Il 2025 sarà il secondo anno più caldo di sempre, a pari merito con il 2023, che oggi è al secondo posto, e dietro al 2024, in testa alla classifica. A rivelarlo i nuovi dati del sistema europeo di monitoraggio del clima, Copernicus climate change service, che precisano: novembre è stato il terzo più caldo a livello globale, praticamente a pari merito con il novembre del 2023, che aveva registrato 0,2 gradi in più, e quello del 2024, 0,08 gradi in più.

Eventi estremi

Si sono registrate temperature molto superiori alla media in Canada settentrionale e nell’Oceano Artico, ed è stato anche un mese caratterizzato da una serie di eventi meteorologici estremi. Le piogge monsoniche e le tempeste tropicali che hanno colpito il Sud-Est asiatico nelle scorse settimane hanno provocato un'ondata di alluvioni e frane tra le più gravi degli ultimi anni, acuite dagli effetti del cambiamento climatico.

Secondo stime ufficiali e di agenzie umanitarie, oltre 1.800 persone sono morte in Indonesia, che registra il bilancio più pesante, in Sri Lanka, Thailandia e Malaysia, 800 i dispersi, mentre milioni di sfollati affrontano carenza di cibo, acqua potabile e servizi sanitari.

Novembre nero

“A novembre, le temperature globali erano di 1,54 gradi centigradi superiori ai livelli preindustriali (calcolata prendendo come riferimento la media degli anni tra il 1850 e il 1900, ndr) e la media triennale 2023-2025 è sulla buona strada per superare per la prima volta gli 1,5 gradi centigradi”, afferma Samantha Burgess, responsabile strategico per il clima e vicedirettrice di Copernicus: “Questi traguardi non sono astratti, riflettono il ritmo accelerato del cambiamento climatico. L’unico modo per mitigare il futuro aumento delle temperature è ridurre rapidamente le emissioni di gas serra”.

L’ultimo mese è stato particolarmente caldo in Europa dell’Est, Turchia, Russia e nell’Artico. L’Italia, specialmente quella del Nord, ha invece vissuto un novembre fresco, insieme al Sud della Germania e alla Scandinavia, nel nostro Paese in autunno ha piovuto meno della media.

Secondo il set di dati Era5 di Copernicus, sebbene nel 2025 la temperatura media globale potrebbe non superare la fatidica soglia di 1,5 gradi centigradi, è probabile che questo sforamento si registri per la prima volta in media nell’ultimo triennio. L’estensione del ghiaccio al Polo Nord è attualmente inferiore del 12 per cento rispetto alla media: il secondo valore più basso di sempre. In Antartide è invece a meno 7 per cento, la quarta percentuale più bassa.

Danilo Balducci/Sintesi
Danilo Balducci/Sintesi
Danilo Balducci/Sintesi (Danilo Balducci/Sintesi)

Focus Italia

E da noi? Anche in Italia l’anno che sta per chiudersi è stato tra i più caldi mai registrati, tra i cinque più caldi dal 1800 (fonte Ispra e Cnr), segnato da eventi meteorologici straordinari: il terzo gennaio più caldo di sempre, 36 eventi estremi in tre giorni di febbraio, tra nubifragi, tornado e grandine grossa, registrati lungo le fasce litoranee italiane, 107 eventi meteo estremi a marzo, piogge e alluvioni ad aprile, lo zero termico a quote eccezionali di giugno (valori oltre i 4500-4800 metri, con punte prossime ai 5 mila metri), l’allerta rossa per caldo in 18 città a luglio.

Un deal sempre meno green

Nonostante le evidenze, i dati e le rilevazioni che dimostrano che si deve accelerare nella strada della decarbonizzazione e dell’abbattimento della Co2 per salvare il Pianeta, l’Europa sta procedendo in direzione opposta.

Proprio l’altro giorno Parlamento e Consiglio Ue hanno concordato la versione definitiva del pacchetto Omnibus I, varato dalla precedente Commissione: è stato rivisto un altro pezzo delle normative climatiche, ridimensionata la direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità delle imprese, liberando dall’obbligo di conformità oltre l’80 per cento delle società che sarebbero state soggette, riformati e allentati anche i requisiti ambientali, sociali e di governance. Un accordo che è stato salutato come storico, ma che è un compromesso al ribasso nel percorso della sostenibilità.

Mentre la finalità dichiarata è far risparmiare le imprese mantenendo inalterati gli obiettivi legati all’ambiente e facendo in modo che per le aziende sia più semplice rispettarli, in verità i provvedimenti rischiano di demolire decenni di protezione della natura, con effetti immediati su aria, acqua, ecosistemi e salute pubblica.