di quel che pagano altri contribuenti. Qualche esempio? Con un reddito di 35.000 euro lordi un lavoratore dipendente paga 6.898 euro di imposte, un pensionato 8.413 euro, un autonomo in flat tax 4.095 euro, una rendita finanziaria 4.375 euro. Ancora, un professionista con 85.000 euro lordi in Flat tax versa 7.000 euro di imposte, con Irpef ordinaria più del doppio, 19.000 euro.
Quanto lavoratori e lavoratrici versano all’erario è non solo aumentato negli anni ma proporzionalmente di più di quanto versano autonomi, liberi professionisti e rendite finanziarie. Ma per di più tutte queste risorse non tornano loro attraverso welfare e servizi così come la Costituzione imporrebbe. E per di più Meloni, fida scudiera di Trump, ne verserebbe volentieri parte consistente ad armi e sistemi di cosiddetta “sicurezza”. E come si farà a ridurre le liste di attesa e a estendere il tempo pieno nelle scuole? Solo per fare qualche esempio.
Le richieste della Cgil
Venerdì 10 ottobre il governo ha convocato i sindacati, il tema sarà – appunto – la prossima legge di bilancio. La Cgil ha pronte le richieste da portare quel giorno all’attenzione di ministri e presidente del Consiglio. Richieste che saranno anche nella piattaforma della manifestazione del 25 ottobre. La priorità e richiesta fondamentale è quella di tornare ad un sistema fiscale così come previsto dalla Costituzione: progressivo e coerente con la capacità contributiva. Ci vorrà tempo, nel frattempo le richieste sono: la restituzione drenaggio fiscale 2022–2024; la neutralizzazione del futuro drenaggio fiscale, con indicizzazione all’inflazione di Irpef, Isee ed esenzioni; il rinnovo dei contratti e la detassazione degli aumenti contrattuali; la piena perequazione delle pensioni e il rafforzamento ed estensione della quattordicesima.
I soldi ci sono, basta volerli trovare
Innanzitutto, bisogna mettere fine a flat tax, condoni, sanatorie e concordati. E poi da Corso d’Italia si chiede un prelievo progressivo su extraprofitti, rendite e grandi ricchezze. Come? La richiesta è precisa: che i circa 500 mila contribuenti con una ricchezza di almeno 2 milioni, sono l’1%, paghino un contributo di solidarietà pari all’1,3%, il gettito addizionale sarebbe così di 26 miliardi di euro da destinarsi a sanità, istruzione, non autosufficienza, politiche abitative, politiche sociali e trasporto pubblico. Non è difficile, basta volerlo. E per ricordare al governo come trovare i soldi e cosa farne, l’appuntamento è a Roma in Piazza San Giovanni sabato 25 ottobre.