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La nuova classifica de Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita "fotografa un territorio che fortunatamente cresce su molti fronti, ma lascia scoperte aree decisive per il benessere reale delle persone”. La Cgil Bergamo sollecita così “scelte coraggiose e non più rinviabili, mettendole al centro dello sciopero generale del 12 ottobre”. Bergamo risulta al 5° posto nella classifica, ma solamente lo scorso anno si era posizionata prima.
Sanità: il problema resta la medicina di territorio
Per Orazio Amboni, responsabile welfare della Cgil Bergamo, “il punteggio della sezione Salute conferma ciò che denunciamo da tempo: la sanità territoriale è in grande sofferenza. Migliaia di bergamaschi sono ancora senza medico di base”. Amboni sottolinea come i buoni risultati sulla mobilità passiva, pochi ricoveri fuori regione, “siano l’altra faccia della medaglia: l’investimento massiccio sugli ospedali ha sì aumentato l’attrattività, ma ha anche sottratto personale alla medicina generale, alle case di comunità, alla prevenzione e alle Rsa, oggi in una situazione critica”.
Lavoro, redditi e casa: le disuguaglianze crescono
Sul versante socio-economico, Bergamo conquista il primo posto per tasso di occupazione giovanile, ma – avverte Paola Redondi, responsabile Mercato del lavoro del sindacato bergamasco – “non basta avere un lavoro per non essere poveri. Lo dice la nostra posizione crollata nella classifica delle disuguaglianze di reddito e lo conferma la difficoltà crescente ad accedere alla casa”.
Bergamo perde terreno sia sulla disuguaglianza (106° posto) sia sulle mensilità necessarie per acquistare un’abitazione (82° posto, contro il 53° dell’anno scorso). Secondo Redondi, il combinato disposto di bassi salari reali, costi della vita in crescita e fragilità familiari “colpisce soprattutto chi ha un solo percettore di reddito, chi ha livelli di istruzione più bassi e molte famiglie migranti”.
Istruzione e competenze: segnali preoccupanti
Alla base delle disuguaglianze future c’è il dato sull’istruzione: Bergamo si colloca tra il 75° e l’85° posto per uscita precoce dalla scuola, numero di diplomati e anni di studio medi. Preoccupa anche la partecipazione alla formazione continua, dove la nostra provincia scivola al 91° posto. “Gli investimenti del Fondo nuove competenze e la riforma Gol hanno ampliato l’offerta – spiega Redondi – ma la partecipazione degli adulti rimane troppo bassa rispetto agli obiettivi europei”.






















