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Sulla leva militare il governo sta pensando a “un modello italiano”, per rafforzare la “necessità” di maggiore sicurezza nazionale. Queste le parole del ministro della Difesa, Guido Crosetto, pronunciate negli ultimi giorni. In Parlamento ci sono molte proposte, che vanno dalla leva obbligatoria di sei mesi (proposta della Lega) al ritorno del servizio militare volontario. Una cosa è certa: continua il processo di militarizzazione sociale voluto dall’esecutivo di Giorgia Meloni, portato avanti dal dicastero della Difesa con l’appoggio e complicità di tutta la maggioranza.
Proprio Crosetto aveva annunciato l'idea di reintrodurlo in Italia. Tra Camera e Senato sono, al momento, due le ipotesi di legge principali che puntano dritto al ripristino dell'obbligo di servizio militare: norme che vogliono riscrivere la legge Martino, dal 1° gennaio 2005 ha sospeso il servizio di leva obbligatorio in Italia.
Come evidente, si tornerebbe indietro di vent'anni. Un pensiero folle e antistorico che ha visto subito una vasta opposizione, trasversale in tutto il Paese, tra cui la Cgil in prima linea.
Torelli, Cgil: forte preoccupazione per parole Crosetto
Le dichiarazioni rese dal ministro Crosetto in merito alla necessità di rafforzare ulteriormente, nel prossimo futuro, gli strumenti a tutela della sicurezza nazionale “destano in noi forte preoccupazione”. Così commenta Gianluca Torelli, responsabile Politiche giovanili della Cgil Nazionale. “Ci spaventa un clima che emerge dalle affermazioni di questo governo – spiega -: una certa passione per le armi, per la guerra, per un’impostazione che, dal dl sicurezza alla decisione di investire miliardi di euro nel riarmo, sembra aver dimenticato ciò che è scritto nella nostra Costituzione: che l’Italia ripudia la guerra”.
“Vorremmo che si partisse da qui – prosegue Torelli -: il nostro è un popolo che non vuole la guerra, che desidera la pace. Gli sforzi del governo dovrebbero essere tesi in quella direzione. Lo diciamo con la consapevolezza che la pace non viene da sé, ma va costruita. E perciò vorremmo che tutto l’impegno che il governo mette sul riarmo fosse invece investito nella cooperazione internazionale, nella mitigazione dei cambiamenti climatici, nello sforzo diplomatico, nella costruzione di una pace giusta e duratura”.
Un relitto del passato
Il servizio militare di leva “è un relitto, che appartiene a un passato che va consegnato ai libri di storia, un passato nel quale migliaia di giovani italiani venivano mandati al massacro sui campi di battaglia: quel passato non deve tornare mai più. I giovani che vivono in Italia meritano altro: diritto allo studio, lavoro di qualità, una vita dignitosa. Se il governo ha delle risorse da investire sui giovani, lasci stare la leva e li metta sul lavoro, sulla sanità e sulla scuola”.
Torelli dunque aggiunge: “Queste dichiarazioni tradiscono il disegno perseguito su più fronti di una progressiva militarizzazione che traspare anche dalle proposte - cui ci opponiamo strenuamente - di modifica alla disciplina del corpo dei Vigili del Fuoco”.
Giulianella, Fp Vigili del Fuoco: progressiva militarizzazione della società
Le parole di Crosetto “appaiono in linea con un più ampio processo di progressiva militarizzazione della società che rischia di investire anche il corpo nazionale dei Vigili del Fuoco", a dichiararlo è Mauro Giulianella, Coordinatore nazionale della Fp Cgil Vigili del Fuoco.
In questo quadro "si inserisce anche la proposta del governo — avanzata dal Sottosegretario con delega ai Vigili del Fuoco, onorevole Emanuele Prisco, dipendente del corpo — di modificare, senza motivazioni fondate, il decreto che definisce funzioni e compiti del corpo. In particolare, desta grande allarme l’intenzione di introdurre all’articolo 6, comma 2, del d.lgs 139 del 2006 la disposizione secondo cui 'al medesimo personale che espleta compiti operativi sono attribuite le funzioni di agente di pubblica sicurezza'”.
Una modifica di questo genere, prosegue Giulianella,“segnerebbe un pericoloso ritorno al passato, snaturando la missione civile dei Vigili del Fuoco e aprendo alla possibilità di impiegare il personale in attività tipiche della pubblica sicurezza: dalla gestione coercitiva delle manifestazioni fino ad azioni di natura repressiva al fianco delle forze dell’ordine e dei reparti militari. Un impiego che nulla ha a che vedere con il soccorso tecnico urgente e con la cultura di servizio che ha sempre contraddistinto il corpo”.
Non snaturare i Vigili del fuoco portatori di pace
I Vigili del Fuoco sono da sempre portatori di sostegno, aiuto e pace: “Nel 2024 la nostra associazione nazionale ha rinnovato l’accordo con l’Unicef, riaffermando l’impegno a favore dei soggetti più fragili, in particolare dei bambini. Dopo una vita trascorsa al servizio della collettività, oggi che non siamo più in servizio attivo sentiamo ancora più forte il dovere morale di difendere la natura civile, umanitaria e imparziale del corpo nazionale”.
“Ribadiamo con fermezza – quindi - che la tutela della sicurezza non può passare per la trasformazione dei Vigili del Fuoco in un corpo con funzioni di ordine pubblico. Il soccorso non si militarizza: si sostiene, si valorizza e si protegge”.






















