Siamo alle solite, grandi promesse, grandi annunci ma la sostanza è nulla. Anzi va peggio dello scorso anno. Le risorse aggiuntive annunciate da Meloni per la sanità pubblica in realtà non ci sono e quelle destinate al Fondo sanitario nazionale sono talmente poche che scenderanno sotto la soglia del 6% sul Pil. È bene ricordare che l’Organizzazione mondiale della sanità certifica che con finanziamenti sotto il 6,5% del Pil è a rischio la salute pubblica.

Numeri e percentuali

Di soldi nuovi stanziati con la manovra per il Fondo sanitario nazionale ci sono solo 2,4 miliardi, peccato che non bastino nemmeno a recuperare le spese dovute all’inflazione accumulata e non diano risposte ai bisogni delle persone. Ma la cosa più grave, appunto, è che la quota di ricchezza del Paese destinata quest’anno alla sanità rappresenta solo il 6% del Pil: il valore più basso degli ultimi decenni e, viste le previsioni di spesa per il prossimo triennio contenute nella legge di bilancio, nel 2028 si scenderà sotto la soglia del 6%.

Davvero una specie di “truffa” nei confronti dei cittadini e delle cittadine. Che però se ne accorgono, visto che, nel 2024, quelli che hanno potuto  hanno speso di tasca propria oltre 41 miliardi di euro per curarsi, mentre 5,8 milioni di persone hanno rinunciato . Con il rischio che l’eccellenza del sistema sanitario nazionale si perda. Certo è che l’universalità delle prestazioni è messa da tempo seriamente in discussione e proprio la sanità pubblica rischia di essere lo strumento che acuisce le diseguaglianze invece che ridurle.

Contratti e assunzioni: troppo poco

Non solo contratti in attesa di rinnovo per i quali il governo continua a stanziare risorse insufficienti: in manovra nulla per l’assunzione di personale. Solo tra infermieri, Oss e altre figure professionali serve assumere 35 mila persone per non far naufragare definitivamente il Ssn, e a questi vanno aggiunti i medici. Ebbene, nella legge di bilancio si prevede l’assunzione di soli 1.500 dirigenti sanitari e 5 mila professionisti non dirigenti: 7 volte in meno del necessario.

La lettera al ministro

L’Intersindacale dirigenti medici, veterinari e sanitari ha scritto al ministro Schillaci per chiedere di sanare la sperequazione nel finanziamento delle indennità di specificità per Dirigenti sanitari e per l'immediata esigibilità delle risorse a regime da gennaio 2026. Si legge nella lettera: “Ricorderà che sin dalla Finanziaria 2025 le abbiamo più volte segnalato che, a fronte di un finanziamento a regime dal 2026 per medici e veterinari di 327 milioni di euro, che chiediamo venga reso disponibile dal governo per il ccnl 2022-2024 in corso di trattativa come contemplato dall'art. 1 commi 350-351 legge di bilancio 2025, manca ancora quello per i dirigenti sanitari ingiustificatamente dimenticati da questo governo”.

Territorio, questo sconosciuto

Che fine ha fatto “La salute a casa propria”? Che fine hanno fatto case e ospedali di comunità? Non solo sono diminuiti di numero a causa delle diverse revisioni del Pnrr di cui, peraltro, Meloni si fa vanto, ma la realizzazione di quelle rimaste è in fortissimo ritardo e visti i tempi, il rischio e che non si arrivi a meta è alto. Ma esiste un problema in più: se non si assume personale le strutture che saranno realizzate rimarranno vuote e inattive? O forse verranno cedute a privati per farle funzionare? Ed ecco qui la privatizzazione della salute in salsa meloniana.

Un’alternativa esiste

Da tempo la Cgil chiede che il Fondo sanitario nazionale venga portato stabilmente al 7,5% del Pil. Per quanto riguarda il personale serve il superamento definitivo dei tetti di spesa alle assunzioni, promesso da Meloni ma di cui non vi è traccia in nessun testo. Ovviamente è necessario lanciare un piano straordinario pluriennale di assunzioni per completare gli organici superando la precarietà e il forte turnover nel settore.

Investire nei servizi territoriali

La cura deve arrivare a chi sta male superando il sistema “ospedalocentrico”, per liberare i pronto soccorso, ridurre le liste di attesa e superare le diseguaglianze territoriali. Come fare? Con un forte investimento nelle strutture e nel personale dei servizi territoriali. Così come è necessario rilanciare Consultori rispettando la legge e prevedendone uno ogni 20 mila abitanti su tutto il territorio nazionale. Oggi ne esistono uno ogni 32-35 mila, ma con grandi differenze territoriali. E vanno rilanciati anche i Dipartimenti di salute mentale per assicurare un Ssn vicino alle persone più fragili.